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2. "Apparizioni" e angoscianti profezie: alle origini del problema
di Marco Corvaglia
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Che cosa sono le profezie apocalittiche tipicamente trasmesse dalle "apparizioni" mariane moderne? Quanto sono credibili?
Come ben evidenziato dal professor Mario Polia, docente di Antropologia Culturale presso la Pontificia Università Gregoriana, nel suo libro, scritto con Gianluca Marletta, Apocalissi. La fine dei tempi nelle religioni (Sugarco, 2008), secondo molte religioni antiche la decadenza spirituale dell’umanità è destinata a determinare una sequenza costituita da catastrofi naturali-intervento divino-instaurazione di un Mondo Nuovo.
Nella maggior parte delle religioni, la sequenza ha natura ciclica (in sostanza, anche il mondo rinnovato è destinato a degenerare e poi tornare, in maniera ricorrente). Essa risulta invece lineare e non ripetitiva nell'ebraismo post-esilico (i testi apocalittici giudaici più antichi risalgono al V-IV secolo a. C. [cfr. P. Stefani, L'Apocalisse, il Mulino, 2008, p. 21]), nel cristianesimo e nell'islamismo (oltre che nello zoroastrismo iranico).
Secondo le Scritture cristiane, alla "fine dei tempi", dopo l'arrivo dell'Anticristo, lo scatenamento delle forze sataniche (rappresentate, nell'Apocalisse di Giovanni, dalla "bestia" e dal "drago") e la grande tribolazione dei cristiani, ci sarà la sconfitta definitiva del Male.
Sono poi attesi la parusìa (cioè il ritorno di Gesù sulla terra), il Giudizio universale, la resurrezione dei morti e l'instaurazione del Regno di Dio.
Come segni precursori della fine dei tempi vengono indicate alcune catastrofi (“sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni”, “vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze” [Luca 21, 9-11]).
Ebbene, se consideriamo le "apparizioni" mariane degli ultimi secoli, esse sono spesso caratterizzate, per l'appunto, da profezie relative a catastrofi naturali e politiche, in funzione di castighi divini per l’umanità peccatrice.
Ecco perché, “considerando le apparizioni da Rue du Bac (1830) ad oggi, alcuni autori hanno voluto vedervi altrettanti avvertimenti di una fine dei tempi”, come nota lo scrittore cattolico Yves Chiron [Enquête sur les apparitions de la Vierge, Perrin, 2007, pp. 175-176].
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Le paure, anche fondate, fanno da sempre parte della vita degli esseri umani e hanno certamente favorito la diffusione di attese apocalittiche nel corso dei secoli.
Tuttavia, tali attese pongono diversi problemi logici.
Nel libro dell'Apocalisse (risalente alla fine del I secolo d. C.), che fa parte del Nuovo Testamento, è scritto che "il tempo [della Fine] è vicino" [Ap 1, 3] e nei Vangeli si legge che "non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute" [Mc 13, 30].
A conferma di ciò, già Paolo, nella Prima lettera ai Tessalonicesi (probabilmente il più antico scritto del Nuovo Testamento), affrontando il tema del destino che attenderebbe, al momento del ritorno di Cristo, i cristiani già defunti e quelli viventi, scrive chiaramente: "Noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria..." [1 Tessalonicesi 4, 15-17].
Sant'Agostino, il cui influsso nel pensiero cattolico è stato enorme, nel V secolo, nella Città di Dio, volle allora
spiritualizzare il senso delle profezie apocalittiche. Avvaliamoci dell'efficace sintesi del medievista francese Jean Flori:
Secondo Agostino, seguito dalla maggior parte dei commentatori successivi, quasi tutti i simboli delle profezie indicano la Chiesa e la sua attuale missione. Così, quando Gesù profetizza il proprio ritorno, farebbe allusione alla propria presenza nella Chiesa. [...]
La bestia dell'Apocalisse rappresenta, per lui [...] i falsi cristiani. [...]
In breve, la maggior parte degli elementi apocalittici che fino a quel momento si riteneva avrebbero dovuto realizzarsi nel futuro, prima della Fine dei tempi, è per Agostino già realizzata nel passato e nel presente della Chiesa.
[Jean Flori, La fine del mondo nel Medioevo, il Mulino, 2010, pp. 60-63]
L'attesa apocalittica riprese però ben presto vigore tra i cristiani. In particolare (e con questo ci avviciniamo a un momento storico decisivo per il discorso che ci interessa), il prof. Jean Delumeau, insigne storico delle mentalità religiose dell'Occidente moderno, evidenzia che "gli storici sono unanimi nel ritenere che a partire dal XIV secolo si produssero in Europa una recrudescenza e una più larga diffusione della paura della fine dei tempi" e individua come "periodo di angoscia più profonda" quello che va "dal 1348 al 1660" [J. Delumeau, La paura in Occidente. Storia della paura nell'età moderna, il Saggiatore, 2018, pp. 259-261]: una fase storica particolarmente caratterizzata da epidemie, guerre e feroci conflitti religiosi.
Ebbene, nessuno sembra aver finora messo in evidenza che proprio in quel periodo, come stiamo per vedere, c'è stata una prima ondata di apparizioni mariane apocalittiche.
La pubblicazione, tra il 1993 e il 2020, di diversi repertori di "apparizioni" ha fornito agli studiosi degli strumenti che mancavano. Avvalendosi dei dati forniti da questi dizionari enciclopedici, già citati nell’appendice alla prima parte del presente studio (Apparizioni, alberi e rocce), è possibile stilare un interessante elenco relativo a questa prima ondata.
Considereremo apparizioni "apocalittiche" quelle in cui un flagello in corso o incombente (perlopiù pestilenza, carestia o guerra) viene presentato come un castigo legato ai peccati degli uomini. Talvolta il collegamento con i peccati è implicito: per allontanare il flagello, la Madonna invita alla penitenza (si sono invece esclusi i casi in cui ai fedeli vengono "semplicemente" richieste delle preghiere, una processione o la costruzione di una cappella: se si aggiungessero anche questi casi, l'elenco si allungherebbe, ma il quadro complessivo, comunque, non muterebbe).
Una delle prime "apparizioni" attestate in cui delle catastrofi vengono espressamente presentate come castighi per i peccatori si trova nel 1399, a Rezzato, in Lombardia: "Il mio Figlio divino [...] è adirato per il male che regna nel mondo e ha deciso di punirlo con dei terribili flagelli" [J. Bouflet, Dictionnaire des apparitions de la Vierge Marie, Cerf, 2020, p. 679].
Ne sono poi attestate altre ventisei:
1426: Monte Berico [Gamba]
1428: Abano Terme [Bouflet]
1449: Cubas de la Sagra [Bouflet, Gamba, Laurentin]
1476: Niklashausen (il "veggente" sarà bruciato sul rogo come eretico) [Ambrogi, Bouflet]
1491: Trois-Épis [Bouflet, Gamba, Hierzenberger, Laurentin]
1492: Gallivaggio [Gamba]
1505: San Polo di Tarano [Bouflet]
1508: Chioggia [Bouflet, Gamba, Laurentin]
1510: Motta di Livenza [Bouflet, Gamba]
1510: Costa di Marsure [Gamba]
1511: Castelleone [Gamba]
1519: Adro [Gamba, Laurentin]
1521: Cussanio [Bouflet]
1527: Bovegno [Bouflet, Gamba]
1527: Casalbordino [Gamba]
1529: Napoli [Gamba]
1529: Thiène [Gamba]
1535: Moratalla [Bouflet]
1536: San Bernardo [Gamba]
1580: Ziteil [Ambrogi, Gamba, Hirzenberger]
1588: Médous [Ambrogi, Gamba, Laurentin]
1618: Sant Aniol [Gamba, Laurentin]
1630: Gandòs di Galleno [Bouflet, Gamba, Laurentin]
1634: Quito [Hierzenberger]
1640: Cast (o Quéménéven) [Bouflet, Laurentin],
1655: Pieve di Rosa [Gamba]
In seguito, le "apparizioni" apocalittiche diventano del tutto sporadiche (ne risultano attestate solo due: São Salvador do Congo, nella colonia portoghese di Angola, nel 1702, e Avigliano, nel 1719 [Bouflet]), fino alla nuova ondata cominciata all'inizio dell'Ottocento e tuttora in pieno svolgimento.
È interessante notare che a cavallo tra 1500 e 1600 la Chiesa passa ad una vera e propria azione di contrasto intellettuale nei confronti delle pressanti attese apocalittiche, quelle che vanno tanto di moda oggi. Si tratta di una reazione alla Riforma protestante:
Proprio in relazione al fatto che la propaganda protestante non cessava di designare il papa come l'Anticristo e la Chiesa romana come la "bestia" dell'Apocalisse, la risposta dell'avversario non poteva che gettare il dubbio su tali affermazioni troppo perentorie, anzi volgere in ridicolo un catastrofismo permanente che veda in ogni prodigio un segno precorritore della fine del mondo. Il predicatore cattolico Georges Wizel [...] diede il tono della replica già nel 1536: "Il vento del Nord strappa i tetti di una città; è forse la prova che il Signore discende dal cielo e viene a giudicarci? [...] La terra ha tremato, è scoppiato un fulmine, una nube assai densa è scesa sulla città; ma è forse raro che si producano fatti del genere?"
[Delumeau, La paura in Occidente, cit., pp. 301-302]
Scriveva inoltre Wizel nel 1536:
Lutero ha creduto che, gettando lo spavento nelle anime, le avrebbe attirate più facilmente alla sua nuova dottrina, ed è per questo che ha tanto parlato del Giudizio universale e dell'avvento dell'Anticristo.
[Ivi, p. 283]
Un biblista come Piero Stefani, professore presso l’Istituto di Studi ecumenici di Venezia, nota, anche lui, che la Riforma protestante aveva, tra le sue massime preoccupazioni, quella "di propugnare l’identificazione della bestia con il papato", e aggiunge:
Anche come reazione a questo orientamento si sono sviluppati in ambito cattolico, commentari come quelli del gesuita spagnolo Ribeira (1591) e della sua scuola, stando ai quali l’Apocalisse si riferisce solo agli avvenimenti relativi all’inizio della Chiesa e a quelli della fine dei tempi, mentre si tace completamente sui tempi storici intermedi. […]
Un’altra linea interpretativa ritiene invece che la Rivelazione di Giovanni si riferisca al conflitto sostenuto dalla Chiesa nascente prima contro i giudei e poi contro i pagani. L’esempio più autorevole di questa linea è la Vestigatio sensus Apocalypsis (Anversa 1614), del gesuita spagnolo Luis de Alcazar, che esercitò un importante influsso sui commenti scritti da due grandi figure: il giurista e teologo riformato olandese Hugo Grozio (1644) e il vescovo di Meaux Jacques-Bénigne Bossuet (1689).
[Piero Stefani, L'Apocalisse, il Mulino, 2008, pp. 90-91]
Come si vede, si tratta di interpretazioni parzialmente ispirate a quelle che erano state avanzate da Agostino nel V secolo (e poi rilanciate da Tommaso d'Aquino nel XIII [cfr. Flori, La fine del mondo nel Medioevo, cit., p. 144]).
Ma come mai l’apocalitticismo, pressoché scomparso a partire dalla metà del 1600, torna poi prepotentemente nelle apparizioni ottocentesche, permanendo vitale fino a oggi?
Ed è vero che, come tutti ripetono, la svolta apocalittica ottocentesca è nata con le apparizioni di Rue du Bac?
Questa è una semplificazione della realtà, che non tiene conto di alcuni elementi gravemente problematici, come vedremo.
Continua nella parte 3: L'origine dei "segreti" nelle apparizioni risale allo stravagante Thomas Martin?
Marco Corvaglia
Pagina pubblicata il 18 luglio 2022
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