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Le irrilevanti profezie di La Salette
di Marco Corvaglia
Maximin e Mélanie in posa per una foto nel 1848.
Tutti i libri devozionali, presentando i dati in maniera decontestualizzata, sostengono che le spaventose profezie contenute nel messaggio pubblico di La Salette si sarebbero mirabilmente avverate.
Ad esempio, in quello che per decenni è stato il libro italiano apologetico di riferimento su La Salette, scritto da don Giuseppe Barbero, si legge che "la coincidenza di questi flagelli con le parole della celeste Messaggera era troppo evidente..." [G. Barbero, La Vergine a La Salette. Storia dell'apparizione, San Paolo, 2004, p. 57].
In realtà, i fatti, se indagati rigorosamente con gli strumenti della critica storica (cosa che non è stata fatta sin ora), dicono altro.
Analizziamo quindi ad una ad una le "profezie" di La Salette.
Le patate continueranno a marcire...
"[Le patate] continueranno a marcire, e quest’anno a Natale non ve saranno più" [Barbero, op. cit., p. 25].
Come si intuisce dalle stesse parole riferite dai pastorelli nel settembre 1846, la malattia delle patate era già in corso (e si era manifestata da tempo: "La malattia delle patate ha causato i più grandi disastri in Francia nel 1842..." [L. Gérardin, Les plantes, Parigi, G. Masson, 1881, p. 51]).
Se consideriamo la Francia nel suo complesso, la profezia della mancanza di patate per il Natale dell'anno in corso si rivela decisamente erronea, come implicitamente ammesso dall'apologeta salettino di maggior spessore, padre Jean Stern:
Nel corso dell'inverno 1845-1846, le famiglie povere di La Salette cadono in miseria a causa dell'insufficienza dei raccolti, in particolare, per "la malattia delle patate": manifestazione locale di una penuria che colpisce l'insieme della Francia e che si aggraverà nel corso dell'inverno seguente: in molte regioni, la raccolta cala bruscamente del venti per cento e anche di più.
[Jean Stern, La Salette. Documents authentiques, vol. 1, Desclée De Brouwer, 1980, p. 8 (una riproduzione digitale del volume è disponibile qui)]
Un calo del venti per cento (e oltre) non significa che non ce ne fossero più, come è evidente.
E a livello locale la profezia si è avverata?
Nell'estate del 1847 il vescovo di Grenoble incarica il suo vicario generale, don Jean-Joseph Rousselot, di compiere un'indagine sul posto in merito ai fatti di La Salette. Pochi mesi dopo, Rousselot consegna al vescovo un corposo rapporto, completamente acritico, in cui scrive:
La minaccia è stata realizzata quasi alla lettera nel cantone di Corps, dove effettivamente a Natale quasi non c'erano più patate e dove non ce ne sarebbero state affatto se le si fosse usate secondo consuetudine.
[Abbé Rousselot, La vérité sur l'événement de La Salette du 19 septembre 1846 ou Rapport a l'évêque de Grenoble sur l'apparition de la sainte Vierge à deux petits bergers sur la montagne de La Salette, canton de Corps (Isère), Grenoble, Baratier, 1848, p. 206]
In realtà, il 19 settembre, giorno della presunta apparizione, si colloca nel pieno del periodo della raccolta delle patate, che, all'epoca, in Francia, avveniva tra agosto e ottobre [cfr. A. Payen, A. Chevalier, Traité de la pomme de terre, Parigi, Thomine, 1826, p. 6]).
È singolare che la profezia arrivi nel momento in cui si è già visto come sta andando il raccolto e, sicuramente, tra gli agricoltori circolano preoccupati commenti e previsioni, anche sulla base della condizione delle patate ancora da raccogliere.
Il grano (e quell'espressione cancellata dal messaggio)
"Se avete del grano, non bisogna seminarlo, perché tutto quello che seminerete sarà mangiato dagli insetti, e quello che verrà cadrà in polvere quando lo batterete. Sopraggiungerà una grande carestia..." [Barbero, La Vergine a La Salette, cit., p. 25].
Partiamo dal contesto: a settembre del 1846 i pastorelli di la Salette sapevano che quell'annata era stata pessima (visto che la mietitura viene fatta nella prima parte dell'estate):
Nel 1846, crolla la produzione di cereali, a seguito di una primavera troppo secca e di un'estate troppo piovosa. I prezzi aumentano di mese in mese tra aprile 1845 e maggio 1847...
[Stern, La Salette. Documents authentiques, vol. 1, cit., p. 8]
Che i prezzi siano aumentati ancora nei primi mesi del 1847 è perfettamente comprensibile, visto che le scorte dello scarso raccolto del 1846 si assottigliavano sempre più: da qui deriva il picco del maggio 1847 (prezzo che non sarà superato per tutto il secolo).
Dopo di che arriva il raccolto del 1847. Molto abbondante.
Nella seguente tabella, tratta dalla pagina 32 del libro di Noël Beaurieux Les prix du blé en France au XIXe siècle (Parigi, Larose, 1909) sono riportati gli anni di produzione massima e minima di grano in Francia, nei vari decenni del 1800, e i relativi prezzi:
Come si vede, nel decennio 1845-1854, il 1846 è stato l'anno peggiore, mentre il 1847 è stato l'anno di produzione massima.
Come cerca di risolvere questo "problema" Rousselot?
Facendo appello al fatto che il messaggio diceva: "Se si convertiranno, le pietre e le rocce si tramuteranno in mucchi di grano e le patate si troveranno seminate da loro stesse" [Barbero, op. cit., p. 25]:
Il giubileo del 1846-1847 ha generalmente prodotto dei grandi frutti di salvezza nel mondo cristiano: potrebbe quindi essere che il numero di conversioni sia stato sufficiente per allontanare, almeno al momento, il castigo predetto.
[Rousselot, op. cit., p. 209]
Tutto questo, tre pagine dopo aver scritto che il castigo dell'assenza di patate a Natale si era regolarmente verificato.
Così si producono argomentazioni non valide, perché immuni alla smentita ("Se il fatto si verifica, ho ragione io; se non si verifica, ho ragione io").
I prezzi del grano rimasero bassi in Francia fino al 1852 (e i produttori arrivarono a rimetterci per venderlo: "All'inizio dell'anno 1851 l'abbondanza dell'ultimo raccolto aveva fatto scendere il grano al di sotto del prezzo di remunerazione; era una situazione anormale, che sfortunatamente non è senza precedenti in Francia, ma che non può mai durare a lungo" [É. Lavasseur, La question de l'or, Parigi, Guillaumin, 1858, p. 175].
Naturalmente, prima o poi sarebbe arrivato un nuovo periodo negativo per il raccolto del grano e gli apologeti lo avrebbero visto come un avveramento della profezia:
Nel 1853, il raccolto è stato pessimo, e da allora siamo in una così grande carestia che tutte le derrate, anche le più necessarie alla vita sono raddoppiate, anche triplicate di valore, e sono divenute al di fuori della portata del popolo, che forma i tre quarti della popolazione [...]; e così i rincari hanno portato ad una vera carestia che dura da due anni.
[Amédée Nicolas, La Salette devant la raison et le devoir d'un catholique, Lione-Parigi, J.-B. Pélagaud, 1857, pp. 332-333]
Un primario apologeta dell'epoca ci sta dicendo che i ricchi potevano comunque comprare il grano e il pane. La Madonna di La Salette avrebbe quindi preannunciato castighi riservati ai poveri?
Peraltro, è provato che la versione originale del messaggio collocava espressamente "l'anno prossimo" (quindi nel 1847) la profetizzata carestia di grano. Poi quest'espressione è stata eliminata.
Il fatto fu denunciato nel 1854, da un gruppo di sacerdoti della diocesi di Grenoble, in un libretto polemico che accusava di faziosità nella gestione della vicenda di La Salette sia il vecchio vescovo (mons. de Brouillard che aveva approvato ufficialmente l'apparizione) che il nuovo, mons. Ginoulhiac.
Ginoulhiac condannò ufficialmente l'opuscolo, ma dovette ammettere espressamente che, sul punto di cui stiamo parlando, i sacerdoti dissidenti avevano ragione:
In diverse di queste relazioni, e in particolare in quella più antica [la Relazione Pra, MC] e in quella di Perrin [parroco di La Salette, MC], si legge a proposito del grano che non dovrà essere seminato: l'anno prossimo gli insetti lo divoreranno. In diverse altre, e in particolare in quelle di Eymery, Lagier, Lambert, Long, le parole l'anno prossimo non si trovano. [...]
Se ora noi esaminiamo, con l'aiuto di una sana critica, le varianti che abbiamo segnalato, si può ritenere che le parole l'anno prossimo avrebbero dovuto essere conservate nella relazione definitiva, come lo sono nel testo di J.-B. Pra, inserito nel rapporto [di Rousselot, MC].
[Instruction pastorale et mandement de Monseigneur l'Évêque de Grenoble, portant condamnation du livre intitulé : Affaire de la Salette, Mémoire au pape, Grenoble, Baratier, 1854, pp. 8-9]
Per essere più precisi, l'espressione "l'anno prossimo" compare in tutte le relazioni risalenti a settembre e ottobre del 1846: quella di Pra [cfr. Stern, La Salette. Documents authentiques, vol. 1, cit., p. 47], le due di Mélin, parroco di Corps [ivi, pp. 52 e 62], quella di Perrin, parroco di La Salette [ivi, p. 73] quella originale di don Guillaud (derivante da quella di Perrin ma confermata frase per frase da Maximin) [cfr. ivi, pp. 68-69, 73, nota 48], quella di don Cat [ivi, p. 80], quella della marchesa di Monteynard [ivi, p. 91].
Nonostante queste prove indiscutibili, ancora oggi tutti i libri in commercio continuano ad omettere sistematicamente l'espressione "l'anno prossimo".
Scriverla significherebbe ammettere che la profezia non si è realizzata.
Ma perché i pastorelli collocarono "l'anno prossimo" la carestia profetizzata?
È verosimile che avessero orecchiato alcune frasi, dense di preoccupazione, formulate dagli adulti: è lo stesso Maximin a confermare di aver sentito pochi mesi prima, dal padre, la frase: "Mangia ancora del pane quest'anno; non so chi ne mangerà l'anno venturo, se il grano continua ancora a guastarsi in questo modo" [Barbero, op. cit., p. 25].
I bambini al di sotto dei sette anni morranno
"... i bimbi al di sotto dei sette anni saranno colti da un tremore e morranno tra le braccia di coloro che li terranno" [Barbero, op. cit., p. 25].
Per cominciare, oggi molti non hanno una precisa idea di quale fosse il tasso di mortalità infantile nel 1800.
Il seguente grafico (consultabile nella sua forma interattiva sul sito Our World in Data) riporta la percentuale di bambini, nati vivi, ma morti prima del compimento dei cinque anni di età, nel periodo 1800-2016, in diversi Paesi del mondo.
In Francia, nel 1846, tale mortalità (per quanto in forte calo rispetto all'inizio del secolo) era al 27,2%.
Ciò significa che i pastorelli di La Salette, "profetizzando" la morte dei bambini al di sotto dei sette anni stavano facendo una previsione che avrebbe, in condizioni "normali", riguardato, grosso modo, un bambino su tre (peraltro, nelle campagne la mortalità infantile era più alta che nelle città).
Padre Jean Stern, dopo aver consultato gli Archivi dipartimentali dell'Isère, descrive questa situazione per Corps (capoluogo, di circa 1500 abitanti, del montuoso e geograficamente isolato cantone in cui si trova La Salette):
Nel corso dei primi sei mesi dell'anno 1847, a Corps ci sono stati 39 decessi di bambini al di sotto dei sette anni compiuti, contro 5 per il medesimo periodo nel 1844, 4 nel 1845 e 3 nel 1846.
[Stern, La Salette. Documents authentiques, vol. 2, Cerf, 1984, p. 27, nota 5 (una riproduzione digitale del volume è disponibile qui]
Ma vediamo qual era la situazione, a Corps, nei mesi immediatamente precedenti all'evento di La Salette:
Nel 1846, il periodo luglio-agosto era stato particolarmente funesto per questi bambini, con 11 decessi, contro 1 nel 1844, 3 nel 1845, poi 7 nel 1847.
[Ibidem]
Questo è un elemento chiave: Mélanie e Maximin hanno fatto riferimento ad un aumento della mortalità infantile già in atto a livello locale almeno dal mese di luglio.
Ma a cosa era dovuto quell'aumento?
Non c'è alcun dubbio: c'è una perfetta coincidenza temporale tra l'incremento delle morti dei bambini e l'aumento dei prezzi del grano, con la conseguente difficoltà, per le famiglie più povere, a sfamare i propri figli.
Nell'Annuaire de l'économie politique et de la statistique pour 1848 si trova questa tabella, che riporta i prezzi medi nazionali del frumento nel 1846-1847, con il commento che segue:
Da questa tabella di vede che, dopo essere stato pressappoco stazionario nel primi sei mesi del 1846, la crescita del prezzo del grano è stata rapida negli ultimi sei mesi e che questa crescita è continuata fino al maggio 1847. Dopo quest'ultimo periodo la diminuzione non è stata meno rapida, poiché a fine ottobre il prezzo per ettolitro era ridisceso a 22,01 franchi.
[Annuaire de l'économie politique et de la statistique pour 1848, Parigi, Guillaumin, 1848, p. 180]
I prezzi variavano in ciascun mercato locale e nel dipartimento dell'Isère raggiunsero livelli anche più alti [cfr. P. Vigier, La Seconde République dans la région alpine, vol. 1, Presses universitaires de France, 1963, pp. 73, 80], ma la tabella indica chiaramente le tendenze: nel corso della seconda metà del 1847, il prezzo del grano torna gradualmente a livelli normali. Così come la mortalità infantile.
È del tutto comprensibile che la scarsità di cibo mieta le proprie vittime in primo luogo tra i bambini (solo quelli poveri, ovviamente), che sono più fragili degli adulti e più numerosi degli anziani.
Seguendo la logica apologetica, se ne dovrebbe quindi dedurre che quei bambini poveri siano morti di fame per punire i peccati degli adulti (che, però, secondo Rousselot, erano stati premiati nello stesso periodo, per le conversioni del giubileo 1846-1847).
In realtà, si trattava di una naturale e tragicamente ingiusta conseguenza del rialzo dei prezzi già in atto.
E il tremore?
Riguardo al "tremore" a cui fa riferimento il messaggio, si tratta di un fenomeno aspecifico e ricorrente nelle agonie ("i movimenti volontari cessano e rimangono solo sporadici movimenti involontari o sussulti e tremori" [Agonia, in Enciclopedia Treccani online]).
Siccome però nell'immaginario collettivo i tremori sono legati alle manifestazioni febbrili, forzando la realtà dei fatti si è voluta vedere una realizzazione della profezia nell'ennesima epidemia di "febbre miliare" (suette) che si diffuse in alcuni dipartimenti francesi nel 1854.
Il famoso scrittore e poeta Léon Bloy (i cui dati privi di fonti vengono ancora oggi acriticamente ripetuti, e perfino arrotondati), scriveva ad inizio Novecento:
Nel 1854, in Francia, sessantacinquemila bambini al di sotto dei sette anni morirono di febbre miliare [suette]. Un freddo glaciale li coglieva, seguito da un tremore che portava alla morte dopo due ore di sofferenze.
[Léon Bloy, Celle qui pleure (Notre Dame de la Salette), Parigi, Société du Mercure de France, 1908, p. 204, nota 1]
Semplicemente, non è vero: Bloy, nel suo macabro compiacimento, confonde, gonfia e decontestualizza i dati.
Cominciamo con il dire che la febbre miliare del 1854 si sviluppò contemporaneamente alla terza pandemia di colera del secolo, che, in Francia, uccise decine e decine di migliaia di persone di tutte le età, ma "soprattutto gli individui con un'età da 40 a 60 anni; poi, di più di 60; e infine da 20 a 40" [Journal de la Société de Statistique de Paris, Parigi-Strasburgo, 1863, p. 321].
Per quanto invece riguarda la febbre miliare, questa malattia (oggi scomparsa) per sua natura colpiva, perlopiù, gli adulti al di sopra dei 25 anni [cfr. É. Gintrac, Cours théorique et clinique de pathologie interne, vol. IV, Parigi, Baillière, 1859, p. 556] e si manifestava in forma grave solo "su teatri fortunatamente limitati" [L. Colin, Traité des maladies épidémiques, Parigi, Baillière et fils, 1879, p. 393].
Al di fuori dei casi di apparente connessione con il colera, nel 1854 si registrarono delle piccole epidemie di febbre miliare solo nei dipartimenti dell'Isère, della Lozère e dell'Alta Marna [cfr. Gintrac, op. cit., p. 555].
In Alta Marna non vi furono vittime, nella Lozère se ne contarono una quindicina (più uomini che donne) [cfr. Mémoires de l'Académie Impériale de Médecine, Parigi, J.-B. Baillière, 1856, pp. 161 e ss.].
Nel dipartimento dell'Isère gli unici morti furono registrati in un un convento:
Nel 1854 la febbre miliare scoppia in un convento di Viriville (Isère), vi uccide cinque persone senza colpire minimamente il villaggio stesso né i comuni vicini.
[Colin, op. cit., p. 870, nota 4]
L'uva
"Le uve marciranno..." [Barbero, op. cit., p. 25].
Gli apologeti hanno voluto vedere realizzata questa profezia nella grave diffusione di un agente patogeno che, già manifestatosi in Inghilterra nel 1845 (in alcune vigne coltivate in serra), si estese, negli anni successivi, a molti altri Paesi.
Solo nel 1847 fu individuato il fungo responsabile della malattia, ma, secondo un botanico dell'epoca, tale tipologia di manifestazione "non è ignota né agli antichi né ai recenti cultori di scienze rurali" [G. Derossi, Sulla natura della predominante epidemia delle viti, Roma, Pallotta, 1851, p. 6].
La verità è che la preoccupazione che l'uva possa marcire per malattie attribuite (correttamente o meno) ad avverse condizioni climatiche (come gelate o eccesso di pioggia) accompagna da sempre il vignaiolo.
Ecco la situazione nel centro e nel sud della Francia nell'autunno del 1845, un anno prima dei fatti di La Salette: "L'uva è marcia in molti vigneti..." [Journal d'agriculture pratique et de jardinage, seconda serie, vol. III, Parigi, Maison rustique, 1846, p. 188]
Il Rapporto sulle malattie che hanno colpito la vite nel 1845 tratta specificamente della situazione diffusa nel cantone di Ginevra, in Svizzera, a meno di 200 chilometri da La Salette: vi si legge che le malattie "che hanno colpito la vite nel 1845 [...] sfortunatamente sono state numerose" [Rapport sur les maladies qui ont atteint la vigne en 1845, in "Bulletin de la Classe d'agriculture de la Société des arts de Genève", n. 171, febbraio 1846, p. 23].
Solo per avere un'idea approssimativa di quanto potesse essere incombente ogni anno il rischio di cattive vendemmie, si consideri la seguente tabella (tratta dall'Annuaire de la Société météorologique de France, vol. III, parte 1, Parigi, Au lieu séances de la Société, 1855, p. 399):
La tabella, eccezionalmente dettagliata, riporta, anno dopo anno, dal 1804 al 1855, l'andamento della vendemmia a Montbéliard, nella Francia centro-orientale (La Salette è nella sud-orientale, a 400 chilometri di distanza). Come si vede dalla colonna Quantité, in 33 di quei 52 anni il raccolto è stato nullo (nulle), o molto scarso (très faible), o scarso (faible) o piuttosto scarso (assez faible). E, come si sottolinea nel testo, la situazione non era mutata rispetto ai secoli precedenti.
Dire "le uve marciranno" significa dire qualcosa che, sicuramente, prima o poi, sarebbe accaduto.
... e le noci
"... e le noci diventeranno cattive" [Barbero, op. cit., p. 25].
Si è voluta ricondurre alla profezia di La Salette una malattia delle noci che nel 1852 toccò, tra gli altri, il Delfinato (regione storica della Francia sud-orientale in cui ricade il dipartimento dell'Isère) [cfr. Nicolas, op. cit., cit., p. 326].
Vale un discorso analogo a quello fatto per l'uva: in agricoltura, le annate negative sono sempre state parte della normalità.
Nel 1819, nella traduzione italiana di un monumentale trattato tecnico francese si leggeva, nello stile e nel linguaggio dell'epoca:
Non deve dunque sorprendere, se le gelate tardive portano via in una mattinata la raccolta intiera delle noci. L'uomo non ha il potere di opporsi a queste nemiche meteore...
[Noce, in Nuovo corso completo d'agricoltura teorica e pratica, tomo XVI, Padova, Crescini, 1819, p. 46]
E da cosa fu caratterizzato l'inverno 1851-1852, nella Francia centro-orientale e sud-orientale?
Dalle periodicamente ricorrenti gelate tardive:
L'inverno 1851-1852 si è contraddistinto soprattutto per il suo frazionamento in più periodi freddi [...].
Le gelate improvvise del 19, 20, 21 aprile colpirono contemporaneamente la Provenza, la Linguadoca, la Guascogna, la Guiana, l'Alvernia, il Delfinato, la Franca Contea, la Borgogna e l'Orleanese. [...] Delle altre gelate bianche sopraggiunsero il 5 e il 6 maggio...
[Annales des sciences physiques et naturelles, d'agriculture et d'industrie, seconda serie, vol. VI, Lione-Parigi, Barret, Treuttel et Wurtz, 1854, pp. 40-42]
Marco Corvaglia
Pubblicato il 6 maggio 2023. Certificato di anteriorità Copyright.eu
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