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Da Medjupedia: Medjugorje: l'insopportabile tristezza dell'ingannare i fedeli - La fabbricazione di Laurentin in relazione al figlio di una suora e a suo padre - Parte 1 - La diffamazione

Louis Bélanger si presenta in questa pagina.

Nato nel 1941, è stato professore di parapsicologia presso la facoltà di Teologia dell’università di Montréal e presso l’università del Quebec, sempre a Montréal, in Canada.

Nel gennaio 1985 si recò a Medjugorje, conobbe il vescovo Žanić ed iniziò a raccogliere testimonianze e preziosa documentazione audio e video.
In seguito egli incontrò il francescano padre Ivo Sivrić, professore negli Stati Uniti, presso la Duquesne University. Questi era nativo di Medjugorje, dove tornò più volte per studiare il fenomeno (giungendo alla conclusione che si trattasse di un inganno). Padre Sivrić era tra l’altro in possesso di una serie di nastri contenenti i colloqui intercorsi tra i padri della chiesa di san Giacomo e i veggenti dal 27 al 30 giugno 1981, quindi nei primissimi giorni delle presunte apparizioni.
Tali colloqui furono poi pubblicati nel 1988, nel libro dello stesso padre Sivrić, La face cachée de Medjugorje (nella versione francese) o The Hidden Side of Medjugorje (nella versione inglese).

Louis Bélanger, nel suo articolo Medjugorje: The unbearable sadness of duping the faithful - Fr. Laurentin’s fabrication concerning the father of a nun’s child - Part 1 – The libel, chiarisce preliminarmente che il suo desiderio è quello di salvaguardare la memoria del defunto vescovo di Mostar, Pavao Žanić, che continua ad essere diffamato da alcuni difensori di Medjugorje, a causa della sua opposizione a queste "apparizioni".

 


La vicenda ruota intorno all'ex viceparroco di Medjugorje, Tomislav Vlašić (da ricordare, per inciso, che egli fu più volte lodato dalla Gospa e nel 2020 è stato scomunicato).
Nel 1985 Vlašić fu accusato dal vescovo Žanić di aver avuto, otto anni prima, un figlio da una suora.
Il principale difensore di Medjugorje, padre René Laurentin, attaccò il vescovo, come se avesse agito incautamente.
Nel 1987 Bélanger chiese allo stesso mons. Žanić di accedere alla documentazione che comprovava le sue accuse. Si tratta principalmente di alcune lettere che la donna aveva spedito (conservandone le fotocopie) a padre Tomislav da Starnberg (Germania) e delle risposte scritte di padre Tomislav.
Tali documenti erano stati consegnati a Žanić dall'allora Prefetto della Congregazione per la dottrina delle fede, cardinal Joseph Ratzinger. Essi sono pubblicati nella seconda parte dell'articolo.

 


Bélanger (che indica la suora con le iniziali MK e il bambino con T.) scrive:
 

Lo scambio di corrispondenza tra padre Tomislav Vlasic (padre TV) e MK (già suor RK, madre del bambino) ed altre fonti primarie [...] dimostrano inequivocabilmente che padre TV è il padre del bambino. MK scrive a padre TV nel gennaio 1977, pochi giorni prima di mettere al mondo T.: “Chi si prenderà cura di me? Per giunta, mi sto tenendo nascosta dai miei parenti come un serpente. Tomo [diminutivo di “Tomislav”], non ti preoccupare, non rivelerò la tua identità a nessuno, almeno per ora. Se dirò di te a qualcuno, te lo farò sapere.”

 


Il documento può essere visionato cliccando qui: parte iniziale della letterabrano citato.

 


Louis Bélanger pubblica poi un documento della Curia di Mostar, privato e strettamente confidenziale, fattogli avere all'epoca dallo stesso mons. Žanić. Eccone la traduzione (l'ex suora viene qui indicata con l'iniziale M.):
 

Strettamente confidenziale - IL RUOLO DI PADRE TOMISLAV VLASIC A MEDJUGORJE Novembre 1985

Nel 1981, padre Tomislav Vlasic andò a Medjugorje senza aver avuto nessun permesso. Il vescovo sentì parlare del fatto che egli aveva avuto un bambino e di altre questioni legate a ciò, ma non aveva le prove e rimase in silenzio. Gliene aveva parlato un francescano erzegovinese nel 1983.

Nel novembre 1984, il vescovo ricevette dalla Germania una lettera in cui una donna di nome M. diceva di aver avuto con padre Tomislav Vlasic un figlio, di nome T., che all'epoca già frequentava la scuola. Lei pregava il vescovo di parlare con padre Tomislav, che non le scriveva da tempo, e di ricordargli che lui aveva dei doveri nei confronti del bambino. M. non aggiungeva né il suo cognome né l'indirizzo.

Poco dopo, il vescovo andò in Germania e trovò M. a casa del signor A-M. O. a Starnberg, vicino a Monaco. M. negò di aver scritto la lettera. Ma era chiaro che era in qualche modo manipolata e costretta a parlare così. Il vescovo rimase a pranzo da M. e poi il piccolo T. tornò a casa da scuola; era identico a padre Tomislav.

L'anziano signor O. aveva perso la moglie e il figlio durante la prima guerra mondiale, nel 1976 era morta la sua seconda moglie e lui era rimasto solo, all'età di 86 anni. Dopo la guerra [la seconda guerra mondiale] era stato come un padre per degli studenti privi di mezzi - era molto altruista - ed era conosciuto dal Cardinal Ratzinger.

Nove anni prima, gli avevano telefonato chiedendogli se fosse disponibile a fornire vitto e alloggio ad una ragazza che stava per partorire, dicendogli anche che, se lui non l'avesse accolta, lei sarebbe stata costretta ad andare in Australia. L'accolse, benché lui non conoscesse una parola di croato, e lo stesso lei per il tedesco. Due francescani la portarono lì dall'Erzegovina.

Il 25 gennaio 1977 nacque T. M. non disse mai al signor O. chi fosse il padre del bambino né gli disse di essere un'ex suora. Non ha voluto parlarne nemmeno con il vescovo. M. rimase ospite del signor O. e, dopo alcuni anni, egli le trovò tramite alcune persone un lavoro per il governo della Baviera, dove lei regolarizzò la propria residenza e lavorò con un modesto stipendio. Il signor O. considerava M. come sua figlia ed il piccolo T. come un suo caro nipote.

Dopo che il vescovo se ne andò, O. cominciò a riflettere e a farsi delle domande. Perché il vescovo aveva cercato M.? Poi cercò alcune vecchie lettere fotocopiate che si fece tradurre in tedesco e scoprì che M. era un'ex suora di nome RK e che il padre del bambino era padre Tomislav Vlasic. Questo lo rattristò molto.

Egli scrisse una lettera di dieci pagine in cui parlò di M., del bambino e delle voci maschili che riattaccavano il telefono quando lui rispondeva. Inviò al Cardinal Ratzinger, per la Commissione su Medjugorje, quella lettera, un'altra lettera di M. ed alcune lettere di Tomislav Vlasic.

Verso la fine del 1985, il vescovo fece visita al Cardinal Ratzinger, che gli consegnò questa documentazione per la Commissione. Il Cardinal Ratzinger gli raccontò la storia del signor O. e della sua famiglia.

Dopo che il vescovo se n'era andato [da Starnberg], la controparte era preoccupata. Era evidente che qualcuno aveva spinto M. a negare di avere scritto la lettera. Forse il signor O. disse a M. ciò che aveva scritto al Cardinal Ratzinger, anche riguardo alle persone che stavano dietro a M.

Lei lasciò Starnberg ed andò ad A.

M. scrisse un'aspra lettera al vescovo contro O., che l'aveva raccolta dalla strada, sola e abbandonata, in una situazione così difficile, prima della nascita del bambino. Lo lasciò solo, quando lui aveva 94 anni, malato e quasi completamente cieco.

Lo stesso giorno in cui arrivò quella lettera, ne arrivò anche un'altra, piena di tristezza, del signor O. Anche se le lettere di cui il signor O. aveva fatto una copia dicevano chiaramente chi era il padre del bambino, M. continuava a dire che si trattava di un segreto che apparteneva a lei e a Dio.

Stiamo diffondendo, in forma strettamente confidenziale, il presente scritto tra coloro che si danno da fare per Medjugorje, scrivendo e cercando di provare che la Gospa appare lì. Stiamo cercando di aprire loro gli occhi, perché possano vedere chi c'è dietro ai veggenti, chi è la "Gospa" che parla e dà i messaggi al mondo intero. Si tratta della "scuola" o direttamente di parole di Tomislav Vlasic.

Quando divenne padre del bambino e di fatto lasciò in mezzo ad una strada una religiosa, avrebbe potuto abbandonare la vita religiosa per prendersi cura di lei e del bambino o affidare l'intera faccenda all'amministrazione della sua provincia, ed allora sarebbe potuto andare in un posto dove nessuno gli avrebbe fatto domande, rimanendo un umile religioso, un viceparroco o un parroco.

Così egli ha eretto il primo pulpito del mondo, dal quale manda messaggi al mondo intero, al vescovo, al papa, ricevendo da ciò un enorme supporto morale e materiale, ed i suoi difensori parlano della sua santità, che è un'altra prova dell'autenticità delle apparizioni.

Perciò, nell'interesse della verità e a difesa della Beata Vergine Maria e della Santa Chiesa è necessario far conoscere tutto ciò almeno a coloro che credono ciecamente a qualunque cosa dica padre T. Vlasic.

Il giudizio finale su Medjugorje non sarà positivo. Padre T. Vlasic, con la sua pluriennale attività, totalmente irresponsabile, ha portato sé stesso, i veggenti, i fedeli, la Chiesa intera sull'orlo della vergogna, e nessuno può percepirne la gravità.

La divisione interna tra i fedeli, la tensione tra coloro che credono a queste apparizioni e quelli che non ci credono, è in particolare un grave peccato e la negazione del titolo fabbricato: "Regina della Pace”. La Madonna è la Regina della Pace, ma qui il titolo è usato a sproposito a fini di propaganda ed è diventato causa di inquietudine.

La Provincia Francescana è divisa, la diocesi è divisa, il mondo intero è diviso; si affrettano a parlare di rivelazioni private, segreti, grandi segni, minacce, guarigioni miracolose, "cure", tutto contro le ammonizioni e gli ordini del vescovo, che è l'unica persona autorizzata, nella Chiesa, a trasmettere queste cose al mondo.

Ciò è stato fatto per creare una situazione in cui nessuno possa avere il coraggio di dire qualcosa contro l'opinione che è stata diffusa. L'entusiasmo potrebbe trasformarsi nel contrario ed avere tragiche conseguenze. Dio ci preservi dall'inquietudine e dallo scandalo!

L'Ordinariato Vescovile di Mostar Novembre 1985

 


Louis Bélanger doverosamente aggiunge:


 

Potrei essere biasimato per aver pubblicato un documento "strettamente confidenziale" o altri documenti privati. Ecco la mia giustificazione per aver fatto ciò. Mi sono astenuto dal pubblicare i risultati della mia ricerca fino ad oggi, 23 anni dopo averla conclusa... Ma ora sento il dovere morale di intervenire, poiché nuovi attacchi disonesti e sleali - miranti a disseminare discredito - stanno infangando la memoria di un pastore che ho conosciuto ed ammirato per la sua integrità e il suo coraggio. Un autore e sacerdote irresponsabile [René Laurentin] fu il primo a rendere nota, a modo suo, la faccenda, calunniando un'ex suora, affermando in maniera sprezzante che lei "aveva creato problemi in tre diversi conventi" ed istigando il pubblico al disprezzo, all'astio, al biasimo nei confronti del competente ex Ordinario di Mostar. Altri irresponsabili sacerdoti e giornalisti si sono pubblicamente ispirati a questa fonte avvelenata. [...] Tutto ciò considerato, nessun documento privato, confidenziale o strettamente confidenziale, può essere d'ostacolo al disvelamento della verità, verificata e provata, specialmente se l'obiettivo è quello di informare il pubblico, disinformato da sconsiderati pubblici comunicatori. Tanto più poiché so che le fonti primarie da me presentate sono nei dossier della Congregazione per la dottrina della fede da un quarto di secolo. Detta Congregazione non sembra essere intervenuta con la dovuta diligenza per garantire all'ex Vescovo di Mostar la dignità e la giustizia che meritava.


Vai alla seconda parte dell'articolo di Louis Bélanger (riduzione italiana), contenente la documentazione.

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