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Le "lacrime" della Madonnina di Civitavecchia - Parte 2: I fatti

di Marco Corvaglia

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Il giudizio della commissione e quello della contro-commissione: la non chiara posizione della Chiesa

Madonnina Civitavecchia

La statuina, custodita nella chiesa parrocchiale di Pantano di Civitavecchia, con la corona donata nel 2014 dal vescovo emerito mons. Girolamo Grillo 

Prima di esaminare criticamente i fatti, vediamo perché la posizione della Chiesa è così poco chiara.

 

 

La commissione d’inchiesta diocesana concluse i suoi lavori il 22 novembre 1996 e votò, a maggioranza, a favore della soprannaturalità dell’evento: su undici membri, uno espresse parere contrario (si tratta di padre Ernesto Piacentini: "Elementi di soprannaturalità del fatto, non solo non li riscontriamo, ma addirittura riteniamo di doverli escludere decisamente" [S. Gaeta, Civitavecchia, Edizioni San Paolo, 2018, p. 41]) e tre espressero parere "sospensivo o dubitativo" [cfr. R. Caniato, La Madonna si fa la strada. Civitavecchia, nel tempo di Maria, Ares, 2005, pp. 198-199].

 

 

Tuttavia, il 27 ottobre 1997 l'allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinal Joseph Ratzinger, scrisse al vescovo di Civitavecchia che la Congregazione, a seguito di "importanti rilievi" sull'operato della commissione diocesana, aveva deciso di istituire una nuova commissione:

Nella Riunione Ordinaria dell'8 ottobre scorso, gli Eminentissimi cardinali [...] hanno ritenuto che sia necessario che sia istituita una nuova Commissione i cui membri [...] saranno nominati dal Cardinale Camillo Ruini, nella sua qualità di Presidente della Conferenza Episcopale del Lazio e Vicario del Papa [...].

Questo Dicastero pertanto - in attesa che sia creata tale nuova Commissione, la quale svolgerà il suo compito tenendo presenti alcuni importanti rilievi emersi nel corso della predetta Riunione degli Em.mi Padri - esorta l'Eccellenza Vostra ad astenersi da ogni pubblica dichiarazione in base alla quale i fedeli possano dedurre che i fatti concernenti la cosiddetta "Madonnina di Civitavecchia" abbiano ottenuto il riconoscimento ufficiale dell'autorità ecclesiastica.

[Mons. Girolamo Grillo, La vera storia di un doloroso dramma d'amore. La Madonnina di Civitavecchia, Shalom, 2011, pp. 164-165]

Nel 2000 il vescovo Grillo fu informato in maniera riservata dal cardinal Ruini [cfr. L. Regolo, Le lacrime della Vergine, Arnoldo Mondadori Editore, 2014, p. 80] che la commissione si avviava a pronunciarsi per il non constat de supernaturalitate (non è evidente la soprannaturalità).

 


Mons. Grillo, pertanto, alcuni mesi dopo, il 28 febbraio 2001, scrisse un'accorata lettera a Giovanni Paolo II:

 

Un eccellentissimo membro della Conferenza episcopale laziale mi ha messo in avviso che la Congregazione per la Dottrina della fede starebbe per chiudere la questione della lacrimazione di sangue della "Madonnina di Civitavecchia" con la dichiarazione: "Non constat de supernaturalitate". Una dichiarazione del genere arrecherebbe non poco danno alla grande devozione già di fatto instauratasi da parte dei fedeli di tutto il mondo, con forte scandalo delle anime e con grave danno per la Chiesa. Essa darebbe esca alla grande stampa, a tutti i mass-media e specialmente agli anticlericali, anche a livello internazionale, di mettere in dubbio la parola del vescovo di Civitavecchia e anche di ridicolizzarlo, poiché egli ha detto sempre (e lo ripeterà fino alla morte) che la Madonnina ha veramente pianto nelle sue mani.
[Lettera di mons. Grillo a Giovanni Paolo II del 28 febbraio 2001, in Gaeta, op. cit., pp. 44-45]

 


Il Vaticano, in effetti, non ha reso ufficialmente noto il proprio verdetto, per motivi facilmente comprensibili. Tuttavia, la sostanza delle conclusioni della commissione vaticana fu comunicata nel corso della puntata del 17 febbraio 2005 di Porta a Porta, su Rai 1, dal cardinal Tarcisio Bertone, che all'epoca dei fatti (1995-2002) era stato Segretario della Congregazione per la dottrina della fede:

 

 

Non essendo però mai stata ufficializzata la sentenza di non approvazione, l'allora vescovo di Civitavecchia, mons. Girolamo Grillo, ha potuto elevare la chiesa di Sant'Agostino, che ospita la statuina, a Santuario della Madonna delle Lacrime, con decreto del 15 marzo 2005. Appena un mese dopo l'intervento televisivo del cardinal Bertone.

Vediamo ora come si sono svolti i fatti.

2 febbraio 1995: primo presumibile imbrattamento dall'esterno

Madonnina di Civitavecchia, 2 febbraio 1995

La statuina, fotografata la sera del 2 febbraio 1995

 


Nel settembre del 1994, il parroco della chiesa di Pantano (nell'agro di Civitavecchia, come detto), don Pablo Martin, si reca in pellegrinaggio in Erzegovina ed acquista una statuina della Madonna di Medjugorje. Tornato a casa, la regala a Fabio e Anna Maria, che la collocano in una piccola nicchia in pietra, nel giardino di casa.
Nel pomeriggio del 2 febbraio 1995 prima Jessica e poi Fabio affermano di aver visto la statuina lacrimare sangue. Fabio va in chiesa a chiamare don Pablo.

 


Questa è la testimonianza del sacerdote [sottolineature mie]:

 

Vidi subito due rivoli. […] Il rivolo iniziale, sulla guancia sinistra, appariva notevolmente deviato in contrasto con la legge di gravità; non era disceso in verticale. In una persona viva, questa traccia avrebbe significato che il rivolo sulla guancia destra e quello sulla sinistra, oltre a essere avvenuti in momenti diversi, avrebbero trovato la testa spostata, cioè in posizione diversa.
Ciò mi fece pensare che, se fosse stata opera di un artista, avrebbe potuto contravvenire distrattamente alla legge di gravità in favore dell’arte; se invece fosse stata opera di un falsario, mediante un contagocce, sarebbe stato impossibile, prima di tutto perché la statuetta era solidamente cementata e non la si poteva mettere inclinata per fare scorrere quel liquido con quel percorso, e poi, se fosse stata levata (e successivamente cementata e in gran fretta), il percorso del “sangue” in una guancia sarebbe stato, anche in questo caso, il medesimo percorso sull’altra. [...] L'aspetto era quello che tutti conosciamo del sangue coagulato da poco.
[Testimonianza scritta di don Pablo Martin, consegnata al vescovo e confermata davanti alla Commissione teologica diocesana il 29 marzo 1996, in Lacrime di sangue (con prefazione di V. Messori), SEI, 2005, p. 48]

 


In sostanza, il rivolo sinistro (ormai secco, come il destro) ad un certo punto assume un andamento anomalo, innaturale: la lacrima scende obliquamente fino all’orecchio, per poi riprendere l’andamento verticale.

 


Per rendersene conto è sufficiente guardare le fotografie, ma la magistratura lo verificherà scientificamente, grazie alla perizia richiesta dal sostituto procuratore Antonio La Rosa, che accerterà che "la superficie di gesso con le sue curve, le sue irregolarità e le sue porosità avrebbe dovuto far seguire alle lacrime di sangue (con una propria viscosità, una propria fluidodinamica) un percorso diverso sul volto della statua" [M. Magnani, Spiegare i miracoli, Dedalo, 2005, p. 184].

 


Le argomentazioni che don Pablo adduce per escludere, a tale proposito, l’ipotesi del dolo sono incomplete in maniera sconcertante, in quanto non viene considerata la spiegazione che, al contrario, renderebbe del tutto plausibile tale andamento irregolare: l’”imbrattamento” dall’esterno con un pennellino o una siringa, ad esempio.

 


Dal 3 al 6 febbraio 1995
 

  • Un secondo presumibile imbrattamento dall'esterno...

 

Il giorno dopo, 3 febbraio, don Pablo si reca a casa di Fabio. Leggiamo la sua testimonianza [sottolineature mie]:

 

Il secondo giorno (3 febbraio, venerdì) mi recai più volte in casa di Fabio Gregori, senza che ci fossero fatti nuovi, fino alle 18,45. A quell'ora ritornavo dalla chiesa, insieme a Fabio, dopo aver preparato una festa di carnevale per i bambini. Fabio discese dalla macchina prima di me; quindi passai io davanti alla Madonnina, prima di entrare in casa, e mi fermai a dire un'Ave Maria e a osservare com'era. Non c'era nessuna novità. Entrai nella casa, dove trovai altre persone, non saprei dire esattamente chi né quante. Ci sedemmo in cucina. Dopo un po' (due o tre minuti), Fabio, che stava fuori a raccogliere legna per il camino, chiamò in fretta me e la moglie Anna Maria, perché - disse - la Madonnina stava piangendo un'altra volta.
[Testimonianza scritta consegnata da don Pablo Martin alla Commissione teologica diocesana il 7 ottobre 1995, in Lacrime di sangue, cit., p. 50]

 


L'orario è confermato dalla moglie di Fabio, Anna Maria: "Il giorno 3 febbraio alle 18:45 vengo chiamata da mio marito e vedo il formarsi di una lacrima [...]" [Testimonianza di Anna Maria Accorsi del 4 maggio 1995, ibidem].

 


Pertanto, secondo l'inequivocabile racconto di don Pablo, mentre Fabio è (da solo) in giardino, sulla statuina compare una macchia di sangue che pochissimi minuti prima (tre o poco più) non c'era. Questo è il racconto dello stesso Fabio:

 

Il 3 febbraio alle 18,45 p. Pablo era venuto con 10 persone nella mia casa [...]. Io ne ho approfittato per prendere della legna per il camino. Mi sono voltato e ho visto che dalla parte destra, dall'occhio destro fuoriusciva liquido che formava una goccia a chiazza grande. Ho chiamato don Pablo e gli altri che erano in casa. Ci siamo inginocchiati e abbiamo notato che il liquido fuoriusciva dall'occhio destro.
[Testimonianza di Fabio Gregori del 6 maggio 1995, ivi, pp. 49-50]

 


Ma riprendiamo la testimonianza del parroco, don Pablo [sottolineatura mia]:

 

Uscimmo tutti in gran fretta; la nicchietta della statua era illuminata (come l'avevo visto [sic] qualche minuto prima) dalle lampade elettriche di cui è dotata. […] Vidi che si era formata come una chiazza di sangue. […] Il tutto era proporzionato alle dimensioni della statua, quindi molto piccolo.
[Testimonianza scritta consegnata da don Pablo Martin alla Commissione teologica diocesana in data 7 ottobre 1995, ivi, p. 50]

 

 

  • ... e l'inizio delle suggestioni

 

A questo punto, don Pablo aggiunge un elemento che è importantissimo, fondamentale, per capire quanto, in quelle condizioni, la percezione del movimento delle lacrime fosse soggettiva:

 

 

C'erano altre 7-8 persone che guardavano [...]. Io, alla distanza di un metro e mezzo o due metri, non ho potuto vedere un movimento di lacrime, mentre altri presenti affermavano di averlo visto.
[Ivi, p. 51]

 


Questa è la chiave di volta per comprendere buona parte di ciò che accadrà nei tre giorni successivi (dopo che, davanti alla nicchia, sarà posta una lastra di vetro).
Osservava opportunamente il quotidiano Il Messaggero:

 

La statuetta [...] è alta 43 centimetri e il volto non va oltre i 4. Le gote sono di 2 centimetri ed è in questo spazio, più piccolo di una moneta da 100 lire, che diverse persone hanno notato scorrere le lacrime. Ma hanno visto attraverso un vetro, a una distanza - soprattutto dopo che il giardino dei Gregori è stato transennato - di almeno un metro e mezzo, e qualcuno addirittura di notte. Fino a che punto sono credibili quelle testimonianze?
[Giuseppe Baccarelli, Tregua fra vescovo e procuratore, "Il Messaggero", 13/4/1995, p. 8]

 


In condizioni di questo genere appare assolutamente normale che alcuni (e solo alcuni!) abbiano la sensazione di percepire movimenti in quelle macchie rosse. Del resto, lo stesso vescovo locale, mons. Girolamo Grillo, di fronte alla contraddittorietà delle testimonianze, dirà, in un'intervista televisiva: "Ognuno ha visto a modo suo" [Giuseppe Baccarelli, La storia della Madonnina delle lacrime di Civitavecchia, Edicomp, 1995, p. 49].


 

Madonnina dietro al vetro (Foto Ansa)
Fedeli in fila a Civitavecchia

Nella prima foto, la nicchia con la lastra di vetro appoggiata da Aldo Murgia, amico di famiglia dei Gregori, verso le ore 20:00 del 3 febbraio; nella seconda foto, la fiumana di devoti che osservano la statuina da dietro alle transenne installate dal Comune la mattina del 5 febbraio.

 


Tra le migliaia di persone affluite sul posto fino al 6 febbraio, saranno 38 coloro che testimonieranno alla Commissione d’inchiesta diocesana di aver visto le lacrime in movimento (in tre quarti dei casi, di sera o di notte, quindi senza la minima luce solare).
Sulla base di queste testimonianze, si arriverebbe ad un totale di tredici presunte lacrimazioni, fino alla notte fra il 5 e il 6 febbraio (tratteremo separatamente la quattordicesima).

 


In quei 38 sono però compresi anche Fabio Gregori, sua madre Enrica Dell'Anno, sua moglie Anna Maria Accorsi, le sue zie Loredana e Luana Dell'Anno (che asserisce di avere assistito a due lacrimazioni), suo fratello Pietro Gregori (due lacrimazioni), sicuramente almeno un amico (Aldo Murgia, due lacrimazioni).

 


E' da notare che anche altri testimoni avrebbero avuto la singolare fortuna di assistere a più d'una presunta lacrimazione: due per il signor Teodosio De Bonis e ben tre per il signor Luigi Lava.

 


Singolare poi anche il caso della dodicesima presunta lacrimazione, per la quale tre dei quattro testimoni hanno lo stesso cognome: Carlo, Francesco e Vincenzo Paielli [per l'elenco dei testimoni, cfr. Lacrime di sangue, cit., pp. 26-27].

 


In realtà, l’esame stratigrafico eseguito dalla magistratura smentirà la presenza di nuove macchie di sangue.
Nel decreto di archiviazione del caso, che sarà emanato il 16 ottobre 2000, considerando “il complesso procedimento di sovrapposizioni di immagini fotografiche effigianti la statua“, si afferma che sulla statuina è presente un solo strato di sangue, relativo al 2 febbraio [cfr. Caniato, op. cit., p. 92].

 


A questo proposito c'è da dire che nel decreto è evidentemente presente un grossolano errore. Nel volumetto di padre Flavio Ubodi La Madonna di Civitavecchia, Piemme, 2006 (il cui autore, come si legge nel risvolto di copertina, è stato “membro della Commissione teologica diocesana per la 'Madonnina di Civitavecchia', in qualità di Vice presidente") sono pubblicate diverse fotografie della statuina e, confrontando le foto scattate la sera del 2 febbraio e la sera del 3 febbraio (cioè, rispettivamente, dopo la prima e dopo la seconda presunta lacrimazione), in verità, è evidente che sulla statuina ci sono anche i segni della seconda "lacrimazione", del tardo pomeriggio del 3 febbraio, allorché la conformazione delle macchie appare modificata rispetto al giorno precedente.

In ogni caso, ciò non cambia la sostanza di quanto appurato dalla magistratura: resta fermo che, della maggior parte delle lacrimazioni di cui si parla, non c'è traccia sulla statuina.

 


Il Messaggero del 13 aprile 1995 pubblicò due foto del 5 febbraio (mattina e sera) da cui era evidente che nulla era mutato nella conformazione dei rivoli rispetto ad altre foto del giorno 4:


 

Messaggero, 13 aprile 1995

 

 

Nell'articolo si legge:

 

A mettere in forse tante testimonianze sono le foto scattate tra il 2 e il 5 febbraio, e in gran parte già in mano alla polizia. Da un certo punto in poi - nonostante le asserite lacrimazioni - le macchie di sangue sulle guance della Madonna non sarebbero più cambiate né per estensione né per intensità di colore.
[Giuseppe Baccarelli, Tregua fra vescovo e procuratore, "Il Messaggero", 13/4/1995, p. 8]

 


Questa è una foto scattata, appunto, il 3 febbraio alle 20:30, dopo la seconda "lacrimazione" (sia l'immagine posta all'inizio della presente pagina che la seguente e le successive del presente paragrafo sono tratte dal volumetto di padre Ubodi La Madonna di Civitavecchia, Piemme, 2006):


 

3 febbraio 1995

 

 

Da notare che anche la nuova chiazza di sangue sulla guancia destra ha una forma che fa pensare ad un imbrattamento dall'esterno e non ad una colatura dall'occhio.

 


Quest’altra risale al 4 febbraio, in serata:


 

4 febbraio 1995

 

 

Ed ecco un mio ingrandimento dell'immagine precedente:

4 febbraio 1995, ingrandimento


La mattina del 6 febbraio la statuina viene asportata per essere successivamente data al vescovo, per i dovuti accertamenti. Quest’altra foto fu scattata il 10 febbraio, nella residenza del vescovo. Come si vede, dal 3 febbraio alle 20:30 al 10 febbraio non appare alcuna differenza:

10 febbraio 1995

 

 

Eppure la maggior parte delle 14 presunte lacrimazioni sarebbero avvenute proprio in quel lasso di tempo. La Commissione d’inchiesta infatti accertò che c’erano testimoni che affermavano di aver visto lacrimazioni il 3 febbraio alle 21:15; il 4 febbraio alle 19:30 e alle 23:30; il 5 febbraio ai seguenti orari: 1:15, 2:30, 8:45, 9:45, 12:30, 14:40, 20:40; il 6 febbraio alle 4:50 [cfr. Lacrime di sangue, cit., p. 27]. Nella maggior parte dei casi, di sera o di notte, quindi.
Anche nel libro apologetico di Andrea Tornielli si ammette:

 

In un arco di tempo in cui decine di persone affermano di avere visto più volte gli occhi della piccola statua lacrimare, la forma e le dimensioni dei sottilissimi rigagnoli rossi non sono mutate.
[Andrea Tornielli, Il mistero delle lacrime, Edizioni Segno, 1996, p. 46]

 


E' chiaro che tra una prova oggettiva e delle dichiarazioni non verificabili deve prevalere la prima. Quindi, si dovrebbe dedurre che chi ha dichiarato di averle viste (da una certa distanza, su una statua molto piccola) si è ingannato.
Del resto, si chiedeva all'epoca il professor Luigi Garlaschelli, del Cicap:

 

Perché, se davvero si voleva (o si poteva) sostenere il miracolo, non è stata messa in una teca di vetro sigillata e poi filmata?
[Ugo Cubeddu, "Perché nessuno ha filmato le sue lacrime?" chiedono i ricercatori del comitato antimaghi, "Il Messaggero", 13/4/1995, p. 8]




Gli esami tecnico-scientifici effettuati

 

Il 10 febbraio 1995 il vescovo, mons. Grillo, porta personalmente la statuina al Policlinico Gemelli e la consegna ai professori Angelo Fiori e Giancarlo Umani Ronchi (entrambi medici legali).

 


Rimarrà lì in custodia fino al 28 febbraio, quando viene diffuso il referto: la Tac ha evidenziato che essa non contiene marchingegni, mentre il sangue sul suo volto è umano e di sesso maschile.

 


La statuina viene restituita al vescovo. Più precisamente viene riposta in un armadio che si trova nella stanza di una suora romena, Tereza Duma, che presta servizio presso la residenza di mons. Grillo.

 

Quattordicesima presunta "lacrimazione": il vescovo si ricrede

Il vescovo, nelle prime settimane, non aveva nascosto il proprio marcato scetticismo nei confronti della vicenda.
Tuttavia, ricevette due telefonate (11 e 23 febbraio) dal Segretario di Stato vaticano, card. Angelo Sodano, che, per conto di Giovanni Paolo II, lo invitava a “non essere troppo scettico”.

 


Pertanto, negli ultimi giorni di febbraio, mons. Grillo iniziò a cambiare atteggiamento, come lui stesso riconosce: “dopo l’intervento del Papa, il mio scetticismo iniziale comincia a crollare” [Grillo, op. cit., p. 53].

 


La suggestione – a quanto pare - inizia a fare effetto. Il 7 marzo, il vescovo, dopo aver assistito ad una puntata della trasmissione di Rai 3 Chi l’ha visto? (alquanto critica nei confronti della vicenda della Madonnina di Civitavecchia), annota nel proprio diario:

 

La statuina della Madonna – curioso a dirsi – dopo la trasmissione ci è apparsa più grande, luminosa e bellissima. Cosa sarà mai? Illusione? Allucinazione? C’era anche mia sorella, oltre le suore.
[Ivi, p. 57]

 


E poi aggiunge:

 

Certo la mia fede non ha bisogno di queste cose, anche se ho l'impressione che, in questa vicenda, ci possa essere un po' di soprannaturale. Altrimenti, perché mai il Papa credente?
[Gaeta, op. cit., p. 25]


 

Antonio Arena

Il 15 marzo, alle ore 8:15, il vescovo, in compagnia della propria sorella, Grazia Maria (che desidera pregare davanti alla statuina) e del marito di quest’ultima, Antonio Arena (nella foto, tratta dal libro di Giuseppe Baccarelli, La storia della Madonnina delle lacrime di Civitavecchia, Edicomp, 1995), si reca nella stanza di suor Tereza.

Dopo che il prelato ha preso la cesta in cui era stata riposta la statuetta e, tenendola in posizione orizzontale, ha iniziato a pregare con gli occhi socchiusi, il cognato (anziano e molto miope) ritiene di percepire la presenza di alcune gocce fresche sul piccolo volto della Madonnina e, in preda all'emozione, lo fa presente agli altri presenti.

Anch'essi (il sessantaquattrenne vescovo, sua sorella e la suora) riterranno di percepire i segni di una lacrimazione, ma con caratteristiche diverse, come stiamo per vedere.

 

 

Grumi di sangue coagulato potrebbero rilasciare del siero, ma non bisogna dimenticare alcuni particolari fondamentali: la statuina in questione, molto esile, era stata solo parzialmente ripulita (al momento dell'effettuazione delle analisi scientifiche) del sangue che l'aveva macchiata. E' quindi possibile che il vescovo e gli altri tre testimoni si siano suggestionati a vicenda, scambiando per sangue fresco in movimento ciò che in realtà era solo quel che restava delle vecchie macchie. Le stesse parole del vescovo (intervistato da Giuseppe De Carli nel marzo 2010 per Rai Vaticano) inducono a supporlo:


 

 

 

Una prima considerazione sulle parole del vescovo: il fatto che i fazzolettini usati in occasione di precedenti "lacrimazioni" (non si sa bene quali) non contenessero tracce di sangue è del tutto naturale: in occasione della prima, il sangue, quando è stato visto da testimoni esterni, era già raggrumato; lo stesso discorso vale per la seconda, anche se qualcuno, smentito però da don Pablo, ha avuto l'impressione che il sangue si muovesse; dalla terza alla tredicesima, come abbiamo visto, il fenomeno ha verosimilmente avuto carattere puramente illusorio.

 


Quanto alla presunta lacrimazione avvenuta nelle mani del vescovo, come si è potuto sentire, la direzione seguita dalla "lacrima" non era quella che sarebbe stata naturale data la posizione, in quel momento, orizzontale della statuina.
A rafforzare l'ipotesi della suggestione, vi sono le contraddizioni delle testimonianze.

 


Suor Tereza parla di un unico rivolo:

 

Ho visto un rivolo sovrapporsi al precedente e scorrere giù giù.
[Testimonianza di suor Tereza Duma resa davanti alla Commissione teologica diocesana il 7 giugno 1995, in Lacrime di sangue, cit., p. 53]

 


Il cognato del vescovo, Antonio Arena, dichiarerà:

 

[...] oltre che a destra anche a sinistra vedo una parte rifiorire [...]. Ho visto 3 o 4 rivi.
[Testimonianza di Antonio Arena resa davanti alla Commissione teologica diocesana il 7 giugno 1995, ibidem]

 


Il vescovo vede solo "sulla guancia destra, una grossa lacrima di sangue, la quale poi lentamente incominciò a scendere fin sotto il collo della statua, per qualche minuto e per qualche cm" e aggiunge che sua sorella [sottolineatura mia] "toccò il sangue con un dito, che le si macchiò per qualche minuto" [testimonianza scritta del vescovo mons. Girolamo Grillo, consegnata alla Commissione teologica diocesana il 7 giugno 1995, ivi, p. 52].

 


Ma, nel suo libro La vera storia di un doloroso dramma d'amore, lo stesso mons. Grillo, contraddicendosi, scriverà [sottolineatura mia]:

 

In quel trambusto, mia sorella toccò il sangue della Madonnina, macchiandosi il dito; sangue che, dopo qualche istante, evaporò.
[Grillo, op. cit., p. 61]

 


Non basta. La sorella del vescovo, stranamente, sembra affermare, invece, che il sangue sarebbe scomparso dalla statuina e non fa riferimento al proprio dito (si riporta qui integralmente la parte di testimonianza che è stata pubblicata):

 

Si vede un rivo come un capello, scendere dall'occhio fino sotto il collo... Io tocco il rivolo e il puntino sul viso si allarga... Il sangue diventa piano piano sempre più chiaro fino a scomparire.
[Testimonianza di Grazia Maria Grillo resa davanti alla Commissione teologica diocesana il 7 giugno 1995, in Lacrime di sangue, cit., p. 53]

 


Per capire l'atmosfera che c'era in quella stanza, è utile leggere quello che scrive il vescovo:

 

Mia sorella mi disse che, mentre la Madonnina lacrimava, la piccola statua era diventata come una ragazza meravigliosa che io tenevo tra le mani e che da essa promanavano fasci di luce. Personalmente, a dire il vero, non vidi nulla e, a tale riguardo, rimango ancora alquanto scettico.
[Grillo, op. cit., p. 62]

 


Monsignor Grillo ha un malore per l'emozione. Viene pertanto chiamato il suo cardiologo, il dottor Marco Di Gennaro, il quale, verosimilmente partecipe dell'emozione per quanto gli è stato riferito, "constatò che la statuina che di solito aveva tracce di color marroncino sfumato, si presentava con due fili rosso brillante lunghi 2 o 3 cm" [Verbale della Commissione teologica del 9 marzo 1996, ivi, p. 54].

 


In questo modo, il dottore contraddice però sia il vescovo, sua sorella e suor Tereza (che hanno visto un solo rivolo fresco), sia Antonio Arena (che ne ha visti "3 o 4").

 


Sarebbero state utili delle foto (o una ripresa con una videocamera, visto che il vescovo affermò che il fenomeno fosse durato alcuni minuti), ma, intervistato per la trasmissione Speciale Mixer, a cura di Enrico Malatesta (andata in onda su Rai 3 il 12 febbraio 1997), mons. Grillo dichiarerà:

 

Confesso di non aver pensato di chiamare un fotografo per scattare qualche istantanea. Nessuno ci pensò.
[Enrico Malatesta (con mons. Girolamo Grillo), Le lacrime di Civitavecchia, Mimep-Docete, 2019, p. 43]

 


Il 23 marzo il vescovo, nel proprio diario, scrive di essere “ancora assalito da forti dubbi sulla realtà della lacrimazione” [Grillo, op. cit., p. 65].


 

 

La "tenue impressione" del professor Umani Ronchi

Il 28 marzo, cioè tredici giorni dopo la presunta lacrimazione nelle mani del vescovo, è previsto un nuovo prelievo di tracce ematiche dalla statuina (nell'ambito dell'inchiesta che la Procura ha nel frattempo aperto, con l'ipotesi di reato di "truffa" e "abuso della credulità popolare").

 


Oltre al pm Antonio Larosa, sarà presente il prof. Umani Ronchi, il quale farà subito presente una sua impressione. Così il professore la riferisce, nello stesso 1995, in un'intervista con Enrico Deaglio:

 

Andai a casa del vescovo e devo dire che, rispetto ai miei ricordi, la traccia di sangue sul volto della statuetta mi sembrò cambiata. Mi sembrò più lunga, che arrivasse fino alla mandibola. Quando andai alla trasmissione di Lorenza Foschini, Misteri, io dissi, forse incautamente, di questa mia sensazione e fui presentato come un altro testimone della lacrimazione della Madonna. Ma è stata un'esagerazione. Forse ho sbagliato a rivelare quella mia tenue impressione, che comunque non ha alcun valore.
[Dichiarazione del prof. Giancarlo Umani Ronchi in Enrico Deaglio, Bella ciao, Feltrinelli, 1996, p. 35]

 


In seguito, però, la "tenue impressione" diventerà "netta sensazione":

 

Io ebbi ed ho tuttora la netta sensazione che l'immagine che ho trovato a casa del Vescovo non fosse quella che avevo lasciato dopo aver effettuato l'ultimo prelievo di sangue.
[Dichiarazione del prof. Giancarlo Umani Ronchi in Anna Maria Turi, Miracoli e Segreti della Madonnina di Civitavecchia, Edizioni Segno, 2006, p. 98]

 


Si consideri anche che il professore non vedeva la statuina da un mese (28 febbraio). Pertanto, i suoi ricordi potevano, naturalmente, essere imprecisi.

 


Non è peraltro chiaro se, nel momento in cui ebbe quell'impressione, egli avesse già saputo della nuova presunta lacrimazione.

 


Il vescovo non ne aveva ancora parlato pubblicamente e, in un'intervista con il vaticanista Lucio Brunelli, pubblicata nel numero di maggio 1995 del mensile 30Giorni, affermerà di avere informato il professore solo dopo che questi aveva espresso la sua sensazione.

 


Tuttavia, il 6 novembre 1995 Umani Ronchi dichiarerà al giornalista cattolico Andrea Tornielli:

 

[...] c'era anche una colorazione leggermente diversa che differenziava il sangue più vecchio da quello che si poteva presumere più recente. Io ero stato già avvertito dal vescovo del fatto che il fenomeno si era ripetuto.
[Tornielli, op. cit., p. 49]

 


Il pm Larosa, secondo quanto ricorda lo stesso professore, sottolineò, invece, che le macchie presenti sulla statuina apparivano artefatte, non originandosi dagli occhi:

 

...le macchie "non sembrano avere origine dall’occhio” ma dallo “zigomo” e a sinistra “di poco sopra la palpebra”.
[Lettera del prof. Umani Ronchi a mons. Grillo del 13 giugno 2001, in Caniato, op. cit., p. 100]

 


Il prof. Umani Ronchi avrebbe voluto che si effettuassero due distinti prelievi (sul vecchio e sul presunto nuovo rivolo) ma, con suo disappunto, non si tenne conto del suo parere.

 


Il nuovo prelievo venne effettuato dal dottor Aldo Spinella, della Criminalpol, e determinò la cancellazione di parte dei rivoli presenti, rendendo così impossibile un'analisi obiettiva della presunta nuova macchia.

28 marzo 1995

 

 

Il successivo 4 aprile il professor Umani Ronchi, ospite della trasmissione Misteri su Rai 2, in riferimento alla presunta lacrimazione nelle mani del vescovo, dice: "Autorevoli testimoni mi hanno spiegato che la statuetta ha lacrimato ancora" [Tornielli, op. cit., p. 30].
Il giorno dopo il vescovo conferma al Tg1: "E' vero, la Madonnina ha pianto tra le mie mani" [ibidem].

 

 

Il coinvolgimento emotivo del professor Umani Ronchi e le fantasie di Fabio Gregori

I sostenitori dell’autenticità del fenomeno attribuiscono una certa importanza alla "tenue impressione" (come da lui stesso definita) del professor Umani Ronchi, per rafforzare in qualche modo le (contraddittorie) dichiarazioni del vescovo, della sorella, del cognato e della suora, di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.

 


In realtà, abbiamo visto che il professore, facendo affidamento sui suoi ricordi risalenti ad un mese prima, poteva certamente ricordare in maniera imprecisa quali placche di crosta fossero state asportate e quali no.

 


Peraltro, nei libri scritti dai sostenitori dei fatti di Civitavecchia, viene ripetuto immancabilmente un dato, che non corrisponde a verità: si asserisce che il professor Umani Ronchi fosse un “laico”, nel senso, ovviamente, di “non credente” (e, quindi, naturalmente motivato a portare al massimo lo spirito critico, di fronte ad un suo ricordo che, seppure indirettamente, sembrava avallare un evento prodigioso come la presunta lacrimazione nelle mani del vescovo).

 


Il primo a scriverlo fu lo stesso vescovo, il quale annotava nel proprio diario, il 24 febbraio 1995, un episodio accaduto durante l’analisi radiografica a cui fu sottoposta la statuina:

 

Ad un certo punto, il laico professore Umani Ronchi, ivi presente, mi ha detto: “Monsignore, ha notato quanto fosse bella la statua alla radiografia? Era luminosa; sembrava tutta soffusa da un’aureola”.
[Grillo, op. cit., pp. 51-52]

 


Nell'aprile 1995, nell'intervista al mensile 30Giorni, mons. Grillo afferma:

 

Quando io chiesi al professor Umani Ronchi, che è un laico, non è un cattolico, se la statuina che le (sic) mostravo fosse nelle stesse condizioni di quella da lui esaminata al Gemelli, rispose di no. "Qui è accaduto qualcosa di diverso, c'è una nuova lacrimazione", mi disse.
[Dall'intervista di Lucio Brunelli con mons. Girolamo Grillo pubblicata sul numero di maggio 1995 del mensile 30Giorni, in Tornielli, op. cit., p. 73]

 


Andrea Tornielli parla del "laico Umani Ronchi" [Tornielli, op. cit., p.22]. Riccardo Caniato lo definisce “dichiaratamente laico” [Caniato, op. cit., p. 60]. Per padre Flavio Ubodi, Umani Ronchi è “di convincimenti laici” [Ubodi, Civitavecchia. 25 anni con Maria, Ares, 2020, p. 46].

 


E allora perché, in un'intervista realizzata da Antonello Sette e pubblicata sul settimanale Epoca il 12 marzo 1995, il professor Umani Ronchi, medico legale, sentiva il bisogno di lanciarsi in giustificazioni teologiche per il carattere maschile del sangue rinvenuto sulla statuina?
L'intervistatore domandò: "E il sesso, imprevedibilmente maschile?". Il professore rispose:

 

Sono legato al segreto professionale che mi è imposto dal vescovo mandante. Posso solo dire che l'identificazione del sesso è certa e che, se fosse davvero il sangue di un uomo, nessuna ombra sarebbe gettata sul possibile miracolo. E' Cristo che ha versato il sangue per l'umanità più che la Madonna.
[Dichiarazione del prof. Giancarlo Umani Ronchi, "Epoca", 12/03/1995, in Stefano Rizzelli, I segreti del sacro, Newton Compton, 1999, p. 70]

 


In realtà, solo per ripristinare la correttezza dell’informazione, Umani Ronchi era un cattolico praticante, come da lui stesso dichiarato nel video seguente: si tratta di un’intervista (realizzata dal giornalista free-lance Enzo Coletta) che fa comprendere come la Madonnina di Civitavecchia avesse già toccato l’emotività del professore, in occasione del su citato episodio legato alla radiografia sulla statuina (pur trattandosi di un episodio di per sé banale, come lo stesso professore ammette onestamente):

 

 

Il racconto di Umani Ronchi consente poi, indirettamente, di evidenziare inconfutabilmente la tendenza di Fabio Gregori all’affabulazione.

 


Nel giugno 2016, a 21 anni di distanza dai fatti, Fabio Gregori, infatti, ispirandosi evidentemente al banale episodio raccontato dal vescovo e dal professor Umani Ronchi (ma riferendolo alla Tac e non alla radiografia), dichiara al settimanale di Comunione e Liberazione Tempi:

 

Mentre la statua stava per essere sottoposta alla Tac da un [sic] équipe del Gemelli emanò una luce così potente da illuminare tutta la stanza, abbagliando i medici e i periti presenti.
[Benedetta Frigerio, A casa della Madonnina di Civitavecchia, "Tempi.it", 25/6/2016]

 


La giornalista che ha scritto l'articolo (Benedetta Frigerio, figlia del dottor Luigi Frigerio, il ginecologo co-fondatore dell'Associazione Regina della Pace, costituita negli anni Ottanta da membri di Comunione e Liberazione per studiare con intenti chiaramente apologetici la fisiologia dei veggenti di Medjugorje durante le presunte apparizioni) riporta la dichiarazione senza nessun commento e senza muovere nessuna tra le obiezioni possibili.

 


Va da sé che, nei 21 anni precedenti, nessun medico o perito presente all'esame risulta aver mai dichiarato ciò che Gregori ha affermato.
 

 


Il vescovo scopre che le "lacrimazioni" possono essere effetto di suggestione

I procuratori Antonio Albano e Antonio Larosa dispongono, il 6 aprile 1995, in vista di ulteriori accertamenti, il sequestro preventivo della statuina, che viene collocata, sempre nella residenza del vescovo, in un armadio a cui vengono apposti i sigilli. Lì rimane fino al 18 dello stesso mese, quando il legale della famiglia Gregori, Bruno Forestieri, ottiene il dissequestro.

 


Pertanto, una volta effettuati, alla presenza del commissario capo Luigi Frisina, i rilievi fotografici, che evidenziano la presenza delle stesse macchie di sangue già esistenti al momento del sequestro (quindi nessuna lacrimazione è avvenuta nel frattempo), la statuina viene restituita al vescovo.


 

Il vescovo porta la Madonnina in parrocchia
Il vescovo Grillo con la Madonnina

 

 

Mons. Grillo il 17 giugno 1995 la consegna solennemente alla parrocchia di Sant’Agostino (nelle foto, due momenti della cerimonia): viene collocata in una nicchia in pietra, protetta da un vetro, che riproduce fedelmente quella di casa Gregori (da rilevare che tutto ciò è stato fatto oltre un anno prima che la stessa commissione d'inchiesta diocesana si pronunciasse sul caso).

 


È interessante il fatto che lo stesso vescovo Grillo, il giorno dopo la consegna della statuina alla parrocchia, abbia avuto modo di rendersi conto di quanto fosse facile essere suggestionati dalle macchie presenti sulla statuina.

 


Ci fu infatti una piccola ondata di persone che dicevano di vedere lacrimazioni, di cui, però, non c'era traccia:

 

"Le chiavi della teca blindata sono soltanto due: una ce l'ho io e la seconda la conserva una persona fidatissima. Quindi non sarebbe difficile verificare una nuova, eventuale lacrimazione. Così se non si vede niente attraverso il vetro è inutile continuare a dire sciocchezze. Io sono andato a Sant'Agostino a mezzogiorno e devo dire che non c'è niente di nuovo".
L'ennesimo invito alla prudenza del vescovo di Civitavecchia, monsignor Girolamo Grillo, cade nel vuoto. Alle 13.25, un signore in jeans si affaccia tutto concitato sul sagrato della chiesetta di Pantano: "Venite, venite, la Madonnina ha pianto di nuovo". Partono a razzo quattro troupe: Tg1, Tg2, Tg4, Tg5. "E' vero, è vero - dice Maria Teresa Martini, un'anziana pellegrina di Orte -. Stavo pregando davanti alla nicchia. Quando ho alzato gli occhi una lacrima più rossa delle altre è sgorgata dall'occhio sinistro della statuina e ha percorso la guancia". Gli altri fedeli, una ventina, singhiozzano e recitano ad altissima voce il rosario. [...]
Monsignor Grillo, subito informato, è lapidario: "Non so, sarà l'effetto della luce, il vetro fa brutti scherzi. Succede anche con le telecamere: si può avere l'impressione che le macchie marroni siano più grandi. Invece è tutto come prima".
[Dino Martirano, "La Madonnina ha pianto di nuovo", "Corriere della Sera", 19/6/1995, p. 13]


 

Madonnina di Civitavecchia ripulita

In seguito, la statuina è stata (per quanto possibile) ripulita dei rivoli di sangue. E sono terminate anche le suggestioni di chi credeva di vedere il sangue muoversi (nella foto, tratta dal volume di F. Ubodi, Civitavecchia. 25 anni con Maria, Ares, 2020, un primo piano del volto della statuina, così come appare dopo le operazioni di pulizia).


 

L'esame del DNA non effettuato e l'archiviazione della Magistratura

Dopo la restituzione della statuina al vescovo, la magistratura ha continuato comunque il suo lavoro e il 29 aprile 1995 Fabio Gregori e tutti i suoi parenti diretti di sesso maschile ricevono dalla Procura una convocazione per essere sottoposti ad un prelievo coattivo di sangue, da confrontare con quello rilevato sulla statuina.

 


I Gregori, consigliati dal loro avvocato, si rifiutano e affermano che obbedirebbero solo qualora glielo chiedesse la Chiesa. Presentano ricorso fino alla Corte Costituzionale, che il 9 luglio 1996 sancisce che nessuno può essere costretto a subire un prelievo di materiale biologico.

 


L’avvocato della famiglia, Bruno Forestieri, nel 1996 giustificherà la presa di posizione affermando che “i consulenti della Criminalpol avevano isolato solo 5 polimorfismi comuni al 95% della popolazione mondiale” [Caniato, op. cit., p. 95].

 


Naturalmente, sarebbe ridicolo pensare che gli inquirenti volessero sottoporre i Gregori a un test di questo genere.
Infatti, le cose stanno in maniera diversa.

 


Già il 5 maggio 1995 il Corriere della Sera riportava:

 

Messo a confronto con le tabelle fornite dall'Fbi, il Dna delle lacrime "versate" dalla statuetta è risultato di tipo abbastanza comune: cioè quello che appartiene agli individui di sesso maschile nella percentuale di uno su 50 mila abitanti.
[Dino Martirano, Madonnina: "indaga" il vescovo, "Corriere della Sera", 5/5/1995, p. 17]

 


La polizia, infatti, stava considerando anche un altro parametro, del tutto diverso da quello a cui fa riferimento l'avvocato (ringrazio, per i chiarimenti scientifici di ordine generale fornitimi, nel febbraio 2009, uno dei principali laboratori specializzati in Genetica e Biologia Molecolare a livello internazionale, il Genoma di Roma, nella persona della cortese dott.ssa Maura Menaglia).
Nella propria perizia, resa nota dalla procura il 15 aprile 1995, il dottor Spinella, capo della sezione Indagini biologiche della Criminalpol, scrive:

 

Nei nostri laboratori siamo andati oltre il Dna nucleare individuato dai professori Umani Ronchi e Fiori, e abbiamo determinato quello mitocondriale. Confermo le sue caratteristiche maschili. Si tratta di un Dna abbastanza diffuso, diciamo uno a 50.000.
[Caniato, op. cit., p. 87]

 


A questo punto, il prof. Umani Ronchi (designato come uno dei periti per il caso dalla Procura, su indicazione della Curia) dichiara:

 

Sono molto, molto perplesso. Eravamo d'accordo che ci si dovesse sentire per questi esami. Il dottor Spinella era soltanto il consegnatario del sangue prelevato dalla Madonnina, sul quale avremmo dovuto poi effettuare insieme i test. Vengo invece a sapere dai giornali che questi esami sarebbero già stati consegnati alla magistratura.
[Dichiarazione del prof. Giancarlo Umani Ronchi, in Tornielli, op. cit., p. 38]

 


In ogni caso, "il 27 maggio i tre periti Spinella, Fiori e Umani Ronchi, abbandonate le polemiche, consegnano la perizia alla Procura" [ivi, p. 42].

 


Il dottor Spinella ha ribadito, anche molti anni dopo, quanto già detto all'epoca: essendo stato sequenziato ed estratto il DNA mitocondriale della traccia di sangue, il confronto avrebbe fornito risultati attendibili.
Ecco, ad esempio, alla fine del seguente breve video, quanto da lui dichiarato nel corso di un'intervista realizzata da Elisabetta Castana per la trasmissione di Rai 3 La Storia siamo noi (21 marzo 2013):

 

 

 

La Procura, non potendosi procedere al prelievo di sangue ed essendosi ormai arenata l’inchiesta, archivia il caso il 16 ottobre 2000.

 


Il giornalista Antonio Socci, sostenitore dei fatti di Civitavecchia (e di Medjugorje), scrive [sottolineatura mia]:

 

[...] la magistratura ha dichiarato chiusa l’ inchiesta, spazzando via tutti i sospetti di imbroglio e le accuse (il 16 ottobre del 2000 la magistratura ha archiviato il procedimento relativo al presunto abuso).
[Antonio Socci, I segreti di Karol Wojtyla, Rizzoli, 2009, p. 190]

 


Non è stato spazzato via nulla, nella maniera più assoluta.

 


Già il 30 aprile 1995 sul Corriere della Sera si leggeva [sottolineatura mia]:

 

Fabio Gregori, proprietario della statuina della Madonna che ha pianto sangue non vuole sottoporsi al test del DNA da comparare con quello versato dalla Madonna. Per mancanza di prove cadrebbe il reato di truffa.
[Dino Martirano, No all’esame del DNA, “Corriere della Sera”, 30/4/1995, p. 13]

 


Va da sé che le lacrimazioni notate da alcuni testimoni, ma smentite dagli esami stratigrafici, per la Procura giuridicamente non esistono (per il decreto di archiviazione, "le lacrimazioni notate da altre persone informate sui fatti [...] debbono ricondursi o ad un fatto di suggestione collettiva o ad un fatto soprannaturale" [Caniato, op. cit., p. 91]).

 


E' pertanto ovvio che, in relazione ad esse, non si possa nemmeno contemplare l'ipotesi del dolo da parte dei Gregori.
Completamente diverso è il discorso per le presunte lacrimazioni che hanno lasciato le tracce sulla statuina. Per queste, non si può assolutamente dire che sia stato escluso il dolo. Semmai, non è stato possibile accertarne l'eventuale presenza.
Come si potrebbe escluderlo, visto che non si è potuta effettuare la prova del DNA, che mirava appunto a verificare l'ipotesi del dolo?

 


Già l’8 aprile 1995 il procuratore, dott. Antonio Albano, aveva dichiarato a La Repubblica:

 

Non dimentichiamo che le prove di questo miracolo sono solo le testimonianze.
[Voglio solo evitare raggiri, "La Repubblica", 8/4/1995]

La seconda statuina e le essudazioni

Gregori con la seconda statuina

Fabio Gregori accanto alla nicchia che dall'aprile 1995 contiene una copia della statuina (donata alla famiglia dal cardinale Andrzej Deskur)

 

Coerentemente con lo schema ricorrente, documentato nella prima parte del presente articolo, presunti fenomeni di questo tipo sono di norma incentrati non su un'immagine sacra ma sui suoi proprietari.
Così, nel settembre 2013, Fabio Gregori racconta al giornalista Luciano Regolo che un parrocchiano aveva lasciato in custodia alla sua famiglia una statua di padre Pio e che "un giorno dall'effigie del frate stigmatizzato erano scese all'improvviso delle lacrime [...]" [L. Regolo, Le lacrime della Vergine, Arnoldo Mondadori Editore, 2014, pp. 74-75].

Non basta. A partire dal settembre 1995 una copia della statuina di Medjugorje, anche questa di proprietà dei coniugi Gregori, in determinate occasioni trasuderebbe (in diversi punti) quello che, a seguito di analisi condotte dal prof. Angelo Fiori nel luglio 2002, è risultato "un liquido contenente sostanze aromatiche quali terpeni e sesquiterpeni di probabile origine vegetale" [Ubodi, La Madonna di Civitavecchia, cit., p. 46].

 


Secondo quanto riferito da mons. Grillo, che commissionò le analisi, "non si trattava di olio, ma di un'essenza, il cui DNA non era né di natura umana, né di natura animale; probabilmente di natura vegetale, contenente moltissimi profumi" [Intervista sulla Madonnina a monsignor Grillo, in "Non dimenticare i gemiti di tua Madre", "Rivista Diocesana", Civitavecchia, 2005, pp. 27-28, ripresa in Ubodi, La Madonna di Civitavecchia, cit., p. 49].

 


A proposito della natura di questo liquido, Fabio Gregori in alcune interviste ha aggiunto qualche particolare mirabolante, che però non trova alcun riscontro nelle più affidabili fonti appena citate.

 


Restando ai dati di fatto, dunque, sembrerebbe trattarsi di un olio essenziale o di una miscela di oli essenziali (che non sono oli nel senso comune del termine). Ecco come li definisce l'Enciclopedia Treccani:

 

Sostanze odorose (dette anche oli eterei od oli volatili o essenze) ricavate da organismi vegetali [...]. Chimicamente risultano da miscele di diversi composti organici [...]. [Tra gli idrocarburi] i più frequenti e abbondanti sono i terpeni e i sesquiterpeni.
[Oli essenziali, in Enciclopedia Treccani]

 


Le diverse tipologie di oli essenziali sono comunemente utilizzate da estetiste e parrucchiere, così come nelle erboristerie e nel giardinaggio per proteggere i vegetali dall’attacco dei parassiti e contribuire ad attirare gli insetti utili all’impollinazione (potenzialmente sospetto il fatto che la moglie di Fabio, Anna Maria, fosse impiegata presso le serre "Albani e Ruggieri" di Civitavecchia [cfr. Tornielli, op. cit., p. 15] e fosse anche stata parrucchiera [cfr. Regolo, op. cit., p. 26]).

 


Talvolta il gocciolamento è stato osservato, invece, sulle foglie di edera che circondano la nicchia. Si tenga presente che questi oli hanno un punto di fusione basso:

 

Gli oli essenziali a 15 °C sono quasi tutti liquidi; raffreddandoli si ha la separazione di una parte solida.
[Oli essenziali, in Enciclopedia Treccani]

 


Pertanto, volendo avanzare un'ipotesi esplicativa razionale, un panetto di olio solidificato, eventualmente nascosto tra le fitte foglie, ad un certo punto si scioglierebbe naturalmente.

 


Tornando alla statuina, padre Ubodi specifica:

 

Da notare però che è sempre la stessa statuina ed è sempre presente la famiglia Gregori.
[Ubodi, La Madonna di Civitavecchia, cit., p. 47]

 


Quindi, la prima statua, una volta resa inaccessibile in chiesa (dove si trova dal giugno 1995), non ha più presentato presunti fenomeni. Mentre questi sono iniziati (durando tuttora, anche se senza regolarità) su un'altra statua alla quale i Gregori hanno accesso.

 


Peraltro, come sempre purtroppo accade in questi casi, non sono mai stati interpellati dei prestigiatori illusionisti, cioè dei professionisti esperti in trucchi.

 


Un possibile trucco (la cui efficacia è stata dimostrata da Luigi Garlaschelli del Cicap) è questo: si praticano dei graffietti sulla statua in modo da far saltare, in quei punti, lo smalto (poi, eventualmente, si coprono le scalfitture con del gesso che rimarrà non smaltato) e si inocula con una siringa il liquido nella statua: il gesso si impregnerà e il liquido inizierà a fuoriuscire dai punti privi di smalto.

 


Naturalmente, è solo un'ipotesi: bisognerebbe esaminare la statuina per verificare se, nel caso in questione, le cose possano stare effettivamente così.

 


L'illusionista Alfredo Barrago, intervistato il 2 febbraio 1999 dall'emittente Sardegna 1, dichiarò: "Ci sono almeno una cinquantina di modi che io conosco, metodi, insomma trucchi, per farla piangere [una statua]" [minuto 02:18 del video]:

 

 

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Marco Corvaglia

Pagina pubblicata il 4 ottobre 2008. Ultimo aggiornamento: 24 marzo 2020

 

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