
Ricostruire la realtà
Archivio di ricerca di Marco Corvaglia
Medjugorje: risposte alle obiezioni apologetiche di Saverio Gaeta
di Marco Corvaglia
Pubblicato: 30 giugno-7 luglio 2020
DOI: https://doi.org/10.17613/fzsc9-nmn28
Fa parte di: L'illusione di Medjugorje

Saverio Gaeta.
Nel giugno 2020 il noto giornalista e saggista cattolico Saverio Gaeta, da molti anni aperto sostenitore di Medjugorje, ha pubblicato, con la principale casa editrice cattolica italiana, San Paolo, il volume Medjugorje. La vera storia, così descritto nella quarta di copertina: “Il racconto dettagliato di 40 anni e le risposte alle obiezioni dei critici".
Le obiezioni che mi vengono personalmente rivolte sono marginali. Le esporrò qui di seguito, con le mie contro-argomentazioni.
Naturalmente, se Saverio Gaeta avrà delle puntualizzazioni da fare, le pubblicherò, aggiornando le pagine.
Nel marzo 2018, Gaeta volle contattarmi, da studioso a studioso, ed espresse questa considerazione: "Anche se siamo su posizioni contrastanti, ritengo che operiamo ambedue in buona fede" (lo ringrazio per questo riconoscimento e anche per avermi ora espressamente dato il permesso di pubblicare questo frammento di comunicazione privata intercorsa tra di noi).
Passiamo ora in rassegna le obiezioni di Saverio Gaeta.
1. Il primo giorno
Oltre al "veggente" Ivan Dragićević, nella storia delle "apparizioni" di Medjugorje, ma solo nel primo giorno, è entrato un altro Ivan, di cognome Ivanković (21 anni), che però il giorno dopo non tornò sul Podbrdo (la collina delle apparizioni) e non entrò nel gruppo dei "veggenti".
Secondo la "veggente" Vicka, tuttavia, anche lui, in quel primo giorno, vide "qualcosa": "una cosa tutta bianca che gira" [S. Kraljevic, The Apparitions of Our Lady at Medugorje, Franchiscan Herald Press, 1984, p. 8].
I sostenitori di Medjugorje danno molto peso a questa dichiarazione di Vicka, perché, se corrisponde al vero, ritengono che costituisca una conferma della veridicità del fenomeno.
In realtà, come ho documentato nel mio libro, gli autori (sostenitori di Medjugorje) che all'epoca ebbero occasione di parlare con Ivan Ivanković (segnatamente, padre Ljudevit Rupčić e padre René Laurentin) lasciano chiaramente intendere che lui non vide nulla di significativo (cfr. René Laurentin, Ljudevit Rupčić, La Vierge apparaît-Elle à Medjugorje ?, O.E.I.L., 1984, p. 35; René Laurentin, Dernières nouvelles des apparitions de Medjugorje, O.E.I.L., 1984, p. 10).
Del resto, Ivan Ivanković non tornò sul luogo delle apparizioni il giorno dopo perché - disse la stessa Vicka - "non ha voluto avere nulla a che fare con noi monelli" [J. Bubalo, Mille incontri con la Madonna, EMP, 1986, p. 26].
Già tutto questo sembrerebbe sufficiente. Tuttavia, nel mio libro ho aggiunto anche quanto segue:
Per di più, grazie a padre Sivrić sappiamo che il 18 maggio 1986 un altro francescano, che diventerà amico di Mirjana (di cui celebrerà il matrimonio con Marko Soldo), Milan Mikulić, chiese a Ivan Ivanković se avesse visto la Madonna e quello rispose: «Le ho detto ieri che non l’ho mai vista!» [Marco Corvaglia, La verità su Medjugorje. Il grande inganno, Lindau, 2018, p. 24]
Saverio Gaeta scrive che io presento questa come una "pistola fumante" (a dire il vero, la presento invece come informazione di contorno, come si comprende anche dalla locuzione iniziale "per di più"), e sostiene che la notizia non appare affidabile. Infatti Gaeta fa notare il particolare che padre Sivrić non apprese la notizia direttamente da padre Mikulić, bensì da un testimone che lo stesso Sivrić definisce "affidabile".
Inoltre, l'affermazione di Sivrić - scrive testualmente (sbagliando) Gaeta - "è al condizionale" [S. Gaeta, Medjugorje. La vera storia, San Paolo, 2020, p. 20] (quindi: "avrebbe chiesto a Ivan", come ad indicare un fatto ipotetico e non verificato). In realtà, come vedremo, Saverio Gaeta ha confuso due tempi e modi verbali differenti della lingua francese.
Ecco una riproduzione della fonte (Ivo Sivrić, La face cachée de Medjugorje, Psilog, 1988, p. 177):

Gaeta traduce così (corsivi suoi):
«Un testimone affidabile (chi è?, nda) m'informa che a Pentecoste, quando padre Milan Mikulic avrebbe chiesto a Ivan, se lui avesse visto la Gospa...» [Gaeta, Medjugorje, cit., p. 20]
Ovviamente, noi abbiamo questa notizia grazie a padre Sivrić perché lui ce l'ha data. Se ci fidiamo di lui come studioso, ci fidiamo anche delle fonti che lui ritiene affidabili. Se non ci fidiamo di lui, non ci fidiamo nemmeno delle fonti che lui ritiene affidabili.
Inoltre, nel 1989 Sivrić pubblicò anche la traduzione inglese del suo libro (The Hidden Side of Medjugorje, Psilog) e non risulta che padre Milan Mikulić (defunto nel 1997) abbia mai smentito l'informazione che lo riguardava.
Peraltro, l'informazione ricevuta da Sivrić (che scrive nel 1988) risale evidentemente all'immediatezza dei fatti, in quanto nel testo originale l'espressione francese m'informa contiene il verbo informer al passato remoto (passé simple), che non significa quindi in italiano "m'informa" (come ha tradotto Saverio) ma "mi informò".
Rimanendo in tema di traduzione, come accennavo, Saverio Gaeta ha confuso l'indicativo trapassato remoto (passé antérieur) del verbo demander, effettivamente usato da Sivrić (eut demandé; letteralmente: ebbe chiesto), con il condizionale passato (che invece in francese sarebbe stato: aurait demandé: avrebbe chiesto).
So quanto sia complesso scrivere un saggio documentato e quanti potenziali rischi si annidino in ogni dove. Quindi, non polemizzo: errare è umano. Non posso però esimermi dal fare una riflessione su quanto sia enormemente più difficile stare dalla parte dove mi trovo io.
Saverio Gaeta potrà contare sulla comprensione di tutti (me compreso) per questi errori di traduzione. Ma se li avessi fatti io...
Il grosso del pubblico ascolta di buon grado ed "ama" chi gli dice ciò che desidera sentirsi dire. Di conseguenza, nutre sentimenti opposti per chi dice cose opposte.
La seconda obiezione di Saverio Gaeta, formalmente, sembra essere rivolta al fisico del CNR Valerio Rossi Albertini, di cui nel mio libro riporto una dichiarazione, relativa alle rilevazioni da lui condotte a Medjugorje, per conto della RAI, nel 2010. Ma, in sostanza, l'obiezione è rivolta anche a me, che riporto le dichiarazioni dello scienziato "senza manifestare alcuno stupore" [Gaeta, op. cit., p. 29].
Quali enormità avrebbe detto Rossi Albertini?
Avendo puntato delle apposite attrezzature verso il Podbrdo (la collina delle prime apparizioni), fornì questo resoconto (tratto dalla trasmissione La storia siamo noi, andata in onda su RAI 2 il 20 gennaio 2011):
Nel punto di contatto tra il crinale della collina e lo sfondo del cielo, in alcuni fotogrammi, ad alcuni istanti, si registra un’intensità superiore a quella dello sfondo del cielo, a testimoniare – tradotto in termini più comprensibili – che c’è una luminosità eccedente, un bagliore, che effettivamente è stato registrato dagli strumenti di misura. Molto probabilmente questo fenomeno può essere giustificato in termini di correnti d’aria che producono delle variazioni di temperatura sulla sommità delle colline, e a variazioni di temperatura corrispondono anche variazioni delle proprietà ottiche dell’aria.
Riportata tale dichiarazione, Saverio Gaeta commenta: "E sarebbe questa la spiegazione di quanto raccontato dai veggenti?" [ibidem]
In una comunicazione privata inviatami il 30 giugno 2020 (dopo la pubblicazione della presente pagina), Gaeta ha aggiunto:
La questione riguarda ciò che ho posto in corsivo: “in alcuni fotogrammi, ad alcuni istanti”. Normalmente ci sono 24-25 fotogrammi al secondo. Alcuni fotogrammi quanto possono durare? Uno-due decimi di secondo? Sarebbe un flash di questo tipo l’innesco di una vicenda di tal genere? Francamente a me sembra una spiegazione totalmente assurda e, poiché so che tu ragioni su quanto scrivi, ho segnalato il mio stupore per una tale citazione nel tuo libro.
Bisogna dire che il povero Rossi Albertini, da scienziato, sta semplicemente riferendo quello che le attrezzature hanno registrato e sta formulando una plausibile spiegazione scientifica: nulla di più.
Quanto al sottoscritto, è necessario ricordare e premettere, per i lettori che conoscono meno approfonditamente la vicenda, che la prima presunta apparizione si svolse in due fasi ben distinte: nella prima, l'unica a "vedere" è Ivanka, che lo dice a Mirjana, la quale non le dà retta. Ivanka non insiste e le due vanno via:
Mentre stavamo tornando a casa, per qualche ragione ho guardato verso la collina e ho visto una figura luminosa. Ho detto: «Mirjana, guarda, la Madonna!». Mirjana ha scosso la mano e ha detto: «Ma dai! Pensi che la Madonna apparirebbe a noi?». E abbiamo continuato a camminare verso casa. [Kraljevic, op. cit., p. 7]
In realtà, se le cose sono andate più o meno così, è presumibile che Mirjana abbia quanto meno dato uno sguardo, come farebbe istintivamente qualunque essere umano, non vedendo però evidentemente nulla di significativo. E la stessa Ivanka, evidentemente, non era troppo convinta.
La citazione di Rossi Albertini è stata da me, in maniera del tutto ipotetica, messa in relazione solo con questo primo momento (e quindi con la sola Ivanka).
Di conseguenza, ne ho parlato solo come di un possibile "innesco" (la parola testualmente da me usata), quindi uno spunto, da cui potrebbe essere nata la vicenda. In sostanza, una genuina e momentanea impressione di Ivanka (peraltro traumatizzata dalla recente morte della madre) potrebbe aver costituito l'occasione, la suggestione, l'idea, su cui è poi stato costruito tutto il resto.
Infatti, ciò che ho scritto è:
Se Ivanka ha realmente percepito qualcosa, a livello puramente ipotetico l’innesco potrebbe essere stato dato da un fenomeno naturale che è stato rilevato dal fisico del CNR Valerio Rossi Albertini, puntando a lungo la sua strumentazione verso il Podbrdo. [Corvaglia, op. cit., p. 16]
Anche dei bagliori di mezzo secondo potrebbero forse averla suggestionata in quel momento (vale la pena anche notare che, nell'immaginario collettivo e nella storia locale, quelle alture erano già legate a presunte apparizioni della Madonna, beffardamente organizzate per prendersi gioco dei credenti, come ricordò, a don Pietro Zorza, Jozo Zovko, il parroco di Medjugorje, il quale riferì che "il comunismo subito dopo la guerra accendeva luci sulle montagne dicendo che era la Madonna e poi quando la gente era là mostravano il trucco incolpando la Chiesa e i preti..." [P. Zorza, Cari figli, grazie per aver risposto alla mia chiamata, Eurostampa, 1991, p. 100]).
Circa un'ora dopo, ci sarà la presunta apparizione condivisa da Ivanka, Mirjana e dagli altri "veggenti" del primo giorno.
Pertanto, non ho mai asserito che il fenomeno registrato da Rossi Albertini sia "la spiegazione di quanto raccontato dai veggenti".
2. Veggenti ignari di apparizioni?

Nel suo libro, Saverio Gaeta contesta il mio scetticismo (che ritengo ampiamente argomentato) nei confronti delle dichiarazioni dei "veggenti" allorquando essi sostengono che, all'epoca, non avevano mai sentito parlare di apparizioni della Madonna (e quindi - a loro dire - non potevano inventare un'apparizione).
Alcuni sostenitori di Medjugorje ritengono che a rendere credibili queste dichiarazioni sarebbe il fatto che la Jugoslavia era retta da una dittatura di stampo comunista, ispirata quindi ai principi dell'ateismo di Stato.
Il ragionamento sembra filare, ma è solo un'apparenza.
Il regime jugoslavo (a differenza di altri regimi comunisti dell'Est Europa) tollerava le religioni: c'erano quindi (in ambito cattolico) i vescovi, i preti, i frati, le suore, le parrocchie, il catechismo, i libri religiosi (compresi quelli sulle apparizioni mariane, ad esempio: Bozidar Nagy, Lurd: susret neba i zemlije [Lourdes: dove il cielo e la terra si incontrano], Zagabria, 1979; Josip Sukner, Veliki znak. Ukazanja i poruke Presvete Djevice [Il grande Segno. Apparizioni e messaggi della Vergine Beata], Zagabria 1975; periodici religiosi con tirature di decine di migliaia di copie (su tutti, Glas Koncila [La Voce del Concilio]).
Il regime faceva perfino edificare nuove chiese. Lo stesso Saverio Gaeta, rievocando la storia della chiesa di San Giacomo di Medjugorje, ricorda ai suoi lettori che essa fu completata tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta del secolo scorso e che "nello stesso periodo furono costruite anche le tre chiese filiali: a Šurmanci nel 1964, a Vionica nel 1969 e a Miletina nel 1970" [Gaeta, Medjugorje, cit., p. 6, n. 2].
Saverio Gaeta crede alle dichiarazioni dei "veggenti" e scrive:
Ha obiettato Corvaglia: «A Medjugorje si recitavano quindi regolarmente Rosari in tutte le famiglie e si andava a messa ogni domenica, ma non si sentiva parlare di Lourdes e Fatima? Chi potrebbe crederci?» Leggiamo però cosa scrive il suo collega Bouflet [critico nei confronti di Medjugorje, n.d.a.]: «Una inchiesta realizzata con 300 persone è rivelatrice: a 213 fra loro, questo nome [Medjugorje] non dice nulla».
Se è realistico che nella democratica Francia oltre i due terzi di questi intervistati non conoscevano l'esistenza di Medjugorje, dopo ben diciassette anni di apparizioni, come si fa ad affermare con certezza che invece nel 1981, in quello sperduto paesino della Jugoslavia comunista, sei adolescenti dovevano per forza conoscere Lourdes e Fatima? [Ivi, pp. 33-34]
Premesso che non era necessario che tutti e sei conoscessero Lourdes o Fatima (sarebbe anche bastato uno o alcuni di loro), lasciamo comunque rispondere padre Jozo, il parroco di Medjugorje all'epoca dell'inizio delle "apparizioni".
Ricordando il suo primo colloquio con la "veggente" Mirjana (avvenuto tre giorni dopo la prima "apparizione") dirà, nel libro-intervista con Sabrina Cović:
Mi stupii che non avesse mai sentito parlare di Lourdes e di Fatima, e le prestai un libro tradotto in croato affinché lo leggesse. [Sabrina Covic, Incontri con Padre Jozo, Sakramento, 2006, pp. 53-54]
Se padre Jozo si stupisce, vuol dire che era normale che un adolescente cattolico jugoslavo conoscesse Lourdes e Fatima.
Pertanto, se, dopo essere diventato "veggente", un adolescente cattolico jugoslavo dice che non conosceva Lourdes o Fatima, questo è sospetto.
Se più adolescenti cattolici jugoslavi, dopo essere diventati "veggenti", dicono che non conoscevano Lourdes o Fatima, questo è molto sospetto.
È semplice.
Il paragone statistico e probabilistico fornito da Saverio Gaeta tra la scarsa conoscenza (effettiva) di Medjugorje in Francia e la (ipotetica) scarsa conoscenza di Lourdes e Fatima nella ex Jugoslavia, inoltre, non può stare in piedi, per motivi logici.
Per cominciare, è evidente che Lourdes e Fatima sono sempre state conosciute molto più di Medjugorje. Se proprio sentiamo la necessità di ricorrere a dei dati numerici, basta utilizzare Google Trends (lo strumento che fornisce i dati sulle ricerche che vengono fatte dagli utenti nel motore di ricerca di Google). Questi sono i risultati che si ottengono considerando le ricerche effettuate in tutto il mondo dal 1 gennaio 2004 (prima data disponibile) al 30 giugno 2020:

Come si vede, Lourdes e Fatima hanno una popolarità più che sestupla rispetto a quella di Medjugorje. Quindi, non si possono confrontare la conoscenza di Lourdes e Fatima, da una parte, e quella di Medjugorje, dall'altra, come se fossero due variabili omogenee.
Tanto meno si possono paragonare le due nazioni, le cui differenze vanno nel senso esattamente contrario a quello espresso da Saverio Gaeta, che sottolinea l'opposizione "democratica Francia" - "Jugoslavia comunista".
La Francia è notoriamente uno dei Paesi al mondo in cui è più alto il tasso di disinteresse verso la religione. Da un sondaggio condotto nel 2006 da Harris Poll e Financial Times risultò che il 64% dei francesi si dichiarava agnostico oppure ateo. Secondo un sondaggio del 2018, i cattolici praticanti in Francia sono il 13% della popolazione.
Quindi, se nel 1998 più di due terzi dei francesi intervistati non avevano mai sentito nominare Medjugorje, questo dato non può minimamente essere usato come termine di paragone per stimare la possibilità che Lourdes o Fatima fossero conosciute da un adolescente cattolico della parrocchia di Medjugorje.
E qual era, invece, il livello di religiosità (e di cattolicità) a Medjugorje, nella Jugoslavia comunista, nel 1981?
Facciamocelo dire dalla "veggente" Mirjana, che scrive nella propria autobiografia:
Ancor prima che iniziassero le apparizioni, in quasi tutte le famiglie si recitava il Rosario ogni sera... [Mirjana Soldo, Il mio cuore trionferà, Dominus Production, 2016, pp. 51-52]
Per usare un termine di paragone, certamente nessuno potrebbe dire che, ad esempio, nella cattolicissima Italia, all'inizio degli anni Ottanta, si recitasse questa preghiera in tutte le case.
Si sarà capito, a questo punto, che il regime politico non c'entra assolutamente nulla con la conoscenza di Lourdes e Fatima da parte dei "veggenti". Checché ne dica, nel 2001, la stessa Mirjana, quando cerca di rafforzare la sua affermazione con una palese bugia, destinata all'ingenuo pubblico italiano (sottolineatura mia):
Non sapevo nulla né di Lourdes né di Fatima, perché non si potevano leggere libri religiosi. [Riccardo Caniato, Vincenzo Sansonetti, Maria, alba del terzo millennio, Ares, 2005, p. 439]
Non si potevano leggere libri religiosi?
Bisognerebbe ricordare a Mirjana qualche passo del suo primo colloquio con padre Jozo, registrato su nastro, del 27 giugno 1981:
Padre Jozo: Leggi libri religiosi?
Mirjana: Ne ho letti alcuni. [Daria Klanac, Aux sources de Medjugorje, Sciences et Culture, 1998, p. 82; James Mulligan, Medjugorje. The First Days, Boanerges Press, 2013, p. 78]
Pochi secondi dopo, Mirjana aggiunse anche:
Ho letto anche La Bibbia è davvero parola di Dio? Amo leggere la Bibbia. [Klanac, op. cit., p. 83; Mulligan, op. cit., p. 78]
È evidente che la realtà è esattamente opposta a quella che viene ora descritta. Se c'era un posto nel mondo in cui era più probabile che un ragazzo fosse stimolato ad inventare un'apparizione, negli anni Ottanta del secolo scorso, questo era probabilmente proprio la rurale Erzegovina, nell'ex Jugoslavia.
Si osservi, infine, questo dipinto, intitolato Gospa iznad Međugorja (La Madonna su Medjugorje):

All'epoca dell’inizio del fenomeno di Medjugorje, questo dipinto naif (120 x 80 cm.) si trovava sopra il portone d’ingresso della parrocchia di Medjugorje. Risale al 1974 ed è opera di un parrocchiano, pittore dilettante, Vlado Falak, di Šurmanci. Come si vede, la Madonna è raffigurata mentre scende su Medjugorje.
Non trascurabile come possibile innesco di una suggestione per un gruppo di adolescenti, considerando che lo vedevano ogni domenica prima di uscire dalla chiesa (ma naturalmente per i sostenitori si tratta invece di un dipinto profetico).
A metà degli anni ’90, la guida spirituale dei veggenti, padre Slavko Barbarić, stranamente, farà trasferire il dipinto profetico nel vicino villaggio di Vionica, donandolo alla cappella della Comunità delle Sorelle della Famiglia Ferita, guidata dalla nipote (figlia della sorella) ed ex suora francescana Josipa Kordić, dove tuttora si trova [cfr. anche Gianfranco Fagiuoli, La Madonna ci ha parlato, ho cercato di abbracciarla, «La Domenica del Corriere», anno 83, n. 39, 26/9/1981, p. 20 e Paolo Brosio, I misteri di Maria, Piemme, 2016, p. 53].
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In data 2 luglio 2020, Saverio Gaeta mi ha cortesemente inviato il seguente commento:
Riguardo alla terza questione ho l'impressione che dobbiamo limitarci a mantenere le nostre contrapposte opinioni, poiché di fatto i nostri ragionamenti si basano sulle ipotesi che rispettivamente ci sembrano più vicine al nostro convincimento.
3. Il regime comunista e il vescovo
Scrive Saverio Gaeta, nel suo libro pubblicato con le edizioni San Paolo:
Il saggista critico Marco Corvaglia intitola una parte del suo ultimo libro: «Persecuzioni? Non nei confronti dei veggenti», e subito dopo sostiene invece l'idea che «l'opposizione [a Medjugorje] di Žanić [il vescovo locale] costituì un atteggiamento che non solo non compiaceva il governo, ma era addirittura ad esso sgradito». [Gaeta, Medjugorje, cit., p. 101]
Al di là del fatto che, ponendo le cose in questi termini, si stanno accostando fatti che si collocano chiaramente su piani temporali diversi, Gaeta evidentemente ritiene invece che i veggenti siano stati perseguitati e che il vescovo non si sia opposto ai voleri del regime.
Pertanto, mi contesta con tono deciso le su riportate affermazioni, con le seguenti argomentazioni:
Basti citare la Commissione vaticana di inchiesta su Medjugorje, che ha analizzato per quattro anni quegli eventi e ha potuto consultare numerosi documenti riservati: «Sono intervenute, poi, anche le autorità comuniste. Durante gli interrogatori che sono seguiti, i presunti veggenti sono stati esposti a delle minacce gravi. Resistono comunque e non negano minimamente quanto hanno sperimentato. Esistono delle testimonianze che ci sia stata una pressione sul vescovo». [Ibidem]
Eppure, in un libro pubblicato quattro mesi prima, lo stesso Gaeta, di fronte a delle macroscopiche incongruenze, aveva riconosciuto "un difetto nella composizione della Commissione, con l’assenza di un esperto nella storia della manifestazione mariana di Medjugorje, in grado di tenere le fila della ricostruzione proposta nelle testimonianze dei protagonisti" [Gaeta, Dossier Medjugorje, Edizioni San Paolo, 2020, p. 65].
Ma stiamo ai fatti.
Riguardo alla prima settimana del fenomeno (cioè l'ultima settimana di giugno 1981) e ad alcune minacce ricevute dai "veggenti" da parte di singoli agenti della polizia, ho scritto:
I ragazzi non sembrano aver preso troppo sul serio certe minacce e non si può dire che abbiano sbagliato, visto che non sono mai stati assunti provvedimenti severi contro di loro, né contro i loro genitori, i fratelli e le sorelle. [Corvaglia, op. cit., p. 58]
Nella sostanza, anche Saverio Gaeta ammette le mie parole conclusive, ma commette un grave errore nella logica argomentativa, come ora vedremo.
Il 30 giugno 1981, i "veggenti" dissero che le apparizioni sarebbero durate solo altri tre giorni. Come si sa, non si sono invece mai interrotte da allora. Trattando di questa questione, Gaeta scrive:
Un dato di fatto è che la notizia che l'apparizione sarebbe durata soltanto altri tre giorni fece astenere le autorità di polizia dal prendere seri provvedimenti nei confronti dei veggenti, portando a compimento le minacce di incarcerazione o di internamento nell'ospedale psichiatrico. [Gaeta, Medjugorje, cit., p. 127]
Il dato di fatto, storico ed obiettivo, è più semplice ed essenziale: non furono mai presi "seri provvedimenti nei confronti dei veggenti". Stop.
Per il resto, se le autorità avessero - come sostiene Gaeta - cambiato idea di fronte al preavviso di fine apparizioni del 30 giugno, è evidente che sarebbero poi tornate all'idea precedente una volta constatato, il 4 luglio, di essere state prese in giro (dato che le "apparizioni" sono continuate).
Quindi, in realtà, i "seri provvedimenti" non li hanno presi, per il semplice fatto che... non hanno mai ritenuto opportuno prenderli.
Passando poi ad esaminare la situazione nella seconda metà dell'anno 1981, ho scritto:
Le autorità aspettarono ben un mese e mezzo prima di mostrare una certa risolutezza: a metà agosto, in coincidenza con l’emanazione di un vero e proprio divieto di accesso al Podbrdo, attuato grazie alla presenza costante di agenti di polizia (che rimarranno di guardia per sei mesi), ci fu in effetti un inasprimento delle misure repressive, che però non toccò direttamente i ragazzi. [Corvaglia, op. cit., pp. 58-59]
Bisogna sottolinearlo: in questa fase di massima ostilità, non fu fatto praticamente nulla ai ragazzi. Uno dei motivi, ce lo spiega la stessa "veggente" Mirjana (che, terminate le vacanze estive, tornò a Sarajevo, dove abitava e dove fu l'unica ad avere degli obiettivi fastidi):
La città era piena di comunisti incalliti, mentre la maggior parte dei poliziotti di Medjugorje era cattolica e credeva nelle apparizioni. [Mirjana Soldo, Il Mio Cuore Trionferà, Dominus Production, Firenze 2016, p. 136]
Il "veggente" Ivan, intervistato da Krešimir Šego, caporedattore del mensile Glasnik mira (edito dal Centro informativo Mir di Medjugorje), dice:
La cosa che mi pesava di più era il maltrattamento dei miei genitori, cercavano di spaventarli, li minacciavano, e non avendo avuto successo con queste cose tentavano di corromperli. Affinché noi dicessimo di aver inventato tutto. Promettevano mari e monti per piegarli. [Krešimir Šego, I veggenti raccontano, Medjugorje 2011, p. 94]
Non sembra un granché come persecuzione. Del resto, Vicka, anche lei intervistata da Šego, risponde:
Né io, né gli altri veggenti abbiamo avuto problemi con le autorità, ma sono state loro ad avere problemi con noi. [Ivi, p. 111]
Più chiaro di così…
Né furono impediti i pellegrinaggi. Scriveva il francescano Marijan Ljubić, che seguì da vicino i fatti di Medjugorje sin dai primi giorni e fu autore del primo libro in assoluto mai pubblicato su Medjugorje (Erscheinungen der Gottesmutter in Medjugorje, Miriam Verlag, 1982):
Nessuno può dire con certezza quanti pellegrini si siano già recati a Medjugorje. È comunque certo che alla fine di ottobre del 1981 si era già superato il mezzo milione. [Marijan Ljubić, André Castella, Medjugorje. Dernière invitation à la prière et à la conversion, Parvis, 1986, p. 37]
Questo video documenta il notevole afflusso di pellegrini nel giugno del 1982:
Al governo, delle apparizioni, in sé, non interessava nulla. La preoccupazione era che l'apparizione fosse stata escogitata dai francescani (storicamente vicini alle posizioni dei nazionalisti croati, gli ustascia) per iniziare a dare celesti messaggi indipendentisti (la Jugoslavia era una federazione di sei repubbliche).
Pertanto, ci furono solo delle (gravissime) azioni di rappresaglia contro alcuni francescani erzegovinesi ritenuti già da anni dei nemici politici dal governo. Uno solo di essi era strettamente legato a Medjugorje ed era il parroco, Jozo Zovko, che fu arrestato il 17 agosto, e da tempo era considerato un sovversivo dal regime (ci sono rapporti della polizia a suo carico risalenti al 1977 e al 1978 [Cfr. Žarko Ivković et al., Misterij Međugorja, Večernji edicija, 2011, p. 153]).
E il vescovo Žanić, mentre l'ostilità del governo nei confronti di Medjugorje è all'apice, cosa fa?
Il 1° settembre, lamentandosi della campagna diffamatoria organizzata dalla stampa di regime contro Medjugorje e i francescani locali, invia una vibrante lettera di protesta al presidente della Federazione Jugoslava, Sergej Kraigher [cfr. R. Laurentin, La Vergine appare a Medjugorje?, Queriniana, 1991, p. 61].
Nel successivo mese di ottobre, Žanić scrive, a proposito di Medjugorje, sul bollettino diocesano Crkva na kamenu, che in casi di questo genere "è sempre necessaria cautela e apertura allo Spirito di Dio, che agisce nella Chiesa" [Pavao Žanić, vescovo, Pred odgovornošću, «Crkva na kamenu», n. 9-10, ottobre 1981, p. 2; testo originale: «Zato je uvijek potreban oprez i otvorenost Duhu Božjemu, koji u Crkvi djeluje». Cfr. anche Michael Kenneth Jones, Medjugorje Investigated, Devotions, 2006, p. 135].
Da notare che, per tutto il 1981, nel documento parrocchiale denominato Cronaca delle apparizioni (Kronika ukazanja), consultabile presso gli archivi della diocesi di Mostar e della chiesa di Medjugorje, curato all'epoca dal viceparroco Tomislav Vlašić, quando viene nominato il vescovo, si evidenzia sempre la sua apertura verso il fenomeno.
Ancora il 2 novembre 1981 si legge:
Oggi sono stato con Vicka dal p. vescovo P. Žanić. Ho voluto che lui ricevesse le informazioni direttamente. Egli ha ascoltato Vicka con grande apertura e l'ha incoraggiata. Le ha detto di essere sempre sincera e libera nel dire ciò che vive, e che il compito della Chiesa è quello di verificarlo e valutarlo. [Tomislav Vlašić, Kronika ukazanja u župi Međugorje (Cronaca delle apparizioni della parrocchia di Medjugorje), vol. iniziale non numerato, sotto la data 2/11/1981, documento negli archivi della curia di Mostar e della parrocchia di Medjugorje. Testo originale: «Danas sam s Vickom bio kod o. biskupa P. Žanića. Htio sam da dobiva informacije direktno. On je slušao Vicku s velikom otvorenošću i ohrabrio ju je. Rekao joj je da uvijek bude iskrena i slobodna da kaže sve što doživljava a zadaća Crkve je da to provjeri i prosudi»]
E tutto questo nella fase della massima ostilità governativa.
La commissione vaticana, come Gaeta ha riportato, scrive che "esistono delle testimonianze che ci sia stata una pressione sul vescovo". Ebbene, innanzi tutto, bisogna vedere da dove e da chi vengono queste testimonianze. Ma, in realtà, se fossero veritiere, tanto meglio ne uscirebbe la figura del vescovo.
Subire pressioni non è certo una colpa per chi le riceve. Continuare ad andare avanti per la propria strada, senza farsi condizionare da eventuali pressioni è, invece, un merito.
Riguardo all'atteggiamento nei confronti di Medjugorje, il 1982 è un anno di transizione, sia per il governo che per il vescovo. Ma in senso opposto.
Infatti, esattamente il 4 aprile 1982 Žanić comincia ad avere dei forti dubbi, non certo immotivatamente, bensì di fronte a delle documentate, gravi ed obiettive contraddizioni in cui incorrono Vicka e Jakov, da lui ricevuti a Mostar in quel giorno [si veda sul sito della Curia di Mostar un documento pubblicato come supplemento allo Službeni vjesnik (Bollettino ufficiale), nr. 2/1982: Supplemento alle "Informazioni" di Mons. Pavao Žanić].
Tuttavia, ancora alla fine del 1983 Žanić si augurava accoratamente che ci fosse qualcosa da salvare nel fenomeno.
Intervistato dal giornalista Renato Farina, per il settimanale "Il Sabato", il vescovo diceva:
Se tutti fossero come Marija... E' un testimone perfetto, è come Bernadette. Ma gli altri non mi convincono, non sanno parlare, sono anche collerici. [...] Come sarei felice di riconoscere che l'"Apparizione" è autentica. Ma la responsabilità è grande, immensa... [Intervista di Renato Farina, originariamente pubblicata sul settimanale "Il Sabato", anno VI, n. 38, 17 settembre 1983, p. 16, in Mario Botta, Luigi Frigerio, Le apparizioni di Medjugorje, Mimep-Docete, 1984, pp. 153-154]
Questa è una dichiarazione del vescovo Žanić, risalente all'inizio del 1984:
D'altro canto, nel 1982 il sospetto del regime nei confronti di Medjugorje comincia lentamente e gradualmente ad allentarsi.
Cyrille Auboyneau, un devoto autore francese trasferitosi stabilmente a Medjugorje nel 1984, per sette anni interprete di padre Jozo e dei veggenti, riporta che "dopo l’inizio delle apparizioni la polizia ha cominciato ad ammorbidirsi, nel giro di qualche mese" [C. Auboyneau, La vérité sur Medjugorje, clef de la paix, F.-X. de Guibert, 1993, p. 22].
In uno dei primi libri su Medjugorje pubblicati al di fuori dell'ex Jugoslavia (aprile 1984), è scritto:
Il governo marxista non può autorizzare ufficialmente dei pellegrinaggi, ma è ben disposto e tollerante nei confronti dei turisti che vanno, a titolo personale, a pregare a Medjugorje, nel rispetto dell'ordine pubblico.
[René Laurentin, Ljudevit Rupčić, La Vierge apparaît-Elle à Medjugorje ?, O.E.I.L., 1984, p. 188]
Nel 1985 il "processo evolutivo" sarà portato a compimento e sarà direttamente la TV di Stato a fare propaganda per Medjugorje, con il documentario (lungo un'ora) Fede e misticismo - Cinque anni della Madonna di Medjugorje, trasmesso il 16 e il 17 ottobre 1985: lo ammettono anche autori medjugoristi, come don Luigi Bianchi, che vedeva in quella trasmissione una smisurata esaltazione di Medjugorje [cfr. L. Bianchi, L. Dogo, Medjugorje. Una nuova Fatima in Jugoslavia?, Marelli, 1987, p. 168] o padre Slavko Barbarić, che il 27 dicembre 1985 affermava con compiacimento:
Una cosa che per me è un miracolo è stato quando alla televisione di Belgrado il 17 ottobre hanno mostrato un documentario su Medjugorje; era molto buono, ha dato nuovi impulsi alla nostra gente. E' molto importante. [Tomislav Vlašić, Slavko Barbarić, Pregate con il cuore, Amici di Medjugorje, Milano, 1986, p. 211]
Nel seguente video sono presenti due spezzoni del documentario in questione:
Nello stesso 1985, i giornali controllati dal governo pubblicano articoli intitolati: La Vergine sta lavorando per lo Stato, Il miracolo economico dell’Erzegovina, Apparizioni del turismo a Medjugorje, La Vergine d’oro e Dollari nella Valle di Lacrime [Bojan Aleksov, Marian Apparitions and the Yougoslav Crisis, «Southeast European Politics», vol. V, n. 1, giugno 2004, p. 9].
Nel settembre 1986 il Segretario della Commissione per gli Affari Religiosi della Repubblica Federale di Jugoslavia, Filip Šimić, intervistato dalla BBC, dichiara che a Medjugorje i pellegrini sono i benvenuti (la dichiarazione fu anche riportata nel libro della giornalista della BBC Mary Craig Spark from Heaven, Hodder & Stoughton, 1988, p. 191) [per i sottotitoli in italiano, selezionare nella barra del video la relativa funzione]:
In tutto questo arco di tempo (e dopo ancora), quanto più il governo si addolcisce nei confronti di Medjugorje (fino a sostenerla apertamente, per motivi puramente economici), tanto più il vescovo assume posizioni critiche verso Medjugorje.
Del resto, a proposito di documenti oggi desecretati dell'UDBA (polizia segreta della Jugoslavia comunista), come reso noto il 12 gennaio 2012 dall'Agenzia di stampa della Curia di Mostar (KIUM), il vescovo Žanić, "essendo un tenace oppositore del sistema comunista, viene esplicitamente citato al primo posto, nell'elenco delle persone «responsabili di attività nemica», nei documenti datati: 31 gennaio 1983; 7 novembre 1983; 8 dicembre 1983; 4 gennaio 1984; 7 marzo 1984; 24 aprile 1986".
Nel 1988 padre Laurentin ammette esplicitamente quanto segue:
Si sa che oggi le autorità economiche e turistiche del paese considererebbero una condanna di Medjugorje come la catastrofe nazionale. [Laurentin, Dernières nouvelles de Medjugorje, n. 7, O.E.I.L., 1988, p. 23]
Il 20 ottobre 1989, in un’intervista al giornalista Kieron Wood, della Radio-Televisione irlandese, in barba al governo che avrebbe considerato, come dice Laurentin, “una condanna di Medjugorje come la catastrofe nazionale”, Žanić dichiara:
Il denaro gioca un ruolo molto importante in questa questione. [in Fr. Michel de la Sainte Trinité, Medjugorje en toute vérité, CRC, Saint-Parres-lès-Vaudes, 1991, p. 487]
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In data 6 luglio 2020, Saverio Gaeta mi ha inviato il seguente commento:
Ciao Marco,
riguardo alla "parte 3", mi sembra che ci siamo ripetuti le osservazioni che già avevamo fatto in passato, con un contraddittorio che in generale mi sembra sostanzialmente fondato sulla diversità soggettiva di interpretazione dei fatti.
Perciò non avrei particolari aggiunte, tranne un'obiezione sul fatto che la mancanza di uno storico all'interno della Commissione non mi risulta d'impedimento per l'affermazione che ci siano state pressioni sul vescovo: qui non è questione di interpretazione o di conoscenza complessiva dei fatti, ma unicamente di capacità di lettura della documentazione ricevuta (poiché però non la posseggo, onestamente non sono in grado di corroborare ulteriormente la scarna citazione tratta dalla "relazione Ruini").
Rispondendo, nella stessa giornata a Saverio Gaeta, gli ho quindi spiegato più compiutamente la mia posizione, che qui di seguito riporto nella sua essenza.
Parto dalla premessa, naturalmente, che una cosa è la conoscenza di uno, due, tre dati grezzi; un’altra cosa è la conoscenza approfondita; un’altra cosa ancora cosa è saper mettere criticamente in relazione i fatti.
Chiarito questo, la questione trattata nella mia pagina non è legata solo alle pressioni sul vescovo ma anche alle "persecuzioni" sui veggenti. Se due persone hanno una conoscenza ugualmente solida di alcuni fatti, è sempre possibile che esprimano valutazioni differenti, ma lo faranno consapevolmente.
Chi invece non conosce bene la vicenda, nella migliore delle ipotesi (cioè se è in buona fede), valuta sulla base di quello che viene più o meno casualmente a sapere da una tale o da una talaltra fonte. La profondità, la prospettiva, le sfumature, i contrasti non vengono valutati e considerati.
Questo vale comunque anche per le pressioni. Il membro della commissione deve (dovrebbe) avere gli strumenti per capire se una fonte, una “testimonianza” (personale e orale?) è affidabile o sospetta. Senza conoscenza storico-critica dei fatti e dei personaggi, come fa?
D’altro canto, come ho sottolineato, ricevere pressioni non significa assolutamente nulla, non è una colpa, non dipende da chi le riceve.
4. Le apparizioni? Altri tre giorni!
Nel pomeriggio del 30 giugno 1981, nel corso dell’ ”apparizione” (e poi anche dopo di essa), i “veggenti” dissero che la Gospa (Madonna) aveva comunicato che sarebbe apparsa ancora per altri tre giorni (il che avrebbe significato fino al 3 luglio 1981).
In realtà, le presunte apparizioni continuarono, e continuano tuttora. Una evidente bugia, quindi, si direbbe.
I sostenitori di Medjugorje, naturalmente, non sono d'accordo. Vediamo su che basi.
Per cercare di giustificare questo fatto clamoroso, Saverio Gaeta (come altri sostenitori), sembra ritenere importanti due brani del dialogo svoltosi, nella mattinata dello stesso giorno (quindi prima dell' "apparizione"), tra il parroco padre Jozo Zovko e la stessa Mirjana:
Rispondendo alla sollecitazione del parroco: «Che cosa pensi, per quanti altri giorni la vedrai?», la ragazza affermò: «Qualcosa mi dice altri due o tre giorni. Qualcosa me lo dice. Ci stavo proprio pensando. L’ho detto a loro [agli altri veggenti, n.d.a.]». [Gaeta, Medjugorje, cit., p. 125]
Poco dopo, Mirjana dice qualcos'altro:
Poco oltre, Mirjana aggiunse che Marinko [zio di Vicka e Ivanka che nei primi tempi costituì una presenza costante accanto ai ragazzi, n.d.a.], evidentemente preoccupato dalla piega che stavano prendendo gli eventi e dalle minacce della polizia, «ci suggerisce di dire alla gente che la Madonna ha detto alla gente di non venire più. Che lei non sarebbe più venuta». [Ibidem]
Ebbene, Saverio Gaeta mi rimprovera di non aver tratto da tutto ciò “le ovvie conseguenze” [ivi, p. 126]
Cioè quali?
Rileggiamo le due dichiarazioni di Mirjana su riportate e domandiamoci: insomma, alla fine, secondo la tesi dei sostenitori, i "tre giorni" sarebbero quindi nati da una opinione personale di Mirjana ("due o tre giorni"), oppure da un suggerimento di Marinko (dire alla gente che - da subito - la Madonna non verrà più)?
Quale sarebbe l'ovvia conclusione da trarre?
Saverio Gaeta trova plausibile una spiegazione:
Risulta realistica la sintesi tracciata da Laurentin: «Nelle estreme difficoltà in cui i veggenti si dibattono, di fronte alle richieste inconciliabili della folla, dei sacerdoti, della polizia e della Gospa, la fine delle apparizioni emerge come l'unica soluzione possibile, e questa ipotesi balena qua e là lungo questo dialogo e in alcuni altri. Una voce circola: «Ci saranno 18 apparizioni come a Lourdes!». L'analogia con Lourdes era del tutto illusoria, perché venerdì 3 non sarebbe stato il 18º giorno bensì il 10º soltanto, senza contare il tempo che intercorreva tra le 18 apparizioni di Lourdes distribuite lungo cinque mesi. L'ipotesi si rafforzava, irresistibilmente, come una via d'uscita nell'inestricabile vicenda». [Ibidem]
In sostanza, non si capisce nulla: il teologo francese René Laurentin (il più noto apologeta che Medjugorje abbia avuto nella sua storia) sta dicendo che si è trattato di un legittimo escamotage? Oppure che si è trattato di una ingenua convinzione infondata? Oppure di tutte due le cose insieme?
Una spiegazione che non spiega non è una spiegazione. È una cortina fumogena.
Vediamo però ora cosa accadde nel pomeriggio. A quell' "apparizione" del 30 giugno 1981 furono presenti tutti i "veggenti", tranne Ivan. Essa avvenne a pochi chilometri da Medjugorje, a Cerno, dove i ragazzi erano giunti in auto, insieme a due donne: Mica Ivanković (imparentata con alcune delle "veggenti") e Ljubica Vasilj-Gluvić.
Queste sono, nel corso del colloquio dopo l'"apparizione", le domande di padre Jozo Zovko e le risposte di Mirjana:
Padre Zovko: Per piacere, dimmi con precisione di cosa hai parlato con la Madonna.
Mirjana: Le ho chiesto per quanti giorni rimarrà con noi. Lei ha detto: «Tre giorni».
Padre Zovko: Ancora?
Mirjana: Ancora tre giorni. Questo significa fino a venerdì. [James Mulligan, Medjugorje. The First Days, Boanerges Press, 2013, p. 2289; Daria Klanac, Aux sources de Medjugorje, Sciences et Culture, 1998, pp. 159-160. Cfr. Ivo Sivric, La face cachée de Medjugorje, Psilog, 1988, pp. 346-347]
Lo studioso canadese Louis Bélanger, che fu anche editore del libro di padre Sivrić nel 1988, ha messo a disposizione del pubblico anche l’audio originale di un brano di questo colloquio. Eccolo:
Ed eccone la traduzione italiana:
Mica Ivanković: Allora Mirjana ha domandato di nuovo quante volte apparirà ancora. Lei ha detto «Altre tre volte!».
Padre Kosir: Chi l’ha detto?
Una delle veggenti [Ivanka, secondo Daria Klanac]: La Madonna.
Padre Kosir: Chi di voi l’ha riferito?
Mirjana: Io.
Padre Zovko: Bene, questo mi interessa. «Altre tre volte». Bene, quando terminerà il tutto?
I veggenti [insieme]: Venerdì.
Mica Ivanković: Loro dopo hanno detto: «Venerdì».
Padre Zovko: Dove terminerà venerdì?
Jakov: In chiesa.
Mirjana: A meno che la Madonna non ci dica che per l’ultimo giorno preferisce magari apparire sulla collina… Vedremo. [Mulligan, op. cit., p. 252. Cfr. Sivric, op. cit., p. 372, Klanac, op. cit., p. 184]
Tre giorni dopo, venerdì 3 luglio, per l'"ultima apparizione", i veggenti vengono ospitati in una stanza della canonica e, per l'occasione, sono presenti diversi sacerdoti, tra cui il parroco di Gradnići, padre Umberto Lončar. E' presente anche il giornalista Mijo Gabrić, del periodico cattolico Glas Koncila.
Dopo l' "apparizione", secondo le testimonianze raccolte da padre Sivrić, tutti i "veggenti" dissero che "la Gospa aveva annunciato che questa era la sua ultima apparizione" [Sivric, op. cit., p. 48].
Padre Lončar, sostenitore del fenomeno, annota nel suo diario le testuali parole pronunciate in seguito da Vicka e indirizzate ai fedeli presenti in chiesa:
La Gospa ci è apparsa parecchie volte. Questa sera ci ha dato dei messaggi per noi e non per il mondo. Questa sera è apparsa per l’ultima volta e ha detto: «Angeli miei, angeli miei! Vi benedico, sarete felici e verrete nel seno del vostro Padre. Conservate la vostra fede». [René Laurentin, Dernières nouvelles de Medjugorje, n. 9, O.E.I.L., 1990, p. 142]
*****
Saverio Gaeta ritiene - ma sarebbe più corretto dire "ipotizza" - che la su riportata frase "Questa sera è apparsa per l'ultima", non essendo parte del "messaggio", fosse un'aggiunta, un'informazione supplementare fornita dalla "veggente". In definitiva, secondo l'interpretazione di Gaeta, le conferme della fine delle apparizioni date dai veggenti il 3 luglio deriverebbero da loro "sensazioni spontanee" e "valutazioni personali" [Gaeta, Medjugorje, cit., p. 161], evidentemente indotte dall'opinione di Mirjana (il che, sinceramente, appare poco realistico).
Il 4 luglio, però, secondo la versione ufficiale, i ragazzi vengono "sorpresi" dall'inattesa "apparizione".
Da tutto ciò derivano i confusi tentativi di spiegazione che abbiamo visto in apertura, che devono scontrarsi con dei dati di fatto.
Gli annunci dati non possono derivare da un'opinione personale di Mirjana, perché il 30 giugno, come abbiamo visto, sono i "veggenti" stessi, durante e dopo l' "apparizione", a riportare il messaggio della Gospa: "ancora tre giorni".
Tanto meno possono derivare dal suggerimento di Marinko (che peraltro non aveva mai parlato di tre giorni), perché non ha senso dare un annuncio "strategico", per poi smentirlo immediatamente con i fatti.
In realtà, la prova più evidente del fatto che la vicenda non ha spiegazioni plausibili sta in un particolare: se la spiegazione plausibile fosse esistita, non avrebbero dovuto ingegnarsi a cercarla i sostenitori.
Sarebbe bastato chiederla ai diretti interessati.
Una spiegazione lineare e dotata di coerenza interna ed esterna, naturalmente.
Invece, sono arrivate solo contraddizioni.
Padre Janko Bubalo nella conversazione con Vicka del 1983, per il libro intervista Mille incontri con la Madonna, chiese se la Madonna avesse detto "altri tre giorni". Vicka commentò:
Questo veramente non lo so; proprio non me ne ricordo. [Janko Bubalo, Mille incontri con la Madonna. Le apparizioni di Medjugorje raccontate dalla veggente Vicka, EMP, 1986, p. 50]
Poi la ragazza dice a padre Bubalo:
Se qualcuno ha detto questo è stato solo per essere lasciati in pace. Fra Jozo, quella volta, ci ha veramente torchiati da tutte le parti: chiedeva questo, chiedeva quell’altro… E poi di nuovo ritornava sulle stesse cose. Roba da bloccare il cervello! [Ibidem]
Nel 1990, Ivanka, interrogata da Laurentin, che le ricorda come lei stessa avesse confermato che la Madonna aveva parlato di altri tre giorni, risponde in maniera radicalmente diversa:
Non me lo ricordo. Non lo so. Se l’ho detto, vuol dire senza dubbio che la Vergine l’ha detto. Non c’è motivo di preoccuparsene. Lo sa Dio. L’importante è pregare e fare tutto con amore. [Laurentin, op. cit., p. 13]
Gaeta, citando l'autobiografia di Mirjana (del 2016), scrive:
Così ha spiegato Mirjana: «Uno o due giorni prima (il 26 o il 27 giugno, nda), un uomo del posto mi aveva dato un libro sulle apparizioni di Lourdes in Francia [...] Quando lessi che la Madonna era apparsa 18 volte a Bernadette, pensai che sarebbe stata la stessa cosa anche a Medjugorje. Qualcosa continuava a dirmi che sarebbe apparsa solo per qualche altro giorno, e lo dissi agli altri veggenti». [Gaeta, Medjugorje, cit., p. 127]
Abbiamo già visto che, a differenza di quanto Mirjana vuole far credere, non si trattò solo di una sua opinione discussa con gli altri "veggenti" prima dell'apparizione, bensì di un messaggio messo poi effettivamente in bocca alla Gospa (Madonna) stessa.
Questo "particolare" smentisce chiaramente anche Vicka e Ivanka (che naturalmente mai e poi mai avrebbero potuto dimenticare una affermazione della Gospa di tale importanza).
*****
Quando si trova a raccontare della prosecuzione delle "apparizioni" dopo il fatidico 3 luglio , Gaeta scrive:
La questione dei «tre giorni ancora» viene di fatto accantonata, senza che gli stessi ragazzi siano in grado di dare una spiegazione, come conferma Laurentin: «Io li ho interrogati sistematicamente su questo punto. Essi non hanno alcun ricordo cronologico né alcun chiarimento da dare su questo argomento, che resterà una pagina oscura nella storia, come spesso succede».
[Gaeta, Medjugorje, cit., p. 164]
Da notare che queste parole di Laurentin (in cui è evidente il tentativo di barcamenarsi) sono state scritte quattro anni dopo il suo precedente e tutt'altro che chiaro tentativo di giustificazione (riportato anche da Gaeta) che abbiamo già visto.
Saverio Gaeta gioca però un'ultima carta:
Senza voler essere pedanti, almeno un cenno occorre però farlo alla considerazione che i «tre giorni» e il «terzo giorno» sono locuzioni di forte significato simbolico nella Bibbia... [Ivi, p. 165]
In questa ipotesi, quindi, i giovani "veggenti" farebbero una domanda semplice semplice e la Gospa darebbe loro una risposta in linguaggio arcano. Perché? Solo per non farsi capire e creare problemi ai ragazzi e alla loro credibilità?
E inoltre, allora, l'opinione personale di Mirjana non c'entra più niente, i consigli di Marinko non c'entrano più niente...
E come mai nessuno dei "veggenti" dice di ricordarsi di questa risposta arcana e, sull'argomento, hanno sempre cercato di svicolare, dicendo cose contraddittorie e incoerenti?
Infine, se ci fosse stata questa risposta arcana, il 4 luglio (o giù di lì) i "veggenti" avrebbero chiesto chiarimenti alla Gospa ("Come mai ci avevi detto: tre giorni?"), tanto più che - come è noto - dicono di avere con essa tanta confidenza da toccarla, baciarla, ricevere e dare auguri di compleanno, parlare di problemi personali.
Ci avrebbero serenamente comunicato l'"interpretazione autentica"...
Considerando il quadro complessivo della vicenda, a parere di chi scrive, la ricostruzione più realistica, coerente e lineare appare la seguente: i ragazzi erano effettivamente intenzionati a terminare tutto venerdì 3 luglio 1981.
Nelle 24 ore seguenti all' "apparizione" del 3 luglio, però, qualcuno (anche solo uno di loro) ha deciso di non voler tornare alla noiosa vita di prima, in quel desolato villaggio in cui erano costretti a vivere. Gli altri non hanno voluto rimanere esclusi.
Del resto, la "veggente" Ivanka, intervistata il 13 settembre 1984 da Cristina Maggioni, rispondeva come segue:
Come passi la giornata?
E' molto bella, c'è la gente, il lavoro, la preghiera. [Svetozar Kraljević, Cristina Maggioni, Incontri a Medjugorje, Mursia, 1988, p. 203]
Vale la pena evidenziare, infine, che questa vicenda del 30 giugno 1981 si colloca nel periodo delle prime sette "apparizioni", ritenute "intrinsecamente credibili" dalla commissione pontificia di inchiesta su Medjugorje...
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In data 7 luglio 2020, Saverio Gaeta mi ha cortesemente inviato il seguente commento:
Anche per questa quarta parte mi sembra che confermiamo le nostre posizioni. E la questione dei "tre giorni" si gioca decisamente tutta sull'interpretazione personale, essendo ambedue consapevoli della problematicità complessiva, ma anche della sua importanza nella valutazione della credibilità delle apparizioni di Medjugorje.
Marco Corvaglia