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Bruno Cornacchiola, "veggente" delle Tre Fontane: ritratto critico documentato

di Marco Corvaglia

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Una personalità che desta sospetti

Bruno Cornacchiola

Bruno Cornacchiola in una fotocartolina autocelebrativa diffusa in occasione del 50° anniversario dell'"apparizione" (aprile 1997).

 

L'apparizione delle Tre Fontane sarebbe avvenuta a Roma il 12 aprile 1947 e avrebbe visto come protagonista Bruno Cornacchiola.

 

 

Cornacchiola divenne famoso e poté incontrare numerose personalità: dai papi Pio XII e Giovanni XXIII a Umberto II di Savoia (re d'Italia in esilio a Cascais).

Negli anni Novanta, il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e il senatore democristiano Amintore Fanfani andarono a fargli visita presso la SACRI, l'associazione catechistica da lui fondata, poi divenuta anche una comunità di laici consacrati (le foto ricordo di questi incontri sono state pubblicate nel libro apologetico di Anna Maria Turi La vita di Bruno Cornacchiola, Edizioni Segno, 2005). 

Nel 2001, poco prima della scomparsa di Cornacchiola, da una costola della SACRI è nato un vero e proprio ordine religioso: le Missionarie della Divina Rivelazione.

La posizione della Chiesa sulla vicenda è poco chiara: le apparizioni non sono state riconosciute, ma, nel 1956, il Vicariato di Roma ha autorizzato il culto della Vergine delle Tre Fontane (o Vergine della Rivelazione), consentendo la costruzione di una cappella che ingloba la grotta delle presunte apparizioni (e che oggi si chiama Chiesa di S. Maria del Terzo Millennio). 

*****

Come quasi sempre accade con i presunti veggenti, le testimonianze e le fonti sono prevalentemente apologetiche o, nel caso di Bruno Cornacchiola, addirittura autoapologetiche: densi diari e, in più, memorie personali "scritte negli ultimi anni della sua vita" [Turi, op. cit., p. 22, nota 2].

Se vogliamo partire da un diario non apologetico ma neutro, abbiamo un sintetico giudizio di padre Umberto Betti (futuro rettore della Pontificia Università Lateranense e in seguito cardinale), che il 5 agosto 1970, avendo assistito a una testimonianza pubblica di Cornacchiola, annotava:

Ore 20,15-21, tiene una conversazione Bruno Cornacchiola sulle asserite apparizioni della Madonna da lui avute alle Tre Fontane a Roma il 12 aprile 1947. Sembra un buon uomo, ma si atteggia troppo a carismatico. Il linguaggio, anche quello attribuito alla Madonna, è ben lontano dall’essere teologicamente esatto.

[Umberto Betti, Diario del Concilio. 11 ottobre 1962-Natale 1978, EDB, 2003, p. 159]

Da ragazzo, Bruno Cornacchiola è disinteressato alla religione e - come ammesso da una sua biografa e apologeta - "non poco vanitoso e narcisista" [Turi, op. cit., p. 24].

Da adulto, nel 1947, vive a Roma, con moglie e tre figli, in un piccolo seminterrato, in via Modica 2 [cfr. ivi, pp. 55-56], e lavora come bigliettaio presso l'Azienda autofilotranviaria. 

Politicamente è comunista, ma, con una certa incoerenza, da alcuni anni è apparentemente diventato religioso, essendo un attivista cristiano protestante (prima battista, poi avventista).

È una convinzione religiosa vera e sincera?

 

 

Due cose sono certe e documentate.

 

 

La prima è che, come cristiano avventista, è del tutto incoerente: lui stesso ricorda, nelle sue memorie, la "vita coniugale piena di maltrattamenti, percosse, incomprensioni e tradimenti" [ivi, p. 35], e c'è di peggio: come stiamo per vedere, medita di compiere un omicidio (vuole uccidere il papa).

La seconda è che l'attività di proselitismo per il protestantesimo e l'accesa polemica anticattolica sull'interpretazione delle Scritture e contro i dogmi mariani soddisfano il suo desiderio di sentirsi "qualcuno":

 

 

Lo studio della Bibbia soddisfaceva anche il mio orgoglio: non ero più totalmente ignorante, c'era qualcosa che conoscevo e che mi permetteva di distinguermi da tanti cattolici, anche da quelli istruiti... 

[Ivi, p. 38] 

 

A suo dire, il progetto di uccidere il papa nasce nel momento in cui si avvicina al protestantesimo.    

Dal 1936 al 1939 aveva infatti combattuto, come volontario (in realtà, come spia comunista infiltrata), nell'esercito italiano impegnato a sostegno del dittatore fascista spagnolo Francisco Franco. Lì conobbe un soldato tedesco, protestante, che un giorno gli disse che il papa è “la Bestia dell’Apocalisse" ed "è responsabile dell'ignoranza dei poveri [...], procura la miseria alle genti e paga le guerre e rivoluzioni" [S. Gaeta, Il veggente. Il segreto delle Tre Fontane, TEA, 2018, p. 25].

Questa l’immediata reazione di Cornacchiola:

 

Sentii un brivido dietro la schiena ed ebbi un pensiero assassino: "Se è lui il responsabile di tanto male, io lo uccido".

[Gaeta, op. cit., p. 25]

 

Cornacchiola acquistò quindi un coltello a Toledo, scrivendoci sopra: "A morte il Papa" [ibidem]. Lo stesso Cornacchiola dice però: "i protestanti sempre mi dissuasero dal mio progetto criminale" [Turi, op. cit., p. 40].

 

 

Di fronte a questo racconto, le possibilità sono solo due.

La prima è che Bruno Cornacchiola dicesse la verità: effettivamente meditava di accoltellare il pontefice. 

Viene allora spontanea una domanda: si può dire pacificamente che una persona che vuole ammazzare il papa per uno sconclusionato discorso rivoltogli da un amico evidenzia una condizione di esaltazione mentale? Sì o no?  

L’altra possibilità è che si tratti di un racconto inventato (o ingigantito) con un fine preciso: dare di sé l’immagine di un novello san Paolo, un integralista anticattolico sinceramente convertito sulla via delle Tre Fontane (peraltro luogo del martirio di Paolo, secondo la tradizione). 

In questo caso, Cornacchiola sarebbe però pianificatore e calcolatore nella costruzione della propria immagine.

Si consideri anche questo: negli Atti degli Apostoli si dice che a Paolo, con la conversione, "caddero dagli occhi come delle squame" (At 9, 18). Cornacchiola dirà: "Vedo venire da dentro la grotta due mani bianchissime in direzione dei miei occhi. Le dita si accostano [...], mi toccano gli occhi, e sento [...] come delle croste che cadono" [Gaeta, op. cit., p. 39].

La Madonna lo avrebbe subito dopo ammonito così: "Tu mi perseguiti, ora basta!" [ivi, p. 57]. Inequivocabile il riferimento alla frase rivolta a Paolo:  "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" (At 9, 4). 

Nelle sue memorie, Cornacchiola presenta se stesso come un predestinato, lasciando chiaramente intendere di aver incontrato per strada, più d'una volta, da ragazzino, san Paolo (con le sembianze di un vecchio mendicante di nome Paolo), che gli avrebbe parlato della Madonna, la quale "ha dato alla luce un Figlio che è la Luce". Il fatto è così riportato dalla sua biografa Anna Maria Turi: 

 

 

"Un giorno vedrai quella Luce, - profetizzò infine il vecchio - e sarai tu un missionario della Luce..." [...]

Scrive Bruno nelle Memorie: "Tutte queste cose le ricordai dopo l'Apparizione. Quando accadevano non sapevo chi fosse quel Vecchio e cosa volesse dirmi".

[Turi, op. cit., p. 27]

Se si dà credito alle sue memorie (scritte in età avanzata), in Spagna Cornacchiola si era salvato dall'improvvisa esplosione di un camion carico di bombe in questo modo:

 

Seduta sul cruscotto del camion, vedo una ragazza vestita di bianco che mi fa cenno con la mano di scendere. Salto dal camion […], poi c’è una terribile esplosione.

[Gaeta, op. cit., p. 26]

"Io sono la Calamita della Trinità divina"

E veniamo all'evento decisivo: il 12 aprile 1947, nella grotta delle Tre Fontane, a Bruno sarebbe apparsa la Madonna (con la Bibbia tra le mani), presentandosi con le parole: “Sono colei che sono nella Trinità divina. Sono la Vergine della Rivelazione" [Gaeta, op. cit., p. 57]. La Madonna avrebbe poi parlato per un'ora e venti minuti, dicendo, nella parte conclusiva: "Io sono la Calamita della Trinità divina" [ivi, p. 88].

Cornacchiola, sedici giorni dopo aver diffuso la notizia della presunta apparizione, non avendo ancora ricevuto il "segno" promessogli dalla Madonna (cioè l'incontro con uno specifico sacerdote) e sentendosi deriso sia dagli amici comunisti che da quelli protestanti, medita… di sterminare la famiglia:

 

Mi viene in mente un pensiero terribile: uccidere tutti e farla finita con le umiliazioni e i sorrisetti sarcastici rivolti verso di me. […] Piangendo dico a Iolanda [la moglie], dopo aver preso il piccolo pugnale col manico d’osso con sopra scritto "A morte il Papa": "Io non ne posso più, ho deciso di sterminare la famiglia".

[Ivi, p. 45]

 

Anche in questo caso le possibilità sono solo due.

La prima è che Cornacchiola stia raccontando la verità: dopo aver diffuso il racconto dell’apparizione, ha, per quanto appaia incredibile e spropositato, meditato di sterminare la famiglia.

In questo caso, la sua personalità evidenzierebbe, ancora una volta, tratti, a dir poco, anomali.  Non esattamente il profilo di personalità ideale cui affidarsi e a cui credere ciecamente.

L’ipotesi alternativa è che Cornacchiola abbia elaborato questo racconto con un fine preciso: apparire privo di interessi ad inventarsi il fatto.

Non esiste una terza possibilità.

Quel film proiettato pochi giorni prima...

Si potrebbe obiettare che, quel 12 aprile 1947, Cornacchiola era con i suoi tre figli (Isola, di 10 anni, Carlo, di 7, e Gianfranco di 4) e anche loro avrebbero visto la Madonna.

Questo solleva una questione preliminare: se la figura celeste vuole dei "testimoni", vorrà che siano credibili. Ebbene, sarebbero più credibili quattro persone estranee fra di loro o quattro familiari? La domanda assume un senso ben preciso alla luce di alcuni dati che bisognerà evidenziare ora.

Un giornalista del quotidiano La Repubblica d’Italia, Lamberto Antonelli, intervistò, nel dicembre 1947, due pastori protestanti di Roma che conoscevano bene Cornacchiola: l’avventista Karl e il battista Veneziano.

Furono naturalmente entrambi molto critici verso di lui. Veneziano ad esempio asserì che Cornacchiola, nel periodo precedente all'apparizione, andasse dicendo: "Sarò presto milionario" [L. Antonelli, "Presto sarò milionario" disse Cornacchiola prima della visione, "La Repubblica d'Italia, 1/1/1948, p. 4]. 

 

 

Veneziano però fece anche una dichiarazione che merita di essere approfondita, senza essere pregiudizialmente liquidata come l’insinuazione di un avversario:

 

 

È tutta una montatura. Cornacchiola ha creato l’apparizione alle Tre Fontane, dopo aver visto e rivisto il film Bernadette.

[Lamberto Antonelli, "Per il Papa ho un messaggio da parte della Vergine Maria", "La Repubblica d'Italia" , 11/1/1948, p. 4]

Copertina del settimanale "La Cinematografia Italiana"

Il riferimento è a un film hollywoodiano di enorme successo (titolo originale: The Song of Bernadette), del 1943, vincitore di 4 premi Oscar e 3 Golden Globe, tratto da una biografia romanzata della vita di Bernadette di Lourdes, scritta da Franz Werfel.

Per via della guerra, il film arrivò in Europa solo qualche anno dopo (il romanzo venne pubblicato nella prima edizione italiana il 1° novembre 1946 da Arnoldo Mondadori Editore, con il titolo Bernadette). 

Il 14 dicembre 1946, il periodico "La Cinematografia Italiana" ha in copertina l’attrice Jennifer Jones nei panni di Bernadette. All’interno, si legge:

Il film che fu trionfalmente accolto in America viene presentato ora in Italia. Il pubblico italiano lo accoglierà come una superba opera d’arte.

[Bernadette. Il film più premiato d’America, "La Cinematografia Italiana", anno II, numero 16, 14/12/1946, p. 8]

 

 

Il quotidiano Il Messaggero, nel dare per la prima volta notizia della presunta apparizione delle Tre Fontane, notò:

Colpisce in questo racconto la somiglianza dei fatti quali li abbiamo appresi dalle descrizioni dell'apparizione della Vergine a Bernadette e quali li abbiamo letti recentemente sia nel romanzo di Franz Werfel, o li abbiamo ascoltati nella mirabile ricostruzione del film omonimo. 

[La Vergine sarebbe apparsa in una grotta delle Tre Fontane, "Il Messaggero", 31/05/1947, p. 2]

Come Bernadette, Cornacchiola e figli dicono di aver visto la Madonna in una grotta.

Nel film la grotta di Massabielle viene diverse volte (ne ho personalmente contate cinque) definita "mondezzaio" o "luogo sporco e immondo". Cornacchiola sottolinea che la grotta delle Tre Fontane è “puzzolente, piena di porcherie” [Gaeta, op. cit., p. 37].

Cornacchiola asserisce che i figli, avendo iniziato a vedere la Madonna pochi istanti prima di lui, ripetevano (tutti e tre!) in continuazione l'espressione “bella Signora”, come se avessero “ingoiato un disco di grammofono” [ivi, p. 38].

Scriveva all'epoca Lamberto Antonelli:

... il Cornacchiola racconta che i suoi bambini la chiamarono e la chiamano "La bella signora!", cioè con la stessa frase pronunciata da Bernadette nell'omonimo film. E bisogna allor tener presente che nove giorni prima della presunta apparizione, al cinema "Appio", che si trova poco distante dall'abitazione del tramviere, venne appunto proiettato tale film.

[Lamberto Antonelli, "Presto sarò milionario" disse Cornacchiola prima della visione, "La Repubblica d'Italia", 1/1/1948, p. 4]

L'informazione fornita da Antonelli può essere confermata (e ulteriormente precisata) con una ricerca d'archivio sui quotidiani dell'epoca. Il film Bernadette iniziò ad essere proiettato a Roma l'11 febbraio 1947, al cinema Palestrina. Passando di sala in sala, il 27 marzo arrivò al cinema Appio, dove rimase in programmazione fino al 2 aprile (insieme a un documentario):

Il Messaggero, 2 aprile 1947

Particolare della pagina 2 del quotidiano Il Messaggero del 2 aprile 1947. Originale nell'Emeroteca della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

Oggi il cinema Appio non esiste più, ma era in via Appia Nuova, 56-58:

Annuario Industriale di Roma e del Lazio, 1939

Particolare della pagina 764 dell'Annuario industriale di Roma e del Lazio, Tipografia del Senato del Dr. Giovanni Bardi, 1939.

Da quella che era allora la casa di Cornacchiola alla sede del cinema Appio, il tempo di percorrenza, a piedi, è di circa 13 minuti, secondo il tool di Tutto Città:

Tempi di percorrenza da via Modica a via Appia Nuova

Non fu solo Bruno Cornacchiola, a quanto pare, a essere esposto a questo tipo di suggestioni cinematografiche. Leggiamo cosa scriveva, pochi anni dopo, un sacerdote e professore di storia del diritto canonico:

Quando in Italia venne proiettato il film "Bernardetta", ci furono qua e là ragazze che "videro" apparire loro la Madonna: se in alcuni casi si trattava di spudorate finzioni, in non pochi altri erano allucinazioni di immaginazioni malate. 
[Mario Castellano, La prassi canonica circa le apparizioni mariane, in Enciclopedia Mariana Theotocos, Bevilacqua & Solari, 1954, p. 471]

L'esperienza politica e l'autoesaltazione retrospettiva

Pur avendo conseguito solo la licenza elementare (in età adulta), dopo l'"apparizione" Bruno diventa tanto noto a Roma da essere eletto consigliere comunale, nelle liste della Democrazia Cristiana, per la consiliatura 1952-1956.

​Le rievocazioni autoapologetiche di Cornacchiola sottolineano l'aggravamento delle condizioni economiche della sua famiglia in quel periodo, in quanto, per espletare il mandato, si mise in aspettativa, ricevendo dal Comune solo un gettone di presenza per le sedute del Consiglio:

Diventa Consigliere del Comune di Roma. È nominato Ufficiale di stato civile presso l'ufficio "Matrimoni civili". La sede dell'Anagrafe di Roma si trovava in via del Mare.
I Direttori spirituali giudicano la mansione consona allo spirito che anima il veggente nella sua missione di apostolato cattolico e pertanto lui non esita a mettersi in aspettativa dall'azienda municipalizzata [...].
"Contemporaneamente allo stipendio di bigliettaio" racconta Cornacchiola "perdo quattro anni di versamenti INPS, per cui verrò collocato in quiescenza con la decurtazione del suddetto periodo".
Obbedì dunque alla Chiesa, e mantenne il silenzio sui suoi sacrifici. [...] Solo in famiglia esternava le sue preoccupazioni e al tempo stesso la sua fede nella Provvidenza:
- Sono economicamente rovinato, ma bisogna privilegiare l'anima: la misericordia di Dio mi aiuterà.
[Turi, op. cit., p. 141]

 

 

Il racconto, messo in questi termini, non sta in piedi.

Per cominciare, l'ufficiale di stato civile è semplicemente il consigliere comunale (o altra persona delegata dal sindaco) che assiste alle "promesse di matrimonio", validandole con la sua presenza (si tratta di un compito puramente formale), oppure celebra i matrimoni civili (cioè quelli non religiosi). Nulla a che fare, dunque, con l'apostolato cattolico.

Per il resto, come chiunque è in grado di comprendere, essere uno degli 80 consiglieri comunali (39 dei quali democristiani) non può costituire certamente una missione spirituale, in vista della quale patire e far patire la fame ai propri familiari. D'altra parte, com'è ovvio, non risulta nessuna iniziativa politico-religiosa memorabile da parte del consigliere Cornacchiola, nel corso di quel quadriennio.

Nel peggiore dei casi, avrebbe quindi potuto dimettersi da consigliere e tornare a svolgere il proprio lavoro.

Rimane quindi una domanda: perché Bruno ha raccontato ai suoi seguaci una versione dei fatti così inverosimile? 

Bruno Cornacchiola fonda la SACRI

Quando viene eletto consigliere comunale, Cornacchiola ha già fondato un'associazione catechistica denominata SACRI (Schiere Arditi di Cristo Re Immortale), che "nasce ufficialmente il 12 aprile del 1948" [Turi, op. cit., p. 114], giorno in cui viene redatto lo statuto. 

 

 

Cornacchiola tiene regolarmente delle catechesi nella propria abitazione (un'altra sua attività è costituita dalle testimonianze pubbliche in giro per l'Italia), ma c'è un problema: all'associazione, nei primi anni, aderiscono solo uomini (probabilmente anche perché è stata infelice e di impronta vagamente maschilista la scelta del nome, nella sua forma sciolta: Schiere Arditi...)

Una possibile soluzione del problema si prospetta quando Bruno approfondisce la conoscenza di Concetta Mormina, una giovane sarta di origini siciliane, che nel 1950 si è trasferita a Roma in cerca si lavoro, andando ad abitare presso delle cugine, vicine di casa di Cornacchiola:

 


Concetta, che si era trasferita definitivamente dalle cugine, trovò lavoro in una lavanderia gestita da un gruppo di consacrate laiche. Era il primo nucleo del Movimento Pro Sanctitate, fondato da Mons. Guglielmo Giaquinta, che sarebbe diventato suo confessore e sua guida spirituale. 
[Missionarie della Divina Rivelazione, Tre Donne unite dalla Vergine della Rivelazione, Lumen cordium, 2019, p. 74]

 

 

Le consacrate laiche in questione erano le Oblate Apostoliche (che possono vivere in comunità, come membri interni, o nella propria casa). Avendole conosciute tramite Concetta, a loro Bruno si è verosimilmente ispirato per i suoi passi successivi.

Bruno la andava a trovare spesso [Concetta], non perdendo mai occasione per spiegarle i piani del Signore per la salvezza di ogni uomo.
Concetta, affascinata dalla Parola di Dio, decise di partecipare saltuariamente alle meditazioni catechistiche di Cornacchiola. [...] Quando aveva la possibilità di poter essere presente, però, essendo l'unica donna del gruppo, gli altri componenti la rifiutavano.
[Ibidem] 

Nel 1953, Bruno dice a Concetta che la Madonna vuole che lei collabori con lui per trasformare la SACRI in una vera e propria Opera religiosa. Racconta lo stesso Cornacchiola:

Le dico: "Sei tu che devi lavorare con me per fondare un'Opera". Diventa rossa in viso e mi dice: "Io non so né cantare né ballare". Le chiarisco che non è un'opera teatrale ma l'Opera SACRI, voluta dalla Vergine.​
[Turi, op. cit., p. 148]

L'episodio, se vero, mette bene in evidenza la disarmante ingenuità di Concetta. 

 

Sta di fatto che nel 1954 Concetta diventa il primo membro interno della SACRI, assumendo il nome di Madre Prisca (i membri, per quanto laici, cominceranno ad assumere nomi religiosi, accompagnati dall'appellativo di fratello o sorella).

All'inizio, la sede della "comunità" è il piccolo seminterrato in cui abita Cornacchiola.

 

 

Pertanto, Concetta lascia la casa delle cugine e va a stare in via Modica: da quel momento in poi, vivrà sempre insieme a Bruno e alla moglie Iolanda [cfr. Missionarie della Divina Rivelazione, op. cit., pp. 73-75].

​Grazie alla presenza di Madre Prisca, anche le donne iniziano a frequentare la SACRI: è lei, ogni lunedì pomeriggio, a partire dal 5 settembre 1955, a dirigere le meditazioni catechistiche con il gruppo femminile [cfr. Amatevi - Trimestrale dell'Associazione SACRI, Nuova Serie, Giugno 1999, Anno 1, Numero 1, p. 43].

A questo punto, i sostenitori del "veggente" si sentono in dovere di supportare fattivamente lo sviluppo della neonata comunità. 

Mattoni e donazioni

Nel 1955, il minuscolo seminterrato di 22 metri quadrati di via Modica, in cui il "veggente" vive in affitto con la moglie Iolanda, con Concetta-Madre Prisca e con l'ultimogenito Luigi Maria (gli altri tre figli sono stati mandati tutti in collegio), viene "acquistato da una benefattrice per il Cornacchiola", come raccontato da uno storico collaboratore dello stesso Cornacchiola, Armando Sacchini (fratello Tito all'interno della SACRI), intervistato nei primi anni Duemila da Anna Maria Turi [Turi, op. cit., p. 149].

 

 

Cornacchiola fa intestare l'appartamentino a Concetta Mormina (che, a sua volta, "come convenuto, ne ha fatto donazione all'Associazione il 17 agosto 1992" [ibidem]).

 

In seguito, la SACRI acquista un ampio terreno di 5200 metri quadri nella frazione romana di Castel di Leva e inizia la costruzione di una vera e propria sede:

 

Il 23-2-1959 vi mise la Prima Pietra l'Arcivescovo Monsignor Pietro Sfair. Il Papa mandò l'Apostolica Benedizione con gli auguri di grande sviluppo dell'Opera.
[Don Giuseppe Tomaselli, La Vergine della Rivelazione, Scuola Grafica Salesiana, 1981, pp. 91-92]

 

Nel frattempo, nel 1963, la SACRI cambia sede (e, di conseguenza, Bruno, Iolanda e Concetta cambiano casa), perché (come raccontato da fratello Tito) "dei benefattori hanno dato dei soldi per comprare un appartamento all'8° piano con terrazzo, quello di Via Virginia" [Turi, op. cit., p. 149], nel quartiere Tuscolano.

I lavori per la realizzazione della struttura di Castel di Leva proseguono, evidentemente, secondo l'afflusso delle offerte e terminano nel gennaio 1970: la SACRI può così diventare una vera e propria comunità di consacrati laici (sia uomini che donne, in ali distinte della struttura) dove Bruno, Iolanda e Concetta vanno a vivere stabilmente.

L'indirizzo è via Antonio Zanoni, 44.

La sede della comuinità SACRI

Il complesso edilizio di Casa Betania, sede della comunità SACRI (vista da Google Earth)

A partire dagli anni immediatamente successivi, oltre ad essere nominata Madre Generale, "Madre Prisca fu eletta ininterrottamente, con voto assembleare, all'incarico di rappresentante legale della SACRI" [Turi, op. cit., p. 151], carica che mantenne fino alla sua morte, il 1° giugno 1998.

 

 

​Il 26 luglio 1989, Concetta Mormina, rappresentante legale della SACRI, acquista a suo nome (come già l'appartamento di via Modica e quello di via Virginia) una villetta su due piani con un parco intorno (superficie complessiva di 4120 metri quadri), situata a San Felice Circeo, in provincia di Latina, in via Vasca Moresca, 26 (a meno di 100 metri da Villa Moresca, dove 14 anni prima aveva avuto luogo il famigerato massacro del Circeo). 

  

Il prezzo pagato è di 130 milioni di lire (corrispondenti, per potere d'acquisto, a circa 160.000 Euro del 2023, come si può vedere con l'apposito calcolatore dell'ISTAT).

Il pagamento è effettuato interamente in contanti, come risulta dalla Nota di trascrizione catastale qui pubblicata per la prima volta:

Nota di trascrizione catastale, San Felice Circeo
Nota di trascrizione catastale, San Felice Circeo

 

 

Negli anni immediatamente successivi, vengono eseguiti alcuni lavori di ampliamento, come risulta dai documenti catastali. Il 17 aprile 1998 la villa viene ufficialmente donata da Concetta alla SACRI, con atto presso il notaio Luca Amato.

Nel 1995, la SACRI riceve in eredità (presumibilmente da un membro della comunità stessa o comunque da un devoto) un appartamento di 89 metri quadri, sito in Vicolo Anguillarese, nella frazione romana di Osteria Nuova, ancora in possesso dell'associazione quando Cornacchiola scompare nel 2001, all'età di 88 anni. 

Visura Osteria Nuova

 

 

Dopo la morte del fondatore, la SACRI ha continuato ad essere attiva, essendo guidata da Luigi Maria Cornacchiola (il minore dei quattro figli di Bruno, nato dopo l'"apparizione" del 1947) con la collaborazione del fratello Carlo. 

La villa di San Felice Circeo è oggi una delle sedi in cui si riuniscono d'estate i membri dell'associazione. Esistono anche alcune sedi affiliate, sparse nel territorio italiano, a cui bisogna aggiungerne una fondata a Perth, in Australia, nel 1975, da facoltosi fedeli di origini italiane, con la collaborazione dello stesso Bruno Cornacchiola, recatosi per due volte sul posto.

Su richiesta dell'Associazione SACRI, nel giugno 2017 il Vicariato di Roma ha aperto un fascicolo in vista dell'eventuale indizione del processo di beatificazione di Bruno Cornacchiola, che però non ha, al momento, ricevuto il prescritto nullaosta dalla Congregazione per le Cause dei Santi.

Un cambiamento interiore?

Secondo la versione apologetica "ufficiale", l'apparizione della Madonna determinò in Bruno un improvviso cambiamento interiore:

Lo stesso Cornacchiola riconobbe che la sua vita coniugale era intrisa di maltrattamenti, tradimenti, percosse e  incomprensioni, che cessarono solo il 12 aprile 1947, giorno della prima apparizione della Vergine. 
[Missionarie della Divina Rivelazione, op. cit., p. 17]

 "Era un lupo... ed ora è un agnello", scriveva di lui l'apologeta don Giuseppe Tomaselli [Tomaselli, op. cit., p. 5] (sacerdote che diceva di possedere "un fluido mistico particolare").

Talvolta, le fonti apologetiche fanno riferimento a certe voci che circolavano sulla natura delle relazioni di Bruno, dopo l'"apparizione", con alcune donne (anche religiose, come una suora dell'ordine delle Maestre Pie Filippini [cfr. Turi, op. cit., p. 126, nota 19]), ma le smentiscono decisamente come maldicenze.

È difficile ricostruire obiettivamente la verità in merito. Ma qui ci interessa un altro aspetto della questione.

Ecco cosa la stessa Madre Prisca racconterà alle consorelle, in merito agli anni trascorsi in via Modica:

 
La giovane Prisca dormiva con un materasso adagiato nella vasca da bagno e, inoltre, doveva sopportare le calunnie che il vicinato lanciava su di lei e che creavano continue tensioni con Iolanda. Prisca veniva infatti vista come l'ennesima amante di Bruno il quale, questa volta, l'aveva sfacciatamente portata in casa. Prisca tentò varie volte la fuga, prendendo le sue poche cose [...]; si sedeva su una panchina e piangeva, e ogni volta arrivava Bruno per riportarla a casa. 
[Missionarie della Divina Rivelazione, op. cit., pp. 75-76]

 

 

Se Iolanda, a torto o a ragione, non tollerava la presenza di Concetta in casa, l'imposizione della sua presenza fissa non costituiva una violenza psicologica nei confronti della moglie?

 

 

E davvero bisogna credere che la Madonna abbia voluto che Concetta lasciasse la casa delle cugine per andare a dormire nella vasca da bagno di Bruno?  

*****

​Il 13 aprile 2018 Gianfranco e Carlo Cornacchiola, figli di Bruno, si trovano a rispondere alle domande di Lucia Ascione, conduttrice del programma "Bel tempo si spera", trasmesso da TV2000 (rete di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana).

In un paio di momenti della trasmissione, la conduttrice li invita a spiegare che papà è stato Bruno per loro: 

Premesso che la trasmissione integrale è disponibile qui, analizziamo i tre spezzoni che ci interessano.

 

 

Gianfranco ricorda le botte del padre ("frustate", per Carlo), che, secondo la versione apologetica "ufficiale", dovrebbero essere terminate quando ci fu l'"apparizione", allorché lui aveva 4 anni.

 

 

Nel secondo segmento, la conduttrice fa riferimento, per l'appunto, al padre che, dopo l'"apparizione", avrebbe smesso di ricorrere alle "cinghiate".

Il timido Gianfranco si limita ad abbozzare un sorriso, immediatamente interrotto da diversi colpi di tosse.

 

 

Il segmento più interessante è l'ultimo: appena la conduttrice chiede espressamente a Gianfranco di parlare della figura del padre, Carlo istintivamente abbassa la testa, evidentemente prevedendo l'imbarazzo in cui si troverà il fratello. 

In effetti, Gianfranco rimane in silenzio. Solleva e riabbassa la mano.

La conduttrice si rende conto di quel disagio e cerca di interpretarlo in una maniera che salvaguardi comunque l'immagine di Bruno. Chiede allora a Gianfranco: "Era un papà tormentato? Un papà che non riusciva a farsi comprendere?"

Gianfranco rimane ancora in silenzio.

Come è evidente, non è possibile che ricordi le botte prima dei 4 anni di età e non ricordi che papà sia stato, il suo, negli anni e nei decenni successivi. Eppure, alla fine dice: "No, non ricordo niente".

Egli sa bene cosa il pubblico e l'intervistatrice si attendono di sentire da lui. Ma quelle parole compiacenti non le pronuncia.

 

 

La parola passa allora a Carlo, che evita il tema del presunto carattere gioioso e sereno del padre "rinato" e mette a frutto un altro spunto offerto dalla conduttrice: Bruno ha avuto una vita durissima, perché ha fondato la SACRI.

Continua nella pagina: Bruno Cornacchiola: premonizioni... o postmonizioni?

Marco Corvaglia

Pagina pubblicata il 21 agosto 2021. Aggiornata il 5 marzo 2023

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