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6. Credibilità dei veggenti: il "vero problema" ammesso (perfino) dalla commissione

di Marco Corvaglia

Vai alla parte 1: Una commissione inadeguata

Vai all'indice completo dello studio Chi giudicherà i giudici? Le insanabili contraddizioni della commissione d'indagine su Medjugorje

Lente d'ingrandimento e puzzle

Come abbiamo visto, la commissione "isola" al di fuori della prima settimana gli elementi problematici e, basandosi su teorie psicologiche, elabora motivazioni di credibilità per le prime "apparizioni".

Appena fatto ciò, compie una scelta discutibile: decide di votare immediatamente sulla soprannaturalità dell'"evento originario".

La votazione avviene nella tredicesima seduta, quella del 22 febbraio 2013 [cfr. D. Murgia, Processo a Medjugorje, Rubbettino, 2021, p. 182]. Come sappiamo, 13 voti su 15 sono a favore (un astenuto e un contrario). 

 

Metodologicamente, sembrerebbe un errore. La commissione deve ancora riflettere ed esprimere un giudizio ufficiale sui comportamenti e la credibilità dei veggenti nei decenni successivi alle "prime sette apparizioni" (questa votazione avrà luogo solo nella quindicesima seduta, l'11 ottobre 2013), ma il punto di non ritorno è stato raggiunto. È chiaro che così i commissari si stanno legando le mani. 

A cosa potranno servire queste riflessioni se non a cercare attenuanti che rendano il meno stridente possibile il contrasto con la decisione già presa? 

Non si tratta solo di un rischio. È esattamente ciò che, documenti alla mano, sembra essere accaduto. 

Tra i maggiori aspetti critici individuati dalla commissione c'è il tema del rapporto con il denaro. Gli accertamenti effettuati, anche con il viaggio di studio a Medjugorje, hanno confermato in pieno l'esistenza del problema. 

Ebbene, è interessantissimo notare la differenza tra la posizione della commissione a febbraio 2013, subito prima della deliberazione sulla soprannaturalità dei primi giorni, e quella immediatamente successiva. 

Infatti, in uno studio stilato da due membri, datato 8 febbraio 2013 e allegato al verbale della seduta del successivo 22 febbraio, si legge:

Il protocollo della CdF [...] impone di acquisire come elemento negativo la «ricerca evidente di lucro, collegata strettamente al fatto».
Nel caso dei “veggenti” di Medjugorje si può certamente dire che questo si presenta come l’aspetto più critico, che comunica un senso di profondo disagio. [...] 
Impossibile negare [...] che il diretto coinvolgimento dei “veggenti” nei pacchetti delle escursioni-pellegrinaggio, nei soggiorni di alto profilo nell’ambito delle conventions con relativa esibizione dell’estasi, nella proprietà e nell’allestimento di infrastrutture dell’ospitalità alberghiera, disturba molto. L’esibizione del carisma appare interna ad un invadente dispositivo commerciale, più che non a un sobrio contesto di vita ecclesiale.
Il rapporto degli sviluppi dell’evento con l’incremento delle proprietà domestiche personali e con l’elevazione del tenore di vita, è assodato. Riconoscenza e generosità dei pellegrini, certo. È possibile e anche probabile. Ma appunto questo è il tema: a quali altre risorse personali o professionali potrebbero essere collegati i cospicui vantaggi di benessere conseguiti, se non all’impiego dell’evento? In una zona relativamente povera, il livello complessivo delle abitazioni e dei beni a disposizione sarebbe considerato di classe medio-alta anche in un ricco contesto urbano. Il quadro complessivo del tenore e dello stile di vita di alcuni componenti del gruppo, poi, offre un’immagine non congruente con la responsabilità di custodire e amministrare un carisma così eccezionale come quello che viene esibito come perdurante. [...]
Forse non abbiamo tutta la certezza desiderabile di una evidente ricerca del lucro strettamente connessa con il fatto. Però il fatto si mostra vistosamente collegato con elementi di lucro. L’incertezza su questo punto specifico deve assolutamente essere risolta.
[Allegato II – Verbale del 22 febbraio 2013, in Murgia, Processo a Medjugorje, cit., pp. 178-179]

In queste parole si legge imbarazzo ma, sostanzialmente, anche onestà. Si riconosce la situazione per quella che è, ma non si trova una soluzione convincente. Semmai, si spera di trovarla. 

Alcuni mesi dopo, nella Relazione finale, il problema è sempre lì. Al contrario di quanto auspicato dai due membri, l'incertezza su questo punto specifico non è stata affatto risolta. Il lucro rimane innegabilmente connesso al fatto.

Fanno però la loro comparsa tentativi di giustificazione astratti e paradossali (ancora una volta basati su psicologismi), che in realtà stanno a evidenziare che non si è riusciti a trovare nessuna argomentazione oggettiva e migliore.

Nella Relazione è scritto che gli sviluppi della vicenda riconducibili ai comportamenti dei veggenti "presentano vari aspetti problematici" [Relazione finale: Gaeta, p. 70; Murgia, p. 49].

Nel paragrafo della Relazione (I, 2.4) intitolato Credibilità attuale dei presunti veggenti si legge: 

 

Quel che la Commissione Internazionale ha potuto accertare, a proposito dell’accusa di un’eventuale ricerca del lucro, è che i testimoni del segno soprannaturale a loro originariamente indirizzato hanno ora effettivamente un rapporto per alcuni aspetti ambiguo con il denaro (e con quello che, in generale, si può chiamare preoccupazione per il proprio “benessere”). Quest’ambiguità, però, più che situarsi sul versante dell’immoralità, si situa nel versante della struttura personale, spesso priva di un solido discernimento e di un coerente orientamento, anche perché è mancata loro una attendibile e continuativa guida spirituale, nel corso di questi trent’anni. Vi sono, semmai, molti indizi di protagonismi spirituali esibiti e di relazioni pastorali mancate. [...]
Questo mancato accompagnamento spirituale e umano è sicuramente una tra le cause di certe ambivalenze e ambiguità che si sono manifestate tra i protagonisti del fenomeno in fieri. Questa dinamica negativa raggiunge il suo apice nel caso di Ivan Dragičević, i cui continui incontri e conferenze sul fenomeno di Medjugorje sembrano costituire l’unico suo lavoro e sostegno. Egli inoltre ha mentito più volte ed è meno credibile anche nel modo in cui parla delle sue esperienze con la Gospa.
La Commissione internazionale rileva, in ogni caso, che gli eventi successivi alle prime sette apparizioni costituiscono un vero problema, che rende assai difficile una valutazione conforme a quella che può essere riconosciuta al segno originario.
[Relazione finale: Gaeta, pp. 81-83; Murgia, pp. 57-58. Murgia copre con un omissis tutti i nomi presenti nella Relazione]
 
[…] l’autorità ecclesiastica deve vigilare sulle attività economiche dei presunti veggenti connesse al fenomeno di Medjugorje, specialmente nel caso di Ivan Dragičević.
[Relazione finale: Gaeta, p. 119; Murgia, p. 72]

​​

In sostanza, si ammette che il rapporto dei "veggenti" con il denaro e con la ricerca di lucro è ambiguo, ma, incredibilmente, si arriva a dire che ciò sarebbe da attribuire non ad una loro colpa, bensì alla mancanza di una guida spirituale.

 


Quindi, secondo la commissione pontificia internazionale, delle persone che da decenni dicono di essere guidate spiritualmente dalla Madonna, hanno bisogno di una guida spirituale terrena che insegni loro quello che evidentemente la Madonna non riesce a insegnare (ad esempio, concetti come: non ci si deve prendere gioco dei fedeli chiedendo loro denaro per la costruzione di un "centro di spiritualità", quando invece si sta costruendo un albergo privato da 120 posti letto di nome Magnificat).

Peraltro, come si fa a dire che i veggenti non abbiano avuto una guida spirituale? C'è un messaggio esplicito del febbraio 1982 in cui la Gospa dice ai ragazzi: "Ringraziate molto Tomislav che vi guida così bene" (si veda: Lodato dalla Madonna di Medjugorje e poi scomunicato: Tomislav Vlašić).

Dalla metà degli anni Ottanta, sono invece stati seguiti da padre Slavko Barbarić (tanto vicino ai veggenti che Marija, il 25 novembre 2000, il giorno dopo la sua morte, diede il famoso messaggio della Gospa: "Desidero dirvi che vostro fratello Slavko è nato al Cielo e che intercede per voi").

Padre Slavko controllava perfino i messaggi prima della loro pubblicazione (si veda, ad esempio, la testimonianza di Wayne Weible, scrittore e apologeta di Medjugorje, amico intimo di Marija, nel suo libro The Final Harvest. Medjugorje at the End of the Century, Paraclete Press, 1999, pp. 98 e 164). Cioè faceva esattamente ciò che la commissione, incredibilmente, auspica venga fatto anche oggi:

 

La formulazione linguistica dei presunti messaggi della Madonna dovrebbe avvenire alla presenza del sacerdote incaricato dell’accompagnamento spirituale del presunto veggente.
 [Relazione finale: Gaeta, p. 119; Murgia, pp. 71-72]


Altri motivi di perplessità a cui la commissione fa riferimento, al di là della questione-denaro [corsivo nell'originale]:

 

Dai documenti originali messi a disposizione della Commissione Internazionale, risulta che gli allora adolescenti avevano dichiarato che il fenomeno avrebbe avuto termine. Ma, come si sa, questo non è accaduto.
[Relazione finale: Gaeta, pp. 83-84; Murgia, p. 58]


Inoltre [parentesi e punti esclamativi nell'originale]:

 

La Commissione Internazionale ha dovuto rilevare la banalità ripetitiva di alcune comunicazioni che i testimoni dichiarano di aver ricevuto dalla Gospa [...]. Soprattutto, però, questo settore riguarda:
• la presunta Vita di Maria - di cui Vicka Ivanković asserisce di essere la depositaria, perché dettatale dalla stessa Gospa (!);
• il "grande segno" (non ancora realizzato!);
• i cosiddetti dieci "segreti" (con la questione del "frate depositario")
[Relazione finale: Gaeta, pp. 77-78; Murgia, p. 54. Murgia copre con un omissis tutti i nomi presenti nella Relazione]


Più avanti [corsivo nell'originale]:

Tra i tanti elementi problematici ed ambigui, quel che assume senza dubbio un peso maggiore, alla luce degli eventi del passato, è la forma tipica del “segreto”; non avendo i presunti veggenti sviluppato particolari qualità intellettuali e di introspezione, ed essendo parimenti rimasti privi di un accompagnamento e di un’educazione umana e spirituale all’altezza di quel che si stava verificando, il bisogno di rifarsi a dei modelli di comportamento che permettessero loro l’integrazione delle particolari esperienze che asserivano vivere può averli orientati ad assumere forme e ruoli già presenti nel vissuto ecclesiale (essere simili a) [...].
[Relazione finale: Gaeta, pp. 79-80; Murgia, pp. 55-56]


In pratica, in uno stile che spesso diventa fumoso quando si presentano attenuanti e giustificazioni a favore dei veggenti, la Relazione ci sta dicendo quanto segue: la commissione ritiene probabile che i dieci segreti (come la Vita della Madonna e la prosecuzione stessa delle apparizioni dopo i primi giorni) siano un'invenzione dei “veggenti”, i quali si sarebbero ispirati ai racconti di altri presunti veggenti del passato. Ma, anche stavolta, secondo la commissione pontificia internazionale, la colpa di quest'inganno non è loro ma della mancanza di una educazione spirituale.

 

 

Il tentativo di ridurre il più possibile l'incoerenza tra il giudizio relativo alle "prime sette apparizioni" e quello relativo ai decenni successivi diventa particolarmente aperto quando, dopo aver ripetutamente ammesso l'esistenza di "tanti elementi problematici e ambigui", si afferma esplicitamente che questo non metterebbe in discussione la "soggettiva buona fede" dei veggenti (fatta eccezione per il solito "capro espiatorio" Ivan): 

[...] i presunti veggenti sono apparsi sostanzialmente credibili nella loro testimonianza delle prime sette apparizioni, e anche per le presunte apparizioni successive non sembra si possa negare la loro soggettiva buona fede, indipendentemente dal giudizio sulla realtà dell’accaduto. Questa valutazione positiva non si estende però a Ivan Dragičević, sulla cui credibilità sono emerse gravi e comprovate riserve. Anche per quanto riguarda il comportamento morale e in particolare la questione del quaestus lucri, la posizione di Ivan Dragičević è più compromessa di quella degli altri presunti veggenti.
[Relazione finale: Gaeta, p. 115; Murgia, pp. 69-70]

 

È come se la commissione stesse ufficialmente conferendo ai veggenti la "licenza di inventare".

E su che base?

Sulla base, ancora una volta, di astratte, indimostrate e paradossali teorie psicologiche.

Ed ecco l'esito della votazione "sugli sviluppi successivi agli inizi che riguardano e coinvolgono direttamente i presunti veggenti":

 

Su 14 presenti e votanti (10 membri e 4 esperti):
• 8 membri e 4 esperti: nondum decernendum [sospensione del giudizio];
• 2 Membri: constat de non supernaturalitate [è evidente la non soprannaturalità].
[Relazione finale: Gaeta, p. 87; Murgia, p. 60] 

Continua nella parte 7: La commissione calunnia il vescovo Žanić?

Marco Corvaglia

Pubblicato il 28 dicembre 2021

Articolo depositato legalmente presso l'ente certificatore Copyright.eu 

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