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L’approvazione (1851) e la rischiata sconfessione (1946) di La Salette

di Marco Corvaglia

Vai all'indice completo della sezione Apparizioni mariane al banco di prova della critica storica

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"Per l'afflusso immenso e spontaneo dei fedeli..."

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Il suggestivo santuario di La Salette (il secondo di Francia per numero di pellegrinaggi, dopo Lourdes) eretto a seguito dell'approvazione ufficiale dell' "apparizione" (1851) e promosso a basilica minore nel 1879 da papa Leone XIII.

 

A metà del 1800 il numero di presunte apparizioni registrate nella storia del cattolicesimo era vicino al migliaio (il repertorio più ricco è il Dizionario delle “apparizioni” della Vergine Maria di padre Laurentin), ma la Chiesa non aveva ancora mai concesso approvazioni esplicite e formali.

 

Questo accadde per la prima volta nel 1851, quando il vescovo di Grenoble, mons. de Bruillard, ottenuto il permesso della Santa Sede, approvò ufficialmente l' "apparizione" di La Salette.

 

 

La commissione consultiva da lui istituita si era espressa in questo senso non all'unanimità, bensì con una maggioranza di 12 membri su 16 [cfr. J. Stern, La Salette. Documents authentiques, vol. 2, Cerf, 1984, pp. 9-10 (una riproduzione digitale del volume è disponibile qui)].

La Salette costituisce quindi il primo caso di apparizione attestataria (“attestata” dall’autorità episcopale), secondo l’espressione coniata dallo storico cattolico Philippe Boutry [J. Bouflet, P. Boutry, Un segno nel cielo. Le apparizioni della Vergine, Marietti, 1999, p. 146].

 

Mons. de Bruillard, nel suo decreto datato 19 settembre 1851, scrive:

 
 
ART. 1. Noi giudichiamo che l’apparizione della santa Vergine a due pastori, il 19 settembre 1846, su una montagna delle Alpi, situata nella parrocchia di La Salette, dell’arcipretoria di Corps, porta in sé tutti i caratteri della verità, e che i fedeli hanno fondate ragioni per crederla indubbia e certa.
[Mandement de Monseigneur l'Évêque de Grenoble, in J. Stern, La Salette. Documents authentiques, vol. 3, Cerf, 1991, p. 206 (una riproduzione digitale del volume è disponibile qui)] 

 

 

La formula, con le sue oscillazioni tra soggettività e oggettività (giudichiamofondate ragioniindubbia e certa), costituirà un modello per tutte le approvazioni di "apparizioni" che seguiranno.

 

 

La Salette ha aperto la strada. O forse un pendio scivoloso, considerando il principale criterio di giudizio a cui ha fatto ricorso mons. de Bruillard:

 

 
ART. 2. Noi crediamo che questo fatto acquisisca un nuovo grado di certezza per l'afflusso immenso e spontaneo dei fedeli sul luogo dell'apparizione... 
[Ibidem]

 

 

La verità o la devozione?

Lo scontro tra visione laica e visione religiosa della realtà, nell'Ottocento (il secolo del liberalismo e del positivismo), diviene aspro e le gerarchie della Chiesa cominciano a guardare con favore a certi fenomeni della devozione popolare che diffondono emozione e fervore e che sino ad allora erano saggiamente stati considerati con estremo sospetto.

 

 

Nota Marina Caffiero, dell'Università La Sapienza di Roma:

È una vera e propria "svolta" nel rapporto tra Chiesa ufficiale ed evento prodigioso ciò a cui si assiste nei decenni tra la fine del Settecento e i primi dell'Ottocento. Tale svolta, ponendo fine agli sforzi post-tridentini [successivi al Concilio di Trento (1545), MC], e soprattutto settecenteschi, di reprimere pratiche, credenze, culti e rituali troppo "facili", tendeva ad annullare lo scarto e la tensione esistenti tra religione "popolare" e religione "alta" o ufficiale. [...]
Una linea e un programma, questi, che si affermeranno in tutta la loro pienezza nel cattolicesimo ottocentesco, in risposta ai fenomeni di secolarizzazione.
[Marina Caffiero, La nuova era. Miti e profezie dell'Italia in Rivoluzione, Marietti, 1991, pp. 11-12]

 

 

Lo stesso Boutry ammette che il modello attestatario “rimette […] parzialmente in causa […] le prudenze e le convenienze della linea pastorale seguita dalla Chiesa dopo il concilio di Trento” [Bouflet, Boutry, op. cit., p. 146].

Nel 1954, padre Carlo Balić, futuro fondatore della Pontificia Accademia Mariana Internazionale, scriverà in un'enciclopedia cattolica:

 
[In merito alle apparizioni di La Salette] Leone XIII nello stesso decreto con il quale, il 19 gennaio 1879, elevava il santuario salettiano a “Basilica Minore”, e concedeva il favore della coronazione della statua della beatissima Vergine, dichiarava pure che, ciononostante, in nessun modo intendeva approvare personalmente l’apparizione della Vergine Maria sul monte de La Salette. Anche il Papa Pio IX ha tenuto il medesimo atteggiamento. Pur concedendo delle indulgenze, egli non intendeva affatto pronunziarsi in merito alla realtà delle apparizioni de La Salette.
[Carlo Balić, Apparizioni mariane dei secoli XIX e XX, in Enciclopedia Mariana Theotókos, Bevilacqua & Solari, 1954, p. 265]

 

 

Considerando che la Salette, nella storia delle "apparizioni", rappresenta uno snodo fondamentale, può stupire, oggi, vedere un mariologo sottolineare con tanta insistenza che i papi, pur avendone apertamente sostenuto la devozione, non avrebbero in nessun modo confermato il giudizio episcopale.

Il fatto è che, appena otto anni prima, nel 1946, in coincidenza con il primo centenario di La Salette, in ambito ecclesiastico erano scoppiate delle polemiche pubbliche sull’”apparizione” e papa Pio XII aveva chiesto al Sant’Uffizio di riesaminare la questione.

Come scrive l'apologeta e specialista salettino padre Michel Corteville, l'esame viene "affidato a uno studioso di competenza pluridisciplinare, il gesuita Guillermo Hentrich, niente meno che il segretario privato di Pio XII. La conclusione è sconvolgente" [M. Corteville, Dal Mémoire ad oggi, in J. Maritain, La Salette. Opera inedita, Angelicum University Press, 2022, p. 553].

 

 

Infatti, nella prima delle assemblee settimanali del giugno 1946, i Padri Consultori che hanno studiato il rapporto di 246 pagine stilato da padre Hentrich emettono il seguente verdetto (corsivo e grassetto nell'originale):

«Sulla domanda: la presunta “apparizione” della Beata Vergine Maria sul monte di La Salette (1846) è un fatto storico? I Reverendi Padri Consultori, all’unanimità (l’Assessore, Morano, Traglia, Gillet, Cordovani, Corra, Schafer, Creusen, Beste, Tromp, Damen, Grendel, Bigazzi, Dalpiaz), sono stati del parere:
 
"Dall’insieme degli elementi esposti nella relazione, anche se non si può trarre con certezza una sentenza definitiva, si può tuttavia dedurre che vi è una grande probabilità che l’apparizione non sia avvenuta. Nel frattempo, senza pronunciare un giudizio definitivo, occorre usare grande prudenza per non compromettere l’autorità della Santa Sede con atti che sembrerebbero avallare la fede in questa “apparizione”»
[Ivi, p. 554] 

 

Il celebre filosofo cattolico Jacques Maritain, all'epoca ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, deciso sostenitore di La Salette, viene informato del fatto dal prosegretario di Stato mons. Montini (futuro Paolo VI), di cui è intimo amico.

 

 

Allarmato, nel marzo 1947 consegna a Montini un suo trattato apologetico su La Salette risalente al 1918 (il Mémoire), sperando che possa spingere il Sant'Uffizio a cambiare posizione.

 

Il trattato (rimasto inedito fino al 2022, quando è stato pubblicato integralmente, in traduzione italiana, a cura di Corteville) è voluminoso, ma Maritain parte in genere dal presupposto che Mélanie e Maximin siano sinceri nei loro racconti e, su questa base, costruisce, a posteriori, argomentazioni indimostrate.

 

 

Ecco solo un esempio relativo a Mélanie che, come sappiamo, intorno all'età di vent'anni cominciò ad asserire di essere stata formata al cristianesimo, sin dalla prima infanzia, da Gesù Bambino (da lei definito il Fratellino):

 

 
Ci si ricorda che non poté fino a diciassette anni superare il suo esame di catechismo, eppure, fin dall'età di tre anni e mezzo, aveva ricevuto le lezioni del Dio vivente.
Il fatto è che, attraverso un gioco quasi unico del buon piacere divino, nessuna educazione delle facoltà naturali aveva preceduto in lei i doni della luce contemplativa. Ciò che sapeva, lo sapeva nella lingua della scienza infusa; nulla vi corrispondeva nella nostra lingua.
[Maritain, op. cit., p. 419] 

Non sorprende quindi che, con una nota del 15 giugno 1951 [M. Corteville, Dal Mémoire ad oggi, in Maritain, op. cit., pp. 560-562], padre Hentrich abbia spento definitivamente le speranze di revisione del giudizio caldeggiate da Maritain (anche se, secondo la personale opinione di Corteville, che lo ritiene un'opera eccellente, il Mémoire "non fu veramente studiato" [ivi, p. 560]).

 

 

In questa nota del 1951 (La Salette e il sig. J. Maritain), padre Hentrich sottolinea in particolare che "Melania e Massimino, ogni volta che si riferiscono ai 'Segreti', non meritano assolutamente fede. Pertanto, essi non possono più essere creduti per il resto del racconto dell' 'apparizione' " [ivi, p. 561, corsivo nell'originale].

E dopo?

Dopo, nulla.

 

 

Nessun pronunciamento, né in un senso, né in un altro.

 

 

Il giudizio sostanzialmente negativo del Sant'Uffizio (sconosciuto ai più) è rimasto quindi confermato, ma si è continuato come se esso non ci fosse mai stato.

Tutto è stato lasciato com’era e La Salette è rimasta la prima “apparizione” mariana approvata ufficialmente dalla Chiesa.

 

 

Intanto, in quei cento anni successivi alla sua approvazione, i segreti, inaugurati a La Salette, erano divenuti parte fondante delle apparizioni mariane moderne. 

Continua nella pagina: Dopo La Salette: 150 anni di proliferazione dei "segreti" mariani

Marco Corvaglia

Pagina pubblicata il 6 ottobre 2023 

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