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Litografia del dipinto di Lecerf "Visione del Cuore di San Vincenzo" (1835)
All'inizio del 1835, padre Aladel chiede al pittore Lecerf di realizzare un dipinto intitolato "Visione del Cuore di San Vincenzo". Una litografia del dipinto, realizzata poco dopo dalla stamperia Becquet, è accompagnata da una didascalia che colloca le visioni del cuore, da parte di "una suora del Seminario delle Figlie della Carità", a luglio 1830, tutti i giorni dell'ottava della festa di san Vincenzo, "fino al 26 incluso" [cfr. Laurentin, Catherine Labouré... - Documents authentiques, cit., p. 231].
Caterina, molti anni dopo, il 7 febbraio 1856, in una memoria scritta su richiesta del suo confessore (padre Aladel o, più probabilmente, il nuovo confessore padre Chinchon), collocherà però le luttuose visioni del cuore di san Vincenzo ad aprile del 1830, subito dopo la traslazione delle reliquie [cfr. 7 febbraio 1856 - Récit autographe de Sœur Catherine sur la vision du Cœur de St. Vincent et la première apparition de la Vierge, in Laurentin, Catherine Labouré... - Documents authentiques, cit., pp. 334-338].
Nove anni dopo, Aladel di fatto contraddirà Caterina, ribadendo la collocazione cronologica originariamente nota:
Era la vigilia dei gravi avvenimenti del luglio 1830, delle grandi sventure ci minacciavano. [...] Il cuore di san Vincenzo apparve scuro, si rivestì di un colore che non è quello della vita.
[23 aprile 1865 - Dernière conférence de Monsieur Jean-Marie Aladel aux Filles de la Charité, in Laurentin, Catherine Labouré... - Documents authentiques, cit., p. 339]
Il Superiore generale dei Lazzaristi, Jean-Baptiste Étienne (che si rifaceva a quanto riferitogli da Aladel), rievocando le visioni della suora vincenziana, scriverà [sottolineatura mia]:
Si usava allora in questa Casa Madre, e lo si fa tuttora, esporre nella cappella della struttura un Reliquiario, contenente un'insigne Reliquia di San Vincenzo, durante tutta l'Ottava della sua Festa. Una giovane Suora del Seminario vide su questo Reliquiario con religioso sbigottimento un cuore rosso ma di un rosso scuro e mesto.
[4 agosto 1870 - Circulaire du Père Étienne à la Congrégation de la Mission, in Laurentin, Catherine Labouré... - Documents authentiques, cit., p. 340]
Non si sa quando Étienne sia stato informato da Aladel sulla visione del cuore, ma lui stesso dichiarerà di aver ricevuto da Aladel delle confidenze sulle esperienze mistiche di Caterina (segnatamente sulla visione della medaglia) già nel 1830 [cfr. 19 febbraio 1836 - Deuxième séance de l'enquête "Quentin". Déposition de Monsieur Jean-Baptiste Etienne, in Laurentin, Catherine Labouré... - Documents authentiques, cit., p. 240].
Come Laurentin risolverà il contrasto fra le fonti?
Lo farà scrivendo:
Il suo confessore e Padre Étienne hanno datato queste visioni, per confusione, in luglio, in concomitanza con la festa (e non con la traslazione delle reliquie) di Monsignor Vincenzo.
[Laurentin, Vie authentique de Catherine Labouré, vol. 1, cit., p. 75]
Questo è uno strano modo di condurre un'indagine storica. In realtà, non esiste nessun elemento obiettivo che giustifichi la conclusione che Aladel ed Étienne si siano confusi, a meno che non si parta per principio dal presupposto che le cose stiano come dichiarato da Caterina solamente nel 1856.
Lo stesso Laurentin, in altre pagine, lo ammette, per quanto velatamente. Scrive, infatti, riguardo alla visione del cuore di san Vincenzo:
Numerosi testimoni [...], con Étienne-Aladel, la collocano durante l'ottava della festa di Monsignor Vincenzo (18-25 luglio*), mentre bisogna collocarla, secondo Caterina, durante la traslazione dal 24 al 30 aprile.
[Laurentin, Vie authentique de Catherine Labouré, vol. 2, cit., p. 171. *In realtà, l'ottava della festa di san Vincenzo copre il periodo 19-26 luglio, come del resto lo stesso Laurentin scrive correttamente nelle pagine 144 e 145 dello stesso tomo.]
Gli altri libri apologetici non fanno però nemmeno questa velata ammissione. Per questi, non esiste nessun dubbio o problema da risolvere: il racconto di Caterina risale ad aprile.
Peraltro, i rischi che Carlo X correva erano chiari sin da marzo.
Infatti, il 17 marzo 1830, l'ultrarealista visconte Sosthène de la Rochefoucauld, in una lettera privata, implorava l'amico re Carlo X di fermarsi:
[L'opinione pubblica] è un torrente pericoloso al quale è necessario imporre delle dighe ma che è del tutto impossibile far tornare alla sua sorgente. I re sono uomini, maestà: a loro pesa dire che si sono sbagliati. Siate più che un uomo, più che un re, e abbiate il coraggio di fermarvi davanti all'abisso scavato sotto i gradini del vostro trono.
[Imbert De Saint-Amand, La Duchesse de Berry et la Révolution de 1830, Dentu, Parigi 1889, pp. 36-37]
Caterina ha predetto la Rivoluzione del luglio 1830 con 51 giorni di anticipo?
Il 6 giugno 1830, festa della Trinità, durante la messa nella cappella, Caterina avrebbe visto nell'ostia “Nostro Signore […] come un Re […] spogliato di tutti i suoi ornamenti”, e, rievocando l'esperienza, spiegò: “ho avuto l’idea che il Re della terra sarebbe perduto (cioè detronizzato) e spogliato dei suoi abiti regali” [Laurentin, Caterina Labouré, Mimep-Docete, 2010, p. 55].
In sostanza, la visione creerebbe un parallelismo tra l’assolutista Carlo X e Gesù, fornendo così un presagio della rivoluzione con cui, come abbiamo detto, il re sarà rovesciato (il suo posto sarà preso da Luigi Filippo, della dinastia d'Orléans, di spirito laico e considerato di idee alquanto liberali: era stato addirittura simpatizzante della Rivoluzione del 1789, durante la quale era soprannominato Filippo Uguaglianza).
Quella di Caterina fu quindi una profezia avverata?
La letteratura religiosa pensa decisamente di sì:
Leggendo gli storici, sembra che la rivoluzione di luglio sia stata improvvisa e che non fosse prevedibile nel mese precedente; se certuni potevano prevedere delle sommosse e un cambiamento di governo, assai pochi si aspettavano un cambiamento di dinastia.
[Jean Guitton, La medaglia miracolosa. Il segno della misericordia a Rue du Bac, San Paolo, 2015, p. 40]
Quello che oggi ci si dimentica sistematicamente di dire è che Caterina risulta aver fatto per la prima volta menzione di questa visione del re spogliato solo 26 anni dopo i fatti (nella stessa, già citata, memoria in cui collocò ad aprile le visioni del cuore).
La curatrice di quella che fu di fatto la prima biografia di Caterina, suor de Geoffre, addetta al Segretariato generale delle Figlie della Carità, faceva a tal proposito correttamente ricorso ad una trasparente premessa condizionale:
Se crediamo alle note che Suor Caterina scrisse più tardi per ordine di Padre Aladel, l'umile novizia, durante tutto il tempo del suo Seminario, godé in maniera manifesta della vista di Colui la cui presenza si nasconde ai nostri sensi nel sacramento del suo amore.
[1° gennaio 1878 - Notice nécrologique de Sœur Catherine Labouré rédigée par Sœur Marie-Anne-Françoise de Geoffre, in Laurentin, Procès de Catherine, cit., p. 79]
Caterina ha predetto la Rivoluzione del luglio 1830 con nove giorni di anticipo?
Ecco ora un altro importante episodio raccontato da Caterina: una prima apparizione della Madonna (con funeste profezie).
Seguiamo la ricostruzione di padre René Laurentin, che riporta anche le parole scritte dalla mistica nel già più volte citato documento del 7 febbraio 1856:
È proprio suor Marta [la direttrice delle novizie, MC] che impartisce l'istruzione in Seminario, la sera del 18 luglio, vigilia della festa di San Vincenzo. Ella evoca con calore la pietà del Fondatore verso la Vergine Maria. Caterina beve le sue parole. […] Ed eccola trasportata da un nuovo slancio:
Mi sono coricata con (…) il pensiero che, questa stessa notte, avrei visto la Buona Madre. Era tanto tempo che desideravo vederla.
Suor Marta ha fatto un regalo alle novizie: un pezzettino di tunica (una specie di cotta) che un tempo portava San Vincenzo. Prima di addormentarsi a Caterina venne un’idea folle. Taglia in due il piccolo lembo di stoffa e, dice lei stessa, senza incertezze:
L’ho ingoiato e mi sono addormentata con il pensiero che Monsignor Vincenzo mi avrebbe ottenuto la grazia di vedere la Santa Vergine.
[Laurentin, Caterina Labouré, cit., pp. 57-58]
Caterina scriverà di essere stata svegliata da un angelo nel corso della notte e di essere stata condotta nella cappella, dove si sarebbe palesata la Madonna “su di una poltrona uguale a quella di S. Anna” [ivi, p. 60].
Questa singolare affermazione merita un approfondimento.

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