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La Madonna di Medjugorje e la guerra: nessuna profezia ma troppi silenzi 

di Marco Corvaglia

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Saverio Gaeta, nel suo libro Medjugorje. Segreti e messaggi sottolinea che il 26 giugno 1991 “tuonarono i primi colpi di cannone del conflitto nella ex Jugoslavia, esattamente dieci anni dopo quel 26 giugno 1981 nel quale alla veggente Marija era apparsa la Madonna in lacrime che implorava pace e riconciliazione con Dio e fra gli uomini” [S. Gaeta, Medjugorje. Segreti e messaggi, San Paolo, 2020, p. 50].

A dire il vero, la data non è del tutto precisa (il 26 ci furono degli scontri fra civili: la guerra scoppiò il 27).

 

Prendiamola comunque per buona (resta comunque il fatto che, se fosse servito individuare la coincidenza nel giorno 27, lo si sarebbe potuto fare riferendosi allo scoppio ufficiale della guerra). 

Ebbene, è da premettere che nel 1981 gli odi etnico-religiosi tra croati (cattolici), serbi (ortodossi) e bosniaci (musulmani) nell’ex Jugoslavia erano già ben evidenti (e quindi l’invito alla pace era del tutto naturale). Come riconosciuto anche da un autore di parte medjugorjana, Cyrille Auboyneau, le tensioni interetniche e religiose “cominciarono seriamente a risvegliarsi verso la fine degli anni ’70" [C. Auboyneau, La vérité sur Medjugorje, clef de la paix, F.-X. de Guibert,  1993, p. 20].

Questi odi e queste tensioni spinsero il clero locale a dedicare proprio alla Regina della Pace (Kraljica Mira) un importante santuario nella città di Hrasno, ad appena 40 chilometri da Medjugorje. La consacrazione e l’intitolazione avvennero nel corso di una solenne cerimonia tenuta dal vescovo di Mostar, Petar Čule, l’8 maggio 1977. Quattro anni prima dell’inizio delle "apparizioni".

La situazione in Bosnia-Erzegovina era particolarmente preoccupante. Riporta il filomedjugorjano Randall Sullivan:

Bande armate di croati che si definivano ustascia erano ridiventate attive in Bosnia e in Erzegovina nei primi anni Settanta. […] Anche Medjugorje aveva la sua cellula di ustascia, parte di una rete regionale che contava parecchie migliaia di membri. Ben presto bande rivali di serbi che si definivano cetnici si scontrarono con i redivivi ustascia per il controllo del territorio […]. All’inizio degli anni Ottanta la Bosnia ospitava la più grande concentrazione di armi da fuoco e il più grande arsenale militare di tutta la Iugoslavia, forse di tutta Europa […]; in pratica ogni paese o cittadina aveva il proprio deposito d’armi.

[Randall Sullivan, Il detective dei miracoli, Piemme, 2005, pp. 235-236]

Quanto alle coincidenze delle date, gli studiosi di scienze cognitive sanno bene che rimaniamo immotivatamente colpiti da certe coincidenze perché abbiamo una naturale difficoltà a valutare adeguatamente le probabilità.

Scrive nel suo celeberrimo libro Giocati dal caso Nassim Nicholas Taleb, già professore aggiunto al Courant Institute  of Mathematical Sciences della New York University:

 

Le leggi della probabilità sono dette “controintuitive” dai ricercatori in scienze cognitive e comportamentali. Siamo ciechi alle probabilità, dicono questi scienziati.

[Nassim Nicholas Taleb, Giocati dal caso, il Saggiatore, 2003, p. 181]

 

La nostra percezione distorta delle probabilità dipende anche dal fatto che confondiamo la possibilità che si verifichi una specifica coincidenza (che dovrebbe essere indicata prima che si verifichi) con la possibilità che si verifichi una qualsiasi coincidenza (individuata a posteriori, tra le innumerevoli che si sarebbero potute verificare).

Così, il matematico Rob Eastaway e il fisico Jeremy Wyndham notano:

Una strana coincidenza storica accomuna alcuni presidenti degli Stati Uniti. Tre dei primi cinque presidenti sono deceduti tutti nello stesso giorno. Volete sapere in che giorno? Niente meno che il 4 luglio.

[Rob Eastaway, Jeremy Wyndham, Probabilità, numeri e code, Dedalo, 2003, p. 76]

I tre presidenti sono John Adams (morto il 4 luglio 1826), Thomas Jefferson (morto, anche lui, il 4 luglio 1826) e James Monroe (4 luglio 1831). Il 4 luglio, come tutti sanno, ricorre anche la festa dell’Independence Day.

Jonathan C. Smith, professore di psicologia alla Chicago’s Roosvelt University, nota:

In merito a qualunque questione, se si cerca con sufficiente attenzione, si troverà una coincidenza. Coloro che si divertono con queste cose fanno spesso riferimento ai presidenti, cominciando con Lincoln e Kennedy. Considerate questi strani fatti. Lincoln fu eletto nel 1860, Kennedy nel 1960; entrambi furono assassinati di venerdì mentre erano con le proprie mogli; entrambi si occupavano di diritti civili; entrambi avevano perso un figlio mentre erano in carica; entrambi furono uccisi da un proiettile sparato alla testa; Lincoln fu ucciso nel teatro Ford e Kennedy fu ucciso in una Lincoln, un’automobile realizzata dalla Ford.

[Jonathan C. Smith, Pseudoscience and Extraordinary Claims of the Paranormal. A Critical Thinker’s Toolkit, Wiley-Blackwell, 2010, p. 126]

 

Nello specifico caso di cui stiamo discutendo, peraltro, la coincidenza è stata forse favorita da un deliberato intervento umano.

Medjugorje sorge in un’enclave etnica croata in Bosnia Erzegovina. Ebbene, dopo che, il 19 maggio 1991, il popolo croato si era espresso, con un referendum, a favore dell’abbandono della Federazione jugoslava, non casualmente  - secondo quanto riportato dal professor Michael Sells (Divinity School della Chicago University) - l’ultranazionalista leader politico Franjo Tudjman volle attendere fino al successivo 25 giugno, decimo anniversario di Medjugorje, per proclamare l’indipendenza della Croazia (gli anniversari di Medjugorje  vengono celebrati il giorno 25 e non il 24, perché “l’incontro precedente è stato solo una preparazione” [J. Bubalo, Mille incontri con la Madonna, EMP,  1986, p. 179]).

 

 

Scrive Sells:

Forse la più chiara indicazione di come i nazionalisti croati vedevano le apparizioni della Gospa sta nel fatto che Franjo Tudjman scelse il 25 giugno 1991 come giorno in cui dichiarare l’indipendenza dalla Jugoslavia: il decimo anniversario della prima visione a Medjugorje.

[Michael Sells, Crosses of Blood: Sacred Space, Religion, and Violence in Bosnia-Hercegovina, Sociology of Religion , Vol. 64, No. 3, 2003, Oxford University Press, p. 320]

 

A proposito di profezie... non pronunciate: poco prima che, alle ore 18:50 di quel 25 giugno 1991, Tudjman proclamasse la dichiarazione d’indipendenza che avrebbe determinato lo scoppio della guerra, la “veggente” Marija, come ogni 25, comunicò il suo messaggio mensile. Da una Gospa profetica ci aspetteremmo moniti e parole dense di angoscia e trepidazione…

Fu il solito ripetitivo messaggio (con in più il compiacimento – fuori luogo, visto ciò che stava per accadere - per i bei festeggiamenti realizzati per l’anniversario):

Cari figli, oggi nel grande giorno che mi avete regalato, desidero benedire tutti e dirvi che questi giorni, in cui sto con voi, sono giorni di grazia.

Io desidero insegnarvi ed aiutarvi a camminare sulla strada della santità. Ci sono molti che non vogliono sentire i miei messaggi né accettare con serietà quello che io dico; ma per questo, invito voi e prego perché con la vostra vita e nella vita quotidiana, testimoniate la mia presenza. Pregate; Dio vi aiuterà a scoprire la vera ragione della mia venuta. Perciò, figlioli, pregate e leggete la Sacra Scrittura perché, attraverso la mia venuta, possiate scoprire nella Sacra Scrittura il Messaggio che è per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

[I messaggi della Regina della Pace, Shalom, 2010, p. 311] 

 

La guerra compare, però, nel successivo messaggio mensile (25 luglio 1991), quando il conflitto è già scoppiato:

Cari figli, oggi v'invito a pregare per la pace. In questo tempo la pace è minacciata in un modo particolare, e chiedo a voi di rinnovare il digiuno e la preghiera nelle vostre famiglie. Cari figli, io desidero che voi capiate quanto è seria la situazione e che molto di quello che accadrà dipende dalla vostra preghiera. Ma voi pregate poco…

[Ivi, p. 312]

 

Così sono capaci tutti.  

Se si vanno poi a leggere i successivi messaggi di quegli anni, fino alla conclusione della guerra (accordi di Dayton, 14 dicembre 1995), mentre vengono sistematicamente perpetrati, dalle fazioni in campo, crimini contro l’umanità (dal genocidio allo stupro etnico, su cui si è pronunciato anche il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia), si nota che la Gospa dice poco e nulla in proposito.

 

 

Scrive Joseph Wiinikka-Lydon, Divinity School dell’Harvard University:

Anche se giornalisti e studiosi si sono focalizzati soprattutto sui campi di concentramento serbi che c’erano durante la guerra, l’entità nazionale croata, l’Herceg-Bosna, ne possedette almeno cinque di propri, ed erano tutti entro un raggio di due ore da Medjugorje. Tra questi siti, era incluso il più famigerato campo croato, Dretelj, a circa un’ora di macchina da Medjugorje, al di là dei monti. I prigionieri dei campi – perlopiù musulmani – venivano picchiati, torturati, costretti a lavorare fino a notte fonda […] [ometto alcuni particolari per delicatezza, MC] e gli venivano fatti cantare canti nazionalistici croati. Le razioni di cibo e acqua erano così scarse che alcuni prigionieri dovevano bere le proprie urine per sopravvivere. Anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, struttura che, per la maggior parte della guerra, si astenne da interventi diretti nel conflitto di Bosnia, dichiarò che questi campi erano paragonabili ai brutali campi serbi e ne chiese la chiusura.

[Joseph Wiinikka-Lydon,  The Ambivalence of Medjugorje. The Dynamics of Violence, Peace, and Nationalism at a Catholic Pilgrimage Site during the Bosnian War (1992-1995), "Journal of Religion and Society", Volume 12, 2010, p. 4]

Ciò che lascia sconcertati è il fatto che, nei messaggi del periodo della guerra, sì e no una o due volte all’anno si riesce a vedere un chiaro e inequivocabile - ma comunque sempre fugace e blando - riferimento al conflitto in corso.

Saverio Gaeta raccoglie i messaggi che gli sembrano più forti e diretti. Eccoli:

 

“Solo con la preghiera e il digiuno può essere fermata la guerra" (25 aprile 1992).

Con ulteriore forza si espresse nell’Annunciazione del 1993: "Oggi come non mai vi invito a pregare per la pace: la pace nei vostri cuori, la pace nelle vostre famiglie e la pace nel mondo intero; perché Satana vuole la guerra, vuole la discordia, vuole demolire tutto ciò che è buono” (25 marzo 1993). [...] "...voi vivete poco i miei messaggi; parlate, ma non vivete; perciò, figlioli, anche questa guerra dura così a lungo" (25 ottobre 1993).

[Gaeta, op. cit., pp. 52-53]

 

 

In verità, sono messaggi tutt'altro che vibranti e incisivi e, soprattutto, sono indirizzati al destinatario sbagliato. Una Gospa, Regina della Pace, che, nei segreti apocalittici, preannuncia castighi e avvertimenti per gli uomini, non ha moniti da lanciare contro chi, come vedremo, si definisce devoto della Madonna e, al tempo stesso, si macchia di crimini atroci?

Per molto meno (cioè il non credere alle “apparizioni”), la Gospa aveva minacciato più volte il vescovo Žanić.

 

 

Ad esempio, il 21 giugno 1983 Ivan invia al vescovo una lettera in cui riferisce un messaggio, chiaramente intimidatorio, che la Madonna gli indirizza: "Se non si converte o corregge, lo raggiungerà il mio giudizio e il giudizio di mio Figlio Gesù" [Pavao Žanić, La posizione attuale, non ufficiale, della Curia vescovile di Mostar nei confronti degli eventi di Medjugorje, Mostar, 30 ottobre 1984, p. 11].

In merito alla guerra, mai un’accusa precisa, mai una condanna esplicita di condotte brutali, mai una giusta minaccia indirizzata almeno a chi, tra i soldati che si dicono suoi devoti, compie crimini di guerra.

Evidentemente, i veggenti erano più innervositi dall'opposizione del vescovo che dalla barbarie della guerra.

Parole più chiare vengono usate, in quello stesso periodo, per l’aborto: "L'aborto è un grave peccato" (1 settembre 1992) [I messaggi della Regina della Pace, cit., p. 446]. Genocidi, torture, stupri etnici non meritano di essere citati?

Come si spiega una gestione così improvvida del fenomeno da parte dei "veggenti", durante la guerra?

Bisogna partire da un dato di fatto (di cui i veggenti non erano nemmeno direttamente responsabili, in verità): i nazionalisti croati avevano fatto di Medjugorje il proprio simbolo identitario. Non si trattava solo di militari e di politici (e, naturalmente, dei loro seguaci), ma anche di diversi religiosi vicini ai veggenti stessi, come vedremo. 

Mettiamo in fila alcuni elementi.

Tudjman al Radio City Music Hall

Nel maggio 1993 Franjo Tudjman (nel frattempo diventato presidente della Croazia), dichiarò che le apparizioni di Medjugorje avevano fatto presagire e accendere “il risveglio della nazione croata” [E. Rubin, Souvenir Miracles. Going to see the Virgin in western Herzegovina, "Harper’s Magazine", Febbraio 1995,  p. 65] (nella foto: il 10 aprile 1995 Tudjman fa il suo ingresso al Radio Music City Hall di New York per assistere all'anteprima mondiale del film Gospa, che racconta in toni propagandistici le vicende di Medjugorje. Tudjman è insieme alla moglie Ankica e al regista del film, Jakov Sedlar).

 

Tudjman, alcuni anni prima, nel suo libro Bespuća povijesne zbiljnosti, aveva dato una giustificazione teorica della pratica del genocidio, cercando argomentazioni nell’Antico Testamento e scrivendo che per gli ebrei “il genocidio è un fenomeno naturale, in armonia con la natura mitologicamente divina della società. Il genocidio non è solo permesso, ma è raccomandato e persino comandato dalla parola dell'onnipotente Yahweh tutte le volte che sia utile per la sopravvivenza o il ripristino del dominio del popolo eletto, oppure per la conservazione o la diffusione della sua fede unicamente retta” [Franjo Tuđman, Bespuća povijesne zbiljnosti, Nakladni zavod Matice hrvatske, 1989, p. 172]

Un giornale titola: "Dario Kordić sulla strada per L'Aia"

Il comandante Dario Kordić, durante la guerra, con in braccio una mitragliatrice e al collo una corona del Rosario.

Il comandante del Consiglio di difesa croato Dario Kordić, devoto di Medjugorje, fu decorato da Tudjman per aver accresciuto “la posizione e il prestigio” della Croazia, dopo il “massacro di civili musulmani in 14 villaggi musulmani nella Valle di Lašva” [M. A. Sells, The Bridge Betrayed. Religion and Genocide in Bosnia, University of California Press, 1996, p. 111].

Kordić è stato poi condannato a 25 anni di carcere dal Tribunale penale internazionale dell’Aia.

Nel 2013, il Tribunale per l’ex Jugoslavia ha condannato anche Tudjman (post mortem) per le sue responsabilità “nella pulizia etnica dei musulmani durante la guerra di Bosnia”.

 

 

Come è noto, quella di Medjugorje è una parrocchia francescana e molti francescani dell'Erzegovina, per motivazioni storico-religiose risalenti al secondo conflitto mondiale, sono vicini al nazionalismo croato.  

Quale posizione assunsero durante la guerra nell'ex Jugoslavia?

 

 

Il professor Sells documenta con equilibrio:

In Croazia e Bosnia centrale i leader della chiesa cattolica, in particolare il Cardinal Kuharić di Zagabria, l’Arcivescovo Puljić di Sarajevo e fra Petar Andjelković, Provinciale Francescano di Bosnia, hanno specificamente e coraggiosamente condannato i crimini dei religiosi croati nazionalisti.

[Sells, The Bridge Betrayed, cit., p. 105]

Quindi, Kuharić, Puljić e Andjelković hanno fatto quello che l’”apparizione” non ha fatto. 

 

 

Continua Sells:

In Erzegovina, tuttavia, il clero cattolico ha giocato un ruolo diverso e più preoccupante. […] Quando i mediatori europei hanno cercato di riconciliare le popolazioni cattolica e musulmana di Mostar, hanno trovato l’opposizione di elementi del clero cattolico locale, come Tomislav Pervan, Provinciale a capo dei 250 frati francescani della regione di Mostar.

[Ivi, pp. 105-106]

Tomislav Pervan, tra l’altro, era stato parroco di Medjugorje dal 1982 al 1988.

Nel 1981, quando iniziarono le “apparizioni”, il parroco era invece padre Jozo Zovko (ancora strettamente legato al fenomeno, come forte sostenitore, negli anni Novanta).

 

 

Ebbene, un testimone al di sopra di ogni sospetto, padre René Laurentin (iniziatore della propaganda internazionale a favore di Medjugorje), scriveva che padre Jozo dimostrava "a volte un patriottismo croato da mozzare il fiato" [R. Laurentin, Dernières nouvelles de Medjugorje n. 15, O.E.I.L., 1996, p. 26].

Laurentin non dettaglia gli episodi ai quali si riferisce, ma ecco una dichiarazione dello stesso padre Jozo rilasciata alla giornalista Elizabeth Rubin, durante la guerra. Dopo aver lamentato l’appoggio dato – a suo parere - dall’Occidente ai serbi, conclude testualmente:

E adesso, mentre i serbi occupano un terzo della Croazia, l’Occidente si aspetta che noi parliamo di pace!

[Elizabeth Rubin, Souvenir Miracles. Going to see the Virgin in western Herzegovina, "Harper’s Magazine", Febbraio 1995,  p. 69]

Nel 1993, come abbiamo accennato, l'ONU istituì all'Aia (Paesi Bassi) il Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia.

Un francescano particolarmente vicino ai veggenti di Medjugorje fu Slavko Barbarić (il 25 novembre 2000, il giorno dopo la sua morte, la “veggente” Marija trasmise questo messaggio della Gospa: "Gioisco con voi e desidero dirvi che il vostro fratello Slavko è nato al cielo ed intercede per voi" [I messaggi della Regina della Pace, cit., pp. 365]).  

Ebbene, Louis Bélanger notò, anni fa, un’inquietante e rivelatrice dichiarazione di padre Slavko, pubblicata sul numero 142 del 3 maggio 2000 del bollettino informativo ufficiale (Press Bulletin), all'epoca emanato mensilmente dalla parrocchia:

Il 7 aprile mi sono recato in visita ai nostri prigionieri a L'Aia. Non è stato il mio primo incontro con loro a L'Aia, ma questo viaggio è stato per me più sentito rispetto agli incontri precedenti. [...] Il giudice ha mostrato il suo volto: in questi uomini buoni e generosi si giudica il popolo croato e le sentenze sono state 45, 25, 15, 10, 8 anni.

Stiamo parlando di persone condannate per crimini atroci.

Dovrebbe essere ora chiaro in quale ambiente furono elaborati i (ben poco profetici) messaggi di Medjugorje, durante la guerra.

Il che spiega tante cose, in merito alle reticenze e all'evasività dell'"apparizione".

C'è un ultimo aspetto da considerare. 

Il 25 marzo 1994, si trova un messaggio che inizia così: "Cari figli, oggi gioisco con voi e v'invito ad aprirvi a me e a diventare strumenti nelle mie mani per la salvezza del mondo" [I messaggi della Regina della Pace, cit., p. 330].

 

 

Questo riferimento alla gioia potrebbe sembrare particolarmente fuori luogo, in piena guerra, in mezzo a tante sofferenze.

In realtà il 1° marzo 1994 si erano conclusi gli accordi di pace tra croati e musulmani, siglati poi il successivo 19 marzo a Washington:

Con una cerimonia solenne alla Casa Bianca, intesa a sottolineare il nuovo impegno americano nei Balcani, musulmani e croati hanno dato vita, ieri mattina, a una federazione delle due comunità etniche della Bosnia. Restano fuori dall' accordo i serbi, che pure controllano ormai il 70 per cento del territorio, ma Bill Clinton ha espresso la speranza che "anche loro possano presto unirsi al processo di pace". 

[Accordo croato-musulmano. Washington benedice l'accordo, La Repubblica, 19 marzo 1994]

Sembrava, quindi, che le cose si stessero mettendo per il verso giusto e questo spiega il tono del messaggio. 

Ci sono però due problemi.

Innanzi tutto, ancora una volta, si vede bene che i messaggi seguono gli eventi, non li profetizzano.

Come ho già detto, così sono capaci tutti.

In secondo luogo, chi avesse avuto realmente doti profetiche avrebbe avuto ben poco di cui gioire.   

A dispetto delle speranze del presidente USA Clinton, la guerra sarebbe andata avanti ancora a lungo, in quanto i serbi non si unirono al processo di pace.

Nel luglio 1995, ci sarebbe stato il terribile  massacro di Srebrenica, in cui 8000 civili musulmani furono trucidati dall'esercito serbo.

Nel successivo agosto, l'esercito croato condusse contro i serbi la sanguinosa Operazione Tempesta (Operacija Oluja). A settembre seguì l'Operazione Mistral 2. Tra settembre e ottobre ci fu l'offensiva finale dell'esercito di Bosnia-Erzegovina contro i serbi: l'Operazione Sana.

La Gospa, evidentemente, ne sapeva quanto Bill Clinton.

*****

Un discorso analogo vale per la guerra deflagrata nel cuore dell'Europa il 24 febbraio 2022, quando la Russia ha iniziato l'invasione dell'Ucraina. Anche in questo caso, nei messaggi di Medjugorje si parla della guerra solo subito dopo lo scoppio della stessa.  

Il 25 febbraio 2022, nel messaggio mensile (dato da Marija) si legge: "Figlioli, aiutatemi con la preghiera affinché satana non prevalga. Il suo potere di morte, odio e paura ha visitato la Terra".

Appunto: ha visitato.   

Nel successivo messaggio mensile (25 marzo 2022), con il conflitto che ancora infuria, si legge:  "Cari figli! Ascolto il vostro grido e le preghiere per la pace. Da anni satana lotta per la guerra". 

Stesso scenario il 25 maggio 2022: "... la vostra preghiera sia ancora più forte affinché si calmi ogni spirito impuro di divisione e di guerra". 

Il medesimo schema si ripete nel 2023 con il divampare, il 7 ottobre, di un terrificante conflitto a seguito di un massiccio attacco missilistico contro lo Sato di Israele, lungamente e segretamente preparato dall'organizzazione paramilitare palestinese Hamas: nei messaggi di Medjugorje non c'è stato nessun riferimento o preannuncio profetico.

 

Naturalmente il riferimento alla guerra è venuto, anche stavolta, dopo la notizia.

 

 

Ecco come inizia il messaggio del 25 ottobre 2023: "Cari figli! I venti del male, dell’odio e dell’inquietudine soffiano sulla terra per distruggere le vite. Perciò l’Altissimo mi ha inviato a voi per guidarvi verso la via della pace...".

 

 

Bisogna ripeterlo per l'ennesima volta: così, sono capaci tutti.

Marco Corvaglia

Pubblicato il 2 luglio 2021. Aggiornato il 25 ottobre 2023

 

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