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La Salette e la nascita dei "segreti" mariani - 1. "Qualche giorno fa ho visto Maximin..." 

di Marco Corvaglia

Vai alla pagina precedente: Mélanie di La Salette: umiltà o autoesaltazione?

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Gruppo statuario collocato presso il santuario di La Salette. 

Nei cinque articoli precedenti abbiamo documentato diversi oggettivi elementi critici in merito al messaggio pubblico di La Salette, al racconto dell'apparizione e alla figura di Mélanie.

La Salette è però importante soprattutto perché diede inizio a una vera e propria serie di "segreti" mariani che avrebbero caratterizzato molte "apparizioni" successive, fino a Medjugorje.

​Mélanie e Maximin asseriscono di aver ricevuto durante l'apparizione, il 19 settembre 1846, un segreto ciascuno, con questa modalità:

 
Mentre uno dei veggenti riceve il segreto, l'altro vede soltanto le labbra della Signora che si muovono, ma non intende nessun suono di voce.
[Giuseppe Barbero, La Vergine a La Salette. Storia dell'apparizione, San Paolo, 2004, p. 25]

 

​A seguito di una sollecitazione dell'arcivescovo di Lione (metropolita della provincia ecclesiastica in cui ricade la diocesi di Grenoble), il 23 marzo 1851 don Auvergne, segretario del vescovo di Grenoble, va prima da Maximin e poi da Mélanie, e dice loro che "è arrivato il momento di dire il segreto" al papa (cfr. i verbali dei due incontri in J. Stern, La Salette. Documents authentiques, vol. 3, Cerf, 1991, pp. 168 e 171 (una riproduzione digitale del volume è disponibile qui)].

 

 

All'epoca, i due ragazzi vivono a pochi chilometri di distanza: Mélanie è novizia presso il convento delle suore della Provvidenza di Corenc (o Corens, secondo una grafia antica), mentre Maximin è nel seminario minore di Rondeau (sobborgo di Grenoble).

Maximin scriverà il suo "segreto" il successivo 3 luglio nel vescovado di Grenoble e Mélanie il 6 luglio nel convento delle suore della Provvidenza di Grenoble.

 

 

Come avremo modo di vedere, i temi di fondo dei due testi apocalittici sono analoghi (Corteville ritiene una prova di veridicità l' "impressionante convergenza dei Segreti dei due Pastori" [M. Corteville, La «Grande Nouvelle» des Bergers de La Salette, vol. 1, Téqui, 2008, p. 460]). 

In entrambi i giorni è presente come testimone ufficiale, oltre a un sacerdote, il devoto ingegner Benjamin Dausse, grande sostenitore di La Salette, uomo di fiducia del vescovo di Grenoble e in stretti rapporti personali anche con i due ex pastorelli.

​​

Il vescovo de Bruillard legge preventivamente i segreti e poi li manda, in due buste sigillate, a Pio IX tramite i sacerdoti Rousselot e Gerin, che partono per Roma la sera del 6 luglio.

 

*****

Bisogna innanzi tutto farsi una domanda: Mélanie e Maximin si sono visti dopo il 23 marzo (quindi dopo che è stata prospettata loro la necessità di comunicare i segreti)? Potrebbero aver concordato i contenuti da scrivere? 

Maximin lo nega espressamente: dice che lui e Mélanie hanno parlato tra di loro dei rispettivi "segreti" solo qualche giorno dopo il 6 luglio, quindi quando ormai l'intera operazione era conclusa. Scrive Dausse, con una certa preoccupazione, in una sua nota personale (datata 29 luglio 1851):

 

 
In quel giorno i ragazzi si sono lungamente comunicati i loro segreti...
Poiché dicevo a Maximin che non bisognava dirlo, mi ha risposto: Ma i nostri segreti erano partiti... - Sì, ma si potrebbe dire che, avendone parlato con disinvoltura in quel giorno, avete certamente potuto parlarne prima...
- E quando? Non ci vedevamo da molto tempo...
[Notes autographes de Dausse sur les "secrets", in Stern, op. cit., p. 188]

Dausse commenta che l'incontro precedente tra Mélanie e Maximin dovrebbe risalire "al mese di gennaio, credo. Dunque forse Maximin mi ha detto la verità" [ibidem].

O forse no?

Nessuno, a quanto mi risulta, lo ha mai evidenziato, ma la risposta di Maximin è clamorosamente smentita da una lettera di Mélanie.

Nella prima metà del 1851 si era in attesa del giudizio ufficiale del vescovo di Grenoble in merito all'"apparizione", e la stampa anticlericale accusava la Chiesa di usare La Salette come uno strumento per abusare della credulità popolare.

 

 

Un sacerdote, don Julien Lemeunier, scrisse allora alla Superiora del convento di Corenc (madre Saint-Augustin Grange) chiedendole di fargli avere una protesta scritta di Mélanie contro questi attacchi, per poterla pubblicare in un suo libro apologetico.

Lemeunier ricevette una lettera di risposta della Superiora, accompagnata da un biglietto scritto da Mélanie: entrambi i documenti sono datati 15 giugno 1851 (quindi appena 18 giorni prima della stesura del "segreto" da parte di Maximin).

 

 

Ecco cosa gli scrive Mèlanie:

 
Qualche giorno fa, ho visto Maximin, e gli ho parlato degli attacchi contro La Salette; ecco ciò che mi ha risposto: Lasciali fare; se non vogliono convertirsi, il buon Dio saprà portare a termine ciò che ha cominciato.
Mélanie MATHIEU
Pastorella di La Salette
Corens, 15 giugno 1851
[Julien Lemeunier, Documents nouveaux sur l'apparition de la Salette et ses suites merveilleuses, Société de Saint-Victor, Plancy, 1853, p. 128]

Perché, allora, quando Dausse ha paventato il rischio che qualcuno sospettasse un'intesa sui contenuti del segreto, Maximin ha detto che lui e Mélanie non si vedevano "da molto tempo"? 

Continua nella pagina: La Salette e la nascita dei "segreti" mariani - 2. Non "segreti" ma credenze già diffuse

Marco Corvaglia

Pagina pubblicata il 9 luglio 2023 

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